PROGETTO IN. ABILITÀ. IN. SIEME PER SOSTENERE LE ABILITÀ DI TUTTI
Progetto che si inserisce all’interno del più ampio programma “Insieme si può! Giovani a sostegno dell’innovazione per comunità più inclusive”.
È proprio di inclusione che il progetto “In.abilità In.sieme per sostenere le abilità di tutti” parla; un’inclusione che passa soprattutto attraverso la cultura, che comprende il valore di arricchimento personale e sociale che la diversità (in tutte le sue forme) può offrire.
Fine ultimo del progetto sarà quello di garantire l’accesso alla vita sociale e culturale a persone con disabilità, sensibilizzando la comunità forti dell’aiuto degli operatori volontari attivi presso le associazioni: ANFAAS onlus Desenzano e Bambini in Braille APS operanti su Brescia e La Finestra di Varese.
Per avere una visione più reale e vicina circa quello che il progetto sta facendo abbiamo intervistato Samuele Sferrazza, volontario operante presso La Finestra insieme a Abouhendia Esraid Mohamed Kotb e Maccarini Simona, volontari del Corpo europeo di solidarietà (ESC).
Samuele è uno studente che ha iniziato a operare nell’ambito del servizio sociale successivamente a un anno all’estero in Ecuador e forte dello spirito di servizio che lo caratterizza essendo lui uno scout.
La scelta di diventare educatore, ci dice essere passata per un lungo processo decisionale che lo ha portato a fare un’esperienza di osservazione diretta presso la Casa di Reclusione di Milano “Opera” e a lavorare oggi con bambini con disabilità.
La scelta successiva di diventare volontario nel sociale è nata invece dalla volontà di vivere la disabilità in una chiave più divertente e relazionale.
All’interno della Finestra si parla di momenti di svago, di vacanza capaci di creare un contatto con la società all’interno della quale i ragazzi disabili si muovono con una maggiore libertà e subiscono meno oppressioni rispetto a quanto respirano all’interno delle solite quattro mura.
A questi momenti di maggior spensieratezza si affiancano quelli di servizio, come ad esempio il fare la spesa per persone che non sono autosufficienti, che pongono il ragazzo disabile nella posizione di aiutante e non di aiutato.
Questi momenti, ci dice Samuele essere molti importanti poiché la mancanza di autonomia individuale, l’essere sempre guardati con pietà sono sicuramente tra gli aspetti più gravi che le persone con disabilità possono sperimentare nel corso della loro vita. La rilevanza che il contesto ambientale ha nel trasformare un deficit di salute in disabilità va a ledere il senso di dignità individuale. Da qui la partecipazione della persona con disabilità diventa un elemento imprescindibile del suo equilibrio fisico e psichico.
La disabilità non deve essere vista quindi come un attributo della persona nel bene e nel male perché quello che i ragazzi disabili sembrano chiedere è non di vivere all’interno di una bolla di vetro ma di crescere in una società inclusiva scontrandosi con quella che è la realtà.
Articolo di Tecla Vesia, operatrice di Servizio Civile Universale.