Le associazioni innovano i loro servizi: «Così soccorriamo i più fragili»
In questo momento di caos, i sistemi sono ribaltati. Il Terzo settore milanese ha dovuto mettere in campo velocemente delle soluzioni alternative per sopravvivere all’emergenza Coronavirus. Didattica a distanza tramite piattaforme web e social. Supporto e aiuto telefonico. Palinsesti per far compagnia durante la giornata su Facebook. Tournèe musicali virtuali e festival in streaming. Una sfida senza precedenti, soprattutto per chi opera con budget ridotti.
di Elisabetta Bianchetti
C’è Teresa, 84 anni, ex impiegata delle Poste, vedova, senza figli, da due mesi è di fatto “reclusa” nel suo bilocale nel centro di Milano, zona sant’Agostino: «Mi manca andare al mercato il martedì e il sabato in viale Papiniano. Sia per le compere, sia per il caffè con le amiche. Con loro ci sentiamo al telefono, per la spesa ci pensano alcuni ragazzi del palazzo: vanno loro al supermercato e mi lasciano i sacchetti fuori dalla porta. L’età e l’asma di cui soffro mi rendono ancor più vulnerabile». Come Teresa, c’è Luigi, 77 anni, sposato da 45 con Maria Angela, abitano alla Barona, periferia sud di Milano. Hanno due figli e cinque nipoti, che però abitano lontano: «Mia moglie non è più autosufficiente a causa di un ictus. La badante non viene più. Troppo pericoloso. Tiriamo avanti, grazie all’aiuto di alcuni volontari della parrocchia che non raccolgono più abiti per i poveri, ma vanno per noi in farmacia e a fare la spesa. E poi ci fanno compagnia con le videochiamate».
RISCOPERTA DELLA COMUNITÀ E SENSO CIVICO
Quelle di Teresa, Luigi e Maria Angela sono due storie fra le tante nell’emergenza del Coronavirus. Storie di solitudine nella solitudine di questi tempi di Covid 19. Storie di persone fragili che la pandemia rende fragilissime in un moltiplicarsi di bisogni grandi e piccoli a cui prova a rispondere una solidarietà della porta accanto, un volontariato di prossimità. Un volontariato (organizzato e non) che tenta di reinventarsi in una ordinaria quotidianità diventata straordinaria. Quelle di Teresa, Luigi e Maria Angela sono testimonianze simbolo che raccontano una resilienza solidale, un senso civico diffuso e a chilometro zero che avanza. Sono esperienze di comunità che in questi giorni bui si riscoprono, si rafforzano, si cementano. L’emergenza (ancora una volta) rivela la bellezza del dono e delle relazioni. In una parola, del volontariato tout court. Che, oggi più di ieri, è la grande bellezza di Milano e dell’Italia intera.
Eppure anche il non profit ai tempi della pandemia vive la paura, l’isolamento e l’incertezza. Per esempio, centri comunitari, servizi di tutoraggio, incontri di recupero e sostegno, laboratori artistici e tutto quello che porta le persone ad aggregarsi è temporaneamente sospeso. Oppure tanti enti che non hanno chiuso, hanno dovuto ridimensionare le proprie attività per garantire la sicurezza. Risultato? Non possono più aiutare come facevano prima i più deboli.
SPESA E FARMACI A CASA. IL TELEFONO? UN AMICO
Si sa però che la forza della solidarietà è anche nella sua capacità di non arrendersi mai, nella sua flessibilità ad adattarsi per rispondere ai bisogni urgenti e del momento. Detto fatto. Sono numerosi in queste settimane gli enti di Terzo settore che stanno modificando i loro servizi per rispondere alle conseguenze dell’emergenza. Così come sono parecchie le persone che in questi giorni difficili si rimboccano le maniche per escogitare modi alternativi per non far sentire le persone sole e abbandonate a loro stesse. E le storie di Teresa, di Luigi e Maria Angela sono due minuscoli emblemi della vulnerabilità di chi già vive in una condizione di disagio che rischia di precipitare. Ma sono anche due icone che testimoniamo le innumerevoli risorse della solidarietà.
Spesa a domicilio. Consegna di farmaci. Supporto e aiuto telefonico. Palinsesti per far compagnia durante la giornata su Facebook. Didattica a distanza tramite piattaforme web e social. Tournèe musicali virtuali e festival in streaming. Sono solo alcune tra le attività che le associazioni milanesi hanno messo in campo velocemente per sopperire all’emergenza Coronavirus e all’obbligo di restare a casa. Una sfida senza precedenti, tanto per le associazioni che hanno budget ridotti, quanto per le organizzazioni che operano nella galassia dei servizi sociali. Grazie al loro impegno, nonostante la pandemia, anziani, persone con problemi di salute, poveri e indigenti, senza fissa dimora, immigrati possono fare comunque affidamento sui servizi come mensa, dormitorio, docce, banche alimentari, cliniche gratuite e sulla mano tesa dei volontari per ogni evenienza.
