Comunicazione, propaganda ed hate speech
La comunicazione nell’era digitale. Gli effetti della propaganda e degli hate speech sui diritti delle persone migranti: quale futuro? è il titolo dell’incontro organizzato nell’ambito del Festival dei Diritti 2019 e si terrà il 20 novembre 2019 alle ore 17.30 nella Sala Zanoni Via del Vecchio Passeggio 1 a Cremona. Si tratta di un focus sulla Comunicazione nell’era digitale a Cremona con una tavola rotonda con hacker e legali:
- Matteo Flora, Hacker, Professore a contratto di “Corporate Reputation” Università di Pavia: “Propaganda digitale, algoritmi di persuasione e fake news”
- Amnesty International Circoscrizione Lombardia – La task-force contro gli hate speech, a cura di Marziana Monfardini, Amministratore di sistema e formatore professionista di informatica
- Avv. Stefania Giribaldi – Cassazionista “Diffamazione on line, come tutelarsi”.
- Moderatore: Massimo Schettino, giornalista La Provincia di Cremona
Organizzato da Associazione Immigrati Cittadini, in collaborazione con Tavola della Pace Cremona.
Il filo conduttore dell’incontro non è l’immigrazione, ma il discorso sull’immigrazione, la comunicazione in rete e la propaganda che usa tale discorso, anzi lo provoca, lo dilata, usa mezzi leciti e molto meno, a partire dalle fake news, vecchie come la storia del mondo occidentale, per ottenere propri scopi, vuoi politici o elettorali, e ha di rimando un vantaggio di mercato a cui pochi fanno collegamenti. Non ne conoscono il meccanismo, sono solo persone prigioniere di una “bolla”, come dice Matteo Flora.
Il solo gesto di un click, non è la semplice espressione di un’opinione, ma un automatismo di risposta che alla fine risulta essere soltanto una macchina dei consumi, ripetitiva e meno che mai consapevole o democratica. La rete genera pochissima democrazia, per quanto ci sia chi la propaganda come tale. Genera invece profitti: è una formidabile operazione di mercato.
Abdelmalek Sayed, il noto sociologo algerino, ha definito la migrazione un “fatto sociale totale”, troppo complesso per conoscerlo e per assimilare tale conoscenza. La complessità, misto di fattori geopolitici, economici, culturali, storici, avere “il mondo in casa”, genera nuove paure che si sommano a quelle ordinarie nella vita di ogni persona. Il pre-giudizio, la repulsione nei confronti di chi proviene da tale complessità, è la scorciatoia più comune, come è “ naturale” diventare nazionalisti, osserva Sayed.
Nessun giudizio di merito: nessun innocente o colpevole a priori. Ma abbiamo imparato che in tutto il mondo le elezioni, e la gestione del potere che ne consegue, le vincono ormai gli imprenditori politici della paura: Trump, Bolsonaro, i sovranisti. Conosciamo a memoria la frase: non conta la realtà dell’insicurezza, ma la percezione dell’insicurezza. Erigiamo muri e barriere, le cementiamo con le tanto utili fake news e i discorsi di odio per tutto ciò che è diverso. Come uscire fuori da tale impasse? Quale futuro? Abbiamo degli antidoti?