Dotti: serve una conversione ecologica per passare dalla competizione alla cooperazione
La ricetta dell’attore, scrittore, educatore, Michele Dotti, organizzatore del Festival Ecofuturo e protagonista in televisione, che sposa spettacolo, ambiente e lavoro
di Anna Donegà
Michele Dotti, classe 1973, è nato e cresciuto a Faenza, dove – fin da piccolo – ha potuto vivere all’aperto a contatto con la natura. Questo gli ha permesso di imparare ad amarla tanto da decidere di trasmettere il rispetto per l’ambiente a livello lavorativo come educatore, formatore e attore. Si definisce un “educAttore” e la sua poliedricità emerge fin dal suo blog www.micheledotti.it e dalla pagina Facebook www.facebook. com/micdotti.
I suoi lavori, tra i quali diversi saggi, l’organizzazione del Festival Ecofuturo, la trasmissione televisiva omonima diffusa attraverso il circuito di Fox Production & Music e la nuova rivista sono caratterizzati da un approccio ecologista che considera la natura come una opportunità: «Abbiamo moltissimo da imparare dalla natura. L’interdipendenza, ad esempio, così come la cicliclità, la cooperazione, la diversità sono tutti principi che cerco di portare e trasmettere nei miei spettacoli ed incontri».
Il passaggio dalla visione dell’ambiente come un problema ad un approccio positivo è per Michele Dotti fondamentale: «La comunicazione oggi non sta aiutando un approccio ecologico. Il senso di catastrofismo, la sovrabbondanza di informazioni anche discordanti tra loro e con scarse basi scientifiche sta producendo la reazione opposta a quella che si vorrebbe. Credo che per facilitare l’azione e il cambiamento sia fondamentale raccontare esperienze positive, mostrare le realtà che già stanno funzionando in maniera virtuosa. È importante trasmettere la speranza, che non è utopia, perché le risorse e le capacità ci sono già. Dobbiamo offrire soluzioni».
Le soluzioni e le esperienze innovative, tutte italiane, sono moltissime «e vanno fatte conoscere. Realtà profit, non profit ma anche istituzionali – si pensi ad esempio alla rete dei comuni virtuosi sono testimoni della capacità generativa di un approccio propositivo al tema ambientale: sono esperienze che favoriscono nuova occupazione, aiutano a risparmiare denaro, generano economia e benessere. Se tutti i Comuni italiani prendessero esempio dalle buone pratiche dei 107 Comuni virtuosi il risparmio economico e sociale sarebbe evidente».
Con una conversione ecologica generale, dalla mobilità ai rifiuti, dall’abitare al vestire, dal coltivare al produrre si potrebbero liberare 200 miliardi di euro e questo, in un periodo di mancanza di risorse che sta portando ad una guerra tra poveri, equivale a dare maggiori opportunità per tutti e sviluppare un’economia circolare.
«La coperta non è corta – prosegue Dotti – è solo girata dalla parte sbagliata. Negli ultimi anni, in Europa, quattro posti di lavoro su dieci derivano dalla conversione ecologica, questo significa che continuando a sviluppare nuove strategie e tecnologie potremmo genera-re milioni di posti di lavoro». Tutti questi dati, insieme a numerose buone prassi, sono disponibili nell’“Almanacco delle ecotecnologie di Ecofuturo – curare il pianeta con le tecnologie della speranza” disponibile gratuitamente nel sito www.ecofuturo.eu.
Un altro aspetto interessante è che attraverso la conversione ecologica possiamo riappropriarci di modalità di lavoro che abbiamo perso e che la natura ci insegna: «Ad esempio passare da una logica di competizione ad una logica di cooperazione è quasi naturale nel corso di questi progetti. Possiamo sperimentare nel concreto che si tratta di esperienze ‘win-win’ nelle quali vincono tutti e dove la cooperazione tra il mondo della ricerca, quello dell’impresa profit e non profit e con le istituzioni non solo è possibile ma dà risultati che facciamo fatica ad immaginare».
La ricerca, grazie alle nuove tecnologie, sta raffinando sempre più materiali e processi abbattendo i costi: l’elettrico, i nuovi materiali per le costruzioni e per sostituire la plastica, lo sviluppo del trasporto via mare, le energie rinnovabili e così via. Gli ostacoli a questo cambiamento, inevitabile e imminente, in questi anni non sono venuti solo dai soggetti interessati: imprese e Comuni per esempio. Dotti infatti non nasconde che «l’ambientalismo stesso talvolta ha osteggiato il cambiamento, in nome ad esempio di una presunta tutela del paesaggio che invece ha finito per produrre l’esatto opposto»; ma la portata delle sfide che ci attendono è talmente grande che non possiamo girarci dall’altra parte o creare ostacoli non costruttivi. Occasioni per approfondire, conoscere e prendere parte ce ne sono moltissime e aumenteranno nel breve termine.
Il Festival Ecofuturo, promosso da Michele Dotti insieme a Fabio Roggiolani e a Jacopo Fo (che ebbe l’idea iniziale sei anni fa), si è da poco concluso a Padova, al Fenice Energy Park, un parco delle energie rinnovabili di cinque ettari nato nel 2000 da un progetto di recupero di un’area degradata promosso dagli scout di Padova. «Il Festival – continua Dotti -, alla sua sesta edizione, sta crescendo e presto approderà anche al Sud, in Sicilia e probabilmente anche in Puglia. Stiamo inoltre lavorando ad un secondo ciclo di trasmissioni per le tv e stiamo studiando una versione digitale per il magazine Ecofuturo per rendere più capillare la distribuzione».
Le persone come reagiscono a tutto questo? «La gente ha voglia di sognare, di passare all’azione. Quello che manca è l’offerta, non la domanda. L’importante è continuare a dare una visione positiva e di concretezza»: come recita il titolo dello spettacolo di Michele Dotti insieme alla cantautrice Erica Boschiero “domani è bello”.
(articolo tratto da Vdossier numero 1 2019)