DAL DISINFETTANTE FAI-DA-TE AI CONCERNTI ONLINE
Nello scattare una fotografia delle esperienze più significative della solidarietà made in Milano, c’è da segnalare la Fondazione Fratelli di San Francesco che, considerati i prezzi elevati e inaccessibili per i più poveri dei disinfettanti per le mani, ha deciso di produrli in casa seguendo la ricetta dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il disinfettante come si può vedere nella foto della pagina Facebook ( Fratelli di San Francesco d’Assisi – Onlus) è stato poi consegnato a tutti gli ospiti della mensa dei poveri e delle case di accoglienza.
C’è poi l’infanzia che vive in contesti fragili, con i bambini che non possono andare a scuola. Le associazioni che si occupano di minori hanno proseguito le loro attività “a distanza” con una vasta gamma di proposte: laboratori, idee per stimolare la creatività, sessioni di aiuto allo studio, racconto di storie interattive, letture di favole. Un ventaglio di attività reso possibile da internet oppure tramite Facebook o Whatsapp. Inoltre grazie all’aiuto di donatori sono stati forniti i tablet con accesso al web per i nuclei familiari più bisognosi. In questo modo molti ragazzi hanno potuto seguire online le lezioni scolastiche. Sono tanti anche i bambini che sono supportati nello svolgimento dei compiti, grazie a spiegazioni e correzioni online, per evitare che queste settimane di assenza dalla scuola rallentino il loro apprendimento.
Così come molte associazioni culturali che si sono messe a disposizione della comunità. Un esempio è PianoLink che ha ideato una tournèe musicale virtuale: una serie di brevi interventi musicali in video che saranno ospitati sulle pagine Facebook di alcune organizzazioni di volontariato, associazioni ed enti che si occupano della difesa e della cura delle persone più deboli. Oppure il Festival dei diritti umani “Da vicino nessuno è disabile” che sarà riproposto in streaming dal 5 al 7 maggio prossimi. In calendario talk, lezioni per le scuole, dialoghi con testimonial, esperti, scrittori, fotografi e giornalisti andranno in onda mattina, pomeriggio e sera durante i tre giorni della manifestazione, oltre a documentari che saranno disponibili per più settimane e a tre film cui si potrà accedere gratuitamente durante la messa online.
E ancora: Officina Corvetto propone i Quaderni di una resistenza, un racconto collettivo di questo periodo a Milano e di come lo sta vivendo la metropoli. Tutti sono chiamati a diventare narratori in prima persona di queste giornate fuori dalla normalità e alla ricerca di un’umanità che resiste nonostante il virus, i decreti e la paura.
DISABILITÀ, HUB PER IL CIBO E CASE DI ACCOGLIENZA
Le organizzazioni che operano nel campo della disabilità e fragilità, attraverso la gestione di diversi centri diurni per persone con disabilità, residenze protette, comunità socio sanitarie e micro comunità per persone fragili e assistenza domiciliare, hanno dovuto «improvvisare servizi e modalità diverse per stare vicino» ai loro assistiti. Perché, malgrado la pandemia, «le persone più fragili continuano ad avere gli stessi bisogni di sempre, a cui però se ne aggiungono di nuovi, urgenti e complessi. Bisogni primari, come quelli di acquistare il cibo e le medicine, di ritirare le ricette dal medico di base, di avere un supporto psicologico».
Le associazioni più strutturate e organizzate hanno acquistato di tasca propria lotti di dispositivi di protezione personale e continuano a operare in collaborazione con Comuni e Protezione civile per aiutare coloro che non possono uscire di casa. I cittadini possono anche richiedere pasti a domicilio, supporto psicologico telefonico, assistenza domiciliare e igiene ambientale.
A questo proposito, le organizzazioni che aderiscono alla rete QuBi di Fondazione Cariplo, in collaborazione con il Comune di Milano e Banco Alimentare, hanno attivato alcuni hub per il cibo. Altre realtà del Terzo settore stanno lavorando per creare punti di stoccaggio di alimenti per famiglie bisognose di alcuni quartieri e spazi di raccolta della spesa presso alcuni centri socio ricreativi per anziani. Grazie a molti volontari sono preparati sacchetti personalizzati a seconda dei bisogni familiari, adeguati alle necessità dei membri della famiglia e, quindi, diversi a seconda che in casa ci siano neonati o anziani.
A fronte dell’emergenza a Milano sono numerose anche le social street della città che hanno contattato i negozi di zona per effettuare consegne gratuite al domicilio, insieme a diverse attività di prossimità rivolte al vicinato.
Per quanto riguarda le comunità e le case di accoglienza che rimangono aperte nonostante il coronavirus, le associazioni segnalano che «le condizioni degli ospiti, già compromesse, impongono delle attenzioni ancora maggiori: sono state ridotte al minimo le visite dei parenti e le uscite – comprese quelle di carattere sanitario – aumentando però il senso di isolamento e il timore per le condizioni di salute». In questa situazione, il lavoro degli operatori «è particolarmente gravoso, in costante equilibrio tra la necessità di “mantenere le giuste distanze” a tutela innanzitutto degli ospiti e l’importanza di esprimere la massima vicinanza e sostegno».
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