Bilanci: non è solo questione di contabilità
Con il 2011, gli enti che risulteranno iscritti al Registro unico nazionale del Terzo settore, dovranno adottare nuovi modelli di bilancio. Per comprendere la portata di questo cambio di paradigma per le organizzazioni abbiamo sentito il parere di Ideanna Giuliani, fiscalista esperta di non profit e consulente per i servizi di supporto di CSV Milano in questa fase di passaggio (vedi articolo).
Con Fare Non Profit avete ideato un percorso specifico per i diversi enti che devono aggiornarsi. Qual è la novità e per chi vale, anzitutto?
Con l’adozione delle nuove “Linee Guida per la redazione dei bilanci degli enti di Terzo settore”, previste dal Codice del Terzo settore, abbiamo conosciuto i nuovi modelli di bilancio da adottare obbligatoriamente da parte degli Ets a partire dal 2021. È una novità importante: le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale iscritte nei rispettivi registri e le onlus iscritte all’Anagrafe Unica delle Onlus, dovranno attrezzarsi per redigere il bilancio secondo le nuove linee guida. Questo andrà fatto senza dimenticare che siamo in fase transitoria della normativa fiscale per gli Enti di Terzo settore. Il nuovo regime fiscale non è ancora in vigore; di conseguenza, occorre interpretare le linee guida in funzione dei regimi fiscali attualmente vigenti.
In concreto, cosa cambia relativamente alle modalità di gestione e contabilità di un ente di Terzo settore?
Fino a ieri, l’ente si limitava a valutare la natura più o meno “commerciale o fiscalmente rilevante” dell’entrata connessa a un’attività. Per impostare la contabilità, la normativa suggeriva uno schema semplice, paragonabile a un armadio a due ante: da una parte le attività istituzionali, dall’altra le attività commerciali. Si volta decisamente pagina con l’introduzione e l’elencazione delle attività di interesse generale nell’ambito della Riforma del Terzo settore. Come noto, gli enti del Terzo settore, per essere definiti tali e quindi iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo settore, devono obbligatoriamente svolgere una o più attività di interesse generale, in via esclusiva o principale. Come prima cosa occorre quindi individuare come classificare correttamente le attività che generano proventi/ricavi. Ci sono tre diverse tipologie di attività: le attività di interesse generale; le attività diverse, ovvero attività secondarie e strumentali alle attività di interesse generale; le attività di raccolta fondi. Solo dopo questa distinzione di merito, potremo valutare le modalità con cui ciascuna attività di interesse generale è finanziata, se in modo commerciale o non commerciale.
Cambia qualcosa se siamo Odv, Aps o Onlus?
Il lavoro da svolgere è riclassificare i bilanci in base ai nuovi schemi delle linee guida. Gli schemi sono uguali per tutti, ma Aps, Odv e Onlus non sono uguali tra loro. E’ necessario quindi rimodularsi secondo le specificità della tipologia di enti, a partire dalle loro prassi e dalla loro storia. A questo scopo, proporremo ulteriori tre momenti informativi. Questi incontri mirano a fornire alle specifiche tipologie di enti le apposite declinazioni e applicazioni della fase transitoria rispetto alle novità degli schemi. Proveremo a rispondere a domande come “Per una ODV, quali sono i cambiamenti specifici?”
Questo elemento sarà presente anche nei servizi di supporto di Fare non profit? Ci sono altre attenzioni particolari che avete adottato nel progettare il servizio offerto?
Certo, la consapevolezza di trovarsi in un contesto transitorio della piena attuazione della riforma del Terzo settore ci ha portati a interpretare le linee guida applicate ai regimi fiscali vigenti nelle loro differenze. Inoltre, contestualizziamo l’applicazione degli schemi alle dimensioni organizzative degli enti. Operativamente, abbiamo individuato tre fasi di intervento. La prima è dedicata all’approfondimento del passaggio al nuovo modo di rendicontare, utile a chiarire gli obblighi specifici che maturano all’adozione del nuovo schema di bilancio. La seconda fase affronta l’impostazione del piano dei conti in modo che esso esplichi la funzione di raccolta delle informazioni per la definizione del risultato economico; l’ultima agisce sul posizionamento effettivo delle voci di spesa (come si diceva prima, le differenze tra attività di interesse generale, diverse, raccolta fondi).
Infine, nella scelta di quale tipo di contabilità adottare, ci orientiamo non solo in ragione degli obblighi ma (e forse soprattutto) delle necessità informative dell’ente, per monitorare tutte le poste contabili e non solo quelle che hanno avuto una manifestazione finanziaria. Non va dimenticato che la rendicontazione è un documento che contiene informazioni relative all’andamento della gestione associativa. Trasparenza e accountability sono strumenti imprescindibili per ottenere credibilità, impatto e legittimazione sociale; la rendicontazione è fondamentale per raggiungere questi obiettivi, riportando in modo chiaro e completo un quadro di lettura utile sia verso l’interno sia verso l’esterno dell’organizzazione.
Nuovi schemi di bilancio: servizi di informazioni e supporto
CSV Milano ha predisposto un pacchetto di servizi per supportare e accompagnare gli enti in questa fase di passaggio.
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