L’associazione Carcere e Territorio, un prezioso lavoro di inserimento abitativo e lavorativo dei detenuti
La popolazione detenuta nel carcere di Bergamo al 30 aprile 2020 era di 413 reclusi, di cui 379 uomini e 34 donne. A gennaio 2021 i numeri sono saliti fino a sfiorare la soglia dei 500. Sono tutte persone che devono scontare una pena, che però non può consistere solo nella detenzione: esistono, infatti, da tempo diverse forme di esecuzione della pena che oltre ad offrire ai detenuti la possibilità di rimettersi in gioco garantiscono una maggiore sicurezza sociale perché è ampiamente dimostrato che la recidiva diminuisce. È proprio su questo fronte che si impegna da trentasette anni l’Associazione Carcere e Territorio, una realtà associativa partecipata da diverse realtà del territorio che lavora per garantire la pienezza dei diritti della popolazione detenuta e per cercare di limitare il ricorso al carcere laddove possibile.
“La nostra associazione, partecipata da istituzioni locali, mondo del volontariato e della cooperazione sociale, ha una storia significativa sul territorio bergamasco. Se dovessimo riassumerne la missione basterebbe far riferimento all’articolo 27 della Costituzione che chiede che le pene siano rese compatibili con la dignità umana e orientate a finalità educative – spiega Fausto Gritti, presidente di Carcere e Territorio -. Per questo fin dalla nostra nascita lavoriamo soprattutto sui temi della casa e del lavoro che sono elementi essenziali per favorire un’esecuzione penale di comunità“
Casa e lavoro sono, infatti, i due presupposti fondamentali per accedere alle misure alternative al carcere: presupposti che però non sono sempre semplici da ottenere e ai quali l’associazione cerca di trovare risposte. Senza casa e lavoro il rischio che i detenuti corrono è quello di stare in carcere sia in attesa del giudizio che dopo la condanna. “Una delle critiche che ci viene mossa più frequentemente è che il problema del lavoro esiste per tanti – racconta Gino Gelmi, volontario dell’associazione –. Per queste persone però il lavoro è condizione essenziale per avere accesso ad una forma limitata di libertà personale e iniziare così a ricostruire un progetto di vita. E questo va a beneficio di tutta la comunità”.
Carcere e Territorio gestisce 11 appartamenti per un totale di 22 posti disponibili, con i quali risponde al bisogno di avere un posto dove risiedere per poter scontare una pena alternativa. Ma soprattutto promuove ogni anno 80 progetti di inserimento lavorativo nella forma dei tirocini extracurriculari per rispondere alla grande difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro che le persone che scontano una pena si trovano ad affrontare. Un impegno, quello dell’accompagnamento al lavoro, che risulta essenziale se si leggono i dati presentati dall’indagine del PRAP della Regione Lombardia a fine 2019: il 4,3% dei detenuti è analfabeta e il 16,6% possiede solo una licenza elementare; il 34,8% di loro non ha mezzi di sostentamento e il 38,7% ha un’occupazione ma in molti casi è in nero o saltuaria. Sono dati che dicono che per garantirsi un reddito vitale e formarsi una cultura del lavoro queste persone necessitano di un’opportunità di accompagnamento. Nasce così la collaborazione con il Consorzio Mestieri, che con l’associazione Carcere e Territorio e con i suoi quattro sportelli presenti sul territorio di tutta la provincia, garantisce la possibilità di realizzare dei tirocini lavorativi all’interno di più di quaranta realtà.
“Accompagnare le persone a reinserirsi nel mondo del lavoro è una scommessa sociale in cui crediamo – spiega Raffaello Sormonta, coordinatore del progetto Legge 8 per il Consorzio Mestieri Lombardia -. Lo facciamo costruendo un rapporto con queste persone e con il territorio di reinserimento e progettando un percorso specifico per ogni persona. Il tirocinio è un’occasione per potersi sperimentare dal punto di vista professionale e allo stesso tempo un modo per riprendere le relazioni sociali, con delle regole molto ferree e per il quale chiediamo un patto di responsabilità”. Le persone inserite in questi progetti nel 2020 hanno un’età media di 42 anni (il più giovane ha 25 anni e il più anziano 65). Il dato interessante è che degli 80 casi seguiti ogni anno il 40% poi trova assunzione e nel 2020 solo 1 su 80 è rientrato in carcere perché ha commesso un reato. “I dati evidenziano come sia vero che queste esperienze abbassano la recidiva“.
I quaranta enti che ospitano i detenuti in tirocini lavorativi sono per l’85% cooperative sociali ed enti locali. Tra questi anche il PLIS della Val Cavallina e delle Valli d’Argon, che da ormai dieci anni vive questa esperienza: “I quattro Comuni che gestiscono il parco del PLIS hanno scelto di coinvolgere i detenuti nella cura e nella manutenzione del verde e dei sentieri – racconta il direttore del PLIS, Giorgio Cortesi -. Accogliamo due detenuti alla volta per un periodo di sei mesi ciascuno, affiancati nel lavoro da dipendenti comunali o da volontari. I 35 kilometri di sentieri sono in questo modo sempre curati e c’è una ricaduta sulla vita dei cittadini, ma anche su quella dei detenuti che possono rivedere la propria storia a fronte di questo impegno. In dieci anni abbiamo avuto tante esperienze: penso che la positività del progetto si possa evidenziare dal fatto che in questo tempo sono cambiate diverse amministrazioni, ma il percorso non è mai stato interrotto. E addirittura per qualcuna di queste persone è stato pensato un progetto lavorativo in continuità con il tirocinio e per uno di loro si è persino pensato ad un inquadramento nell’organico di un Comune”. Grande assente tra le realtà che ospitano i progetti è il mondo profit, che al momento non ha ancora intercettato le progettualità di Carcere e Territorio. E al quale il presidente Gritti lancia un appello: “Vorremmo aprire una più forte interlocuzione anche con il mondo delle imprese profit e con le loro Associazioni di Categoria, assicurando ad esse tutte quelle forme di accompagnamento che sono necessarie per rispondere alle diverse esigenze di sicurezza, di responsabilità e di efficienza. Non sono mancate in questi anni occasioni di lavoro comune con il mondo delle imprese, lavoro che ha reso possibile offrire posti di lavoro, tirocini orientativi, contesti formativi e di apprendimento, e siamo fiduciosi che oggi ci siano le condizioni per fare passi ulteriori”.