Da San Francesco a Francesco. Un nuovo umanesimo ecologico per custodire la casa comune
Non solo azione pastorale, non solo cura dell’ambiente, ma impegno sociale per lo sviluppo sostenibile. L’enciclica “Laudato sì” spiegata da Matteo Mascia di Fondazione Lanza
di di Matteo Mascia, coordinatore progetto Etica e Politiche Ambientali Fondazione Lanza
A quattro anni dalla sua pubblicazione l’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune (LS) di papa Francesco continua ad essere un testo più che mai attuale nella sua capacità di leggere la complessità della crisi di questo nostro tempo, coniugata con una visione positiva e di fiducia nella possibilità del cambiamento.
È un testo che colpisce per la sua radicalità e semplicità, ma anche per la sua profondità, esso infatti si interroga sul senso dell’esistenza e sui valori che sono alla base della vita sociale a partire da quello che sta accadendo alla nostra casa, cioè al pianeta terra e ai suoi abitanti. Di seguito si propongono delle chiavi di lettura che, nell’attraversare tutto il testo dell’enciclica, offrono alcuni criteri di discernimento orientativi del presente e potenzialmente trasformativi del futuro. Cambiare lo sguardo sull’uomo e la natura.
Una prima dimensione richiama ad una trasformazione etico-antropologica che papa Francesco esplicita fin da subito quando proprio all’inizio del testo ci ricorda che «noi stessi siamo terra. Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora» (2). Vi è qui il riconoscimento che la natura non è un’entità separata dalla persona umana, al contrario noi esseri umani siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Un siffatto approccio richiede di guardare con occhi diversi la natura e il nostro rapporto con essa e di abbandonare la tradizionale visione antropocentrica dell’uomo separato dalla natura di cui è dominatore, sfruttatore, consumatore. Un antropocentrismo deviato che, denuncia papa Francesco, ancora oggi continua a ostacolare ogni riferimento a qualcosa di comune sminuendo il valore intrinseco del mondo (115).
L’ambiente e le sue risorse, infatti, non sono meri strumenti posti al nostro servizio, ma hanno un valore proprio: «Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri» (42). È tempo di un nuovo umanesimo ecologico che riconosca la “relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura affidando alle persone in quanto dotate di intelligenza e di umanità la responsabilità di rispettare le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli esseri di questo mondo” (68). È questa, scrive papa Francesco, una “tremenda responsabilità” a cui l’essere umano è chiamato proprio a partire dalla sua specificità nei confronti delle altre specie e della natura nel suo insieme. L’orizzonte di riferimento è quello del prendersi cura, del custodire il mondo in cui viviamo, ricercandone un uso responsabile in quanto unica casa comune e spazio vitale per la convivenza umana e, nello stesso tempo, adottare un atteggiamento di tenerezza e di contemplazione verso la sua bellezza.
Problemi ambientali inseparabili dalla povertà
La seconda dimensione richiama ad un profondo cambiamento culturale rappresentato dalla necessità di promuovere un approccio capace di comprendere che «tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale» (137). La LS propone una lettura del mondo attuale secondo un approccio integrato che chiede di tenere insieme le problematiche ambientali con quelle economiche e sociali: «Non ci sono due crisi separate, un’ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale… le cui soluzioni richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (139). È l’approccio dell’ecologia integrale che consente di leggere la realtà e di comprendere le strette interconnessioni tra la qualità dell’ambiente e la società che lo abita: «Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di rapportarsi con gli altri e con l’ambiente. C’è un’interazione tra gli ecosistemi e tra i diversi mondi di riferimento sociale e così si dimostra ancora una volta che il tutto è superiore alla parte» (141). In questo modo è possibile tenere assieme diverse prospettive e molteplici dimensioni affiancando alla tradizionale prospettiva ecologica anche un’ecologia economica, politica, sociale, culturale, umana con una visione ampia che guarda a chi vive oggi, ma anche a chi verrà domani, le generazioni future.
Se «tutto è connesso, tutto è in relazione, tutto è collegato» la stessa ricerca del bene comune viene ad assumere un orizzonte nuovo intimamente correlato con la necessità di risignificare in profondità i rapporti tra l’essere umano e l’ambiente naturale e nello stesso tempo i rapporti di solidarietà tra le persone e le comunità (156).
Occorre una produzione circolare ed ecosostenibile
Una terza dimensione richiama ad una trasformazione economica e politica perché prendersi cura della casa comune non significa ricercare una via di mezzo tra tutela della natura e rendita finanziaria o tra conservazione dell’ambiente e progresso: su «questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso» che è tale solo se migliora in modo integrale la qualità della vita delle persone e delle comunità e lascia in eredità alla future generazioni un ambiente migliore (194). Bisogna dunque cambiare un’economia che uccide, perseguendo il profitto fine a sé stesso senza tenere conto dei costi sociali e ambientali.
(articolo tratto da Vdossier numero 1 2019)