CSV Milano supera l’esame dell’accreditamento e apre le porte allo sviluppo locale
di Francesco Bizzini, ufficio stampa CSV Milano
«Saremo agenzia di sviluppo del volontariato e della cittadinanza attiva. Vi accompagneremo e vi sosterremo sia negli aspetti di gestione delle progettualità territoriali, sia nei temi di adeguatezza tecnico/giuridico/fiscale, sia di crescita formativa e di competenze, sia nell’intercettare i bisogni, le esigenze e le disponibilità di cittadinanza attiva, sia di produzione culturale a essa collegata».
Partiamo dalla fine dell’intervista per una volta: un po’ perché se è vero che nei processi burocratici la correttezza del metodo da A a B è vitale, da festeggiare oggi, al centro del discorso insomma, c’è il risultato di questo processo, l’ultimo capitolo di un percorso complesso di ben tre anni. La premessa/promessa iniziale esce dalla voce del Direttore di CSV Milano, Marco Pietripaoli a valle di una chiacchierata per comprendere cosa significhi che «l’Organismo Nazionale di Controllo, conformemente alla procedura di accreditamento dei CSV, ai sensi dell’articolo 101, comma 6 del Codice del Terzo Settore, abbia accreditato l’associazione Ciessevi Milano come Centro di servizio per il volontariato – città metropolitana Milano, iscrivendola al n°16 dell’Elenco nazionale dei CSV a partire dal 15 aprile 2021».
«Un accreditamento senza scadenza, pensate!». Devo frenare la felicità di Pietripaoli per fare un passo indietro e aiutarci a vedere e capire in prospettiva il tutto. Riassumiamo le puntate precedenti: con la Riforma del Terzo Settore, che è poi una sorta di anno zero per milioni di italiani, anche i pluridecennali incarichi territoriali di ogni Centro di servizio per il volontariato di Italia sono state di fatto azzerati, aprendo quella che i colleghi burocrati chiamano “manifestazione di interesse”. In altre parole le associazioni che gestivano la funzione di CSV potevano chiedere l’accreditamento secondo i nuovi requisiti e, in caso di esito negativo, l’incarico poteva essere rimesso a bando, aperto a qualunque altra realtà, così come sta avvenendo in Sardegna e in Romagna.
Ultimo passo indietro, o come direbbero gli anglofoni step back, per osservare ciò che la Riforma del Terzo Settore chiede d’essere e fare a un CSV che si candida. L’esaustivo articolo 63 indica il ruolo dei Centri di servizio del Volontariato chiamati a organizzare, gestire ed erogare servizi di supporto tecnico, formativo e informativo per promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari che si prendono cura del bene comune. Quindi parliamo di essere Agenzie di sviluppo territoriale, cioè di stare al fianco di chi quotidianamente rende le nostre Città, i nostri Territori e i nostri Quartieri, luoghi accoglienti e inclusivi. «Proprio questo promettiamo di continuare a fare sempre meglio, continuare perché è una missione che portiamo avanti dal 1998, aggiornandola alle nuove sfide che il Presente ci mette di fronte, compresi appunto i nuovi paradigmi messi in campo dalla Riforma», il Direttore Pietripaoli rivendica giustamente la continuità di stile e impegno, ma come giornalista mi viene da chiedere se questo accreditamento sia stata una passeggiata come sembrerebbe dal suo comprensibile entusiasmo. «Non è andata proprio così. È stato un processo lungo e impegnativo. Abbiamo dovuto rivedere la mission e la vision, mettere mano allo Statuto e al Regolamento, darci un Piano di Sviluppo e produrre un’inedita Carta dei Servizi. Se è vero che il nostro Consiglio Direttivo era già allenato al guidarci su quella strada e quindi, sono stati passaggi quasi indolori, il cambio di determinati paradigmi, di punti di vista radicati, hanno generato scosse telluriche di senso all’interno della nostra quasi venticinquennale navigazione. Operazioni complesse, di confronto interno, di riflessione lunga e approfondita che andavano messe in atto in tempo per arrivare puntuali con le scadenze».
Gli domando allora le ricadute concrete sul territorio, derivate da questo accreditamento, l’impatto insomma sulle persone e sugli enti serviti da CSV Milano. «Questo riconoscimento certifica uno stile che è poi una promessa. La promessa, come ho già accennato, è quella di continuare con una strategia operativa che da una decina di anni ci vede non più come semplici erogatori di servizi, ma come partner affidabili per accompagnare processi di sviluppo ed evoluzione delle organizzazioni, dei volontari e delle comunità territoriali. Ma questo non ce lo siamo inventati noi sia ben chiaro e, lasciatemi dire, non lo abbiamo fatto di certo perché ce lo ha chiesto la Riforma. Lo abbiamo fatto e siamo diventati quello che ci chiede oggi d’essere la Riforma ben prima, perché erano le non profit in primis che ce lo chiedevano a gran voce. Ora quella voce, quelle spinte dal basso sono state sancite anche dalla Riforma e legittimate in questo accreditamento, un traguardo comune più che un risultato solo del nostro CSV. Per questo non si tratta di un’autocelebrazione, ma un rilancio confermativo della strada che abbiamo percorso fin qui. Era giusta. Ora che abbiamo la dovuta certificazione possiamo quindi confermare l’impatto sugli enti che mi chiedevi, cioè moltiplicare le occasioni di networking, moltiplicare i progetti di ibridazione profit – non profit – istituzioni pubbliche e continuare ad accogliere, accompagnare, supportare quelle domande dal basso con piena e assoluta legittimazione, senza timore, ma con la voglia e la promessa di rispondere sempre di più e sempre meglio a esse».
Dal territorio alle sfide interne, nelle parole del Direttore, a lato dell’orgoglio per il risultato ottenuto, si percepisce un filo di sana fatica, soprattutto quando mi racconta la complessità di riscrivere la vision e la mission, che sono poi le fondamenta sul quale si poggia l’intero vivere di qualsivoglia realtà, profit o non che sia. Un cambiamento che Pietripaoli ci confessa essere stato percepito internamente come comunque necessario, Riforma o meno, per aggiornare lo sguardo di CSV Milano nei confronti di una metropoli che cambia con ritmo frenetico e che oggi dovrà anche fare i conti col post pandemia. E il concetto di essere cristallini, trasparenti, torna sempre prepotente. «Noi accompagniamo le non profit nei complessi, quanto necessari adeguamenti rendicontativi e come potevamo non dare il buon esempio quando è venuto il nostro turno di dimostrare trasparenza? Il bilancio sociale è per noi consuetudine da diciotto anni, ma anche lo stesso modello di introito di risorse terze è consuetudine strategica. Abbiamo dovuto solo compiere piccoli adattamenti e dimostrare di sapere come mettere a terra una gestione contabile separata».
Pietripaoli altresì racconta quanto il pedalare a ritmo sostenuto, in squadra, con la Rete dei CSV Lombardia, abbia permesso alla sede della Città Metropolitana di Milano di non sedersi sugli allori del passato, un pericolo molto meneghino: «Abbiamo pedalato insieme a Centri che addirittura dovevano compiere vere e proprie fusioni con altre sedi, abbiamo insomma spinto assieme, tutti, allo stesso passo, anche quando il percorso era incerto per ritardo di decreti attuativi. Questa pedalata comune, sostenuta, ci ha rivelato che il percorso formale che abbiamo anticipato era giusto per il 95%, facendoci trovare alle scadenze dell’autunno 2020 con solo modifiche minori da apportare. Qui in Lombardia il gioco di squadra insomma ha pagato e ha anche fatto da apripista per i nostri colleghi di altre regioni che magari avevano comprensibili dubbi sul tracciato migliore da percorrere». Questa è stata una medaglia di gruppo Direttore, ok, ma c’è qualcosa che come Città Metropolitana di Milano ci portiamo a casa, in un territorio sempre così stimolante ed esigente? «Certamente alla prova dei fatti, la nostra riflessione intorno alla rimodulazione della contribuzione al costo dei servizi ha di fatto innescato una vivida reazione quando abbiamo posto anni fa la questione sui tavoli nazionali. Un cambio di paradigma che abbiamo proposto con coscienza, trasparenza, difendendolo sia a livello tecnico che giuridico. Con nostra estrema soddisfazione il cambio di paradigma è divenuto nel frattempo Legge e alla richiesta del Organo Nazionale di Controllo di esplicitare come e se le non profit contribuiscano ai servizi erogati dal CSV, noi eravamo quindi già pronti. È stata una soddisfazione perché ci avevamo visto lungo… ma questo non ci può far sentire sazi e arrivati su quel fronte che può e deve essere sempre migliorato e considerato in divenire». Insomma Direttore, la pedalata non ha mai fine. «Mai… e si pedala sempre insieme, ricordiamocelo. È solo un nuovo inizio. Sui pedali!».