Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti: tra due vite, una stella
«Tra due vite, una stella» è il titolo dell’incontro che si svolgerà a Cremona sabato 15 aprile 2023, alle ore 10, in sala Puerari, in occasione della Giornata nazionale per la donazione di organi.
L’iniziativa è organizzata dall’Asst di Cremona, in collaborazione con l’Ats Val Padana, il Comune di Cremona e la sezione provinciale dell’Aido.
Per l’occasione l’Asst di Cremona sarà la prima in Italia e in Lombardia a ricevere il premio Stella, promosso dalla Fondazione Trapianti onlus in collaborazione con la Regione Lombardia «per il particolare impegno della dirigenza e del personale sanitario nelle azioni di governo e nella gestione clinica del processo di donazione di organi e tessuti, come risulta dagli esiti ottenuti, ma anche per l’attenzione a cogliere le diverse opportunità che favoriscono la crescita della cultura della donazione».
Scopo dell’evento è sensibilizzare i cittadini attraverso le testimonianze di chi ha ricevuto la donazione di un organo, e dei familiari di chi gli organi li ha donati; dei sanitari che si trovano a comunicare in situazioni delicate e agire con tempestività per coordinare tutti i passaggi dal prelievo al trapianto. Un incrocio di destini, fatti di malattia, dolore, competenze specialistiche, ma soprattutto di rinascita, speranza e umanità.
«NON SO SE TUTTO ANDRÀ BENE, MI ACCONTENTO DI IMMAGINARE»
Ad aprire l’incontro sarà Laura Mazzeri, autrice del libro “Tra due vite. L’attesa, il trapianto, il ritorno” (Giunti editore) che spiega: «Ho accettato con piacere di essere a Cremona anzitutto perché è stata la città in cui ho vissuto quando ero una giovane ragazza, ma anche perché il trapianto fa parte della mia storia e raccontare è un’autocura. Ogni volta che parlo di questo si manifesta dentro di me il senso di pacificazione per una vicenda tormentata e difficile. Incontrare i parenti di chi, in momenti diversi, ha vissuto l’esperienza della donazione dentro il lutto assume un significato profondo per me. Il trapianto è la cura estrema che arriva quando a causa di una malattia grave stai morendo».
«IO SONO FORTUNATA, IL DONATORE NO»
«Il paradosso della mia vita legata alla morte di un essere umano mi ammutolisce». Il 22 aprile 2009 è «una data incisa per sempre nella cicatrice curva che attraversa la mia pancia. La mia pancia è come una corteccia graffiata, un foglio scritto. Dietro questi segni-parole si nascondono i mondi delle nostre due vite» – annota Mazzeri fra le pagine dense, lucide e intelligenti del suo libro. Le parole nascono in forma di pensieri anche dall’immaginazione, quella che ti fa «andare a dormire con i colori negli occhi», che ti porta fuori dal «corpo malato, la cosa» da riparare.
Pensando al gesto del suo donatore, il 21 aprile di ogni anno (data presunta dell’accertamento della morte cerebrale del donatore ndr), Mazzeri gli dedica uno spazio temporale, quasi di meditazione, facendo «una camminata nella mia città, porto in giro la sua parte vitale per vedere cose belle, come la Pietà di Michelangelo, le chiese sui navigli, le strade che da piazza duomo arrivano a Brera e alla zona nuova di Milano. Lo faccio, sempre in qualsiasi condizione; l’ho fatto anche dopo l’ultima operazione dello scorso maggio, quando mi muovevo con fatica. Il mio nuovo organo è un senso di presenza, qualcosa che mi fa stare viva. Il mio corpo ora è l’espressione del suo funzionamento. Sento di volerlo tenere bene, non fumo, non bevo: questo giovane fegato deve diventare vecchissimo».
LA MALATTIA ADDOMESTICATA CHE INSEGNA A RISCOPRIRE LA VITA
Ad emergere con forza dalle pagine del libro è anche la gratitudine per i sanitari «persone al servizio della mia salvezza». Quei medici che prima del trapianto Mazzeri saluta, uno ad uno, chiamandoli per nome e ai quali in sala operatoria augura «buon lavoro, ragazzi!». Anche perché la resistenza è una specie di solitudine, l’attesa è silenzio mentre «Il regalo della mia malattia è che ho ancora tanto da scoprire».
Poi c’è la vita di tutti i giorni con i legami famigliari, il lavoro di insegnante lasciato in sospeso, le «amiche turniste», i figli piccoli e le domande per le quali non sempre c’è una risposta: Il tuo fegato nuovo di cosa è fatto? Si possono fare i capricci con una mamma che ha appena ricevuto un trapianto?
IL DIALOGO CON I FAMIGLIARI DEI DONATORI
A dialogare con Laura Mazzeri insieme a Stefania Mattioli (responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’Asst di Cremona) saranno i famigliari di due donatori: Franca Piazzi, mamma di Matteo scomparso a soli 20 anni nel 2018 (il primo caso di prelievo di polmoni a cuore fermo eseguito all’Ospedale di Cremona) e Gianluca D’Amato, figlio di Graziella, infermiera di neurologia, che dopo una lunghissima malattia è mancata a gennaio di quest’anno.
«LA VITA NON FINISCE MAI DAVVERO», LA STORIA DI MATTEO
«La vita non finisce mai davvero, c’è un dopo» spiega Piazzi. Il desiderio di lasciare una traccia di Matteo ha prevalso nel dramma. La sua vivacità, la passione per lo sport che praticava nonostante la malattia, la simpatia che conquistava tutti, dovevano continuare ad esistere in qualche modo. La vita è importante nel momento in cui si dà sfogo all’umanità. Donare gli organi significa dare ad altre persone la possibilità di stare bene, di alleviare le sofferenze e continuare ad essere. Per chi resta è un momento di gioia dentro un dolore immenso».
NELLA TEMPESTA, IL SOLLIEVO DELLA DONAZIONE GRAZIE A PERSONE CORAGGIOSE
«La mia mamma ha sempre espresso il desiderio di donare gli organi. Era un’infermiera e si è sempre spesa per gli altri. Quando è arrivato il momento non è stato semplice. Sono stati gli anestesisti, con delicatezza, a spiegarmi cosa stava accadendo, ad aiutarmi a capire. Li ringrazierò sempre – racconta D’Amato. Pochi giorni dopo il prelievo ho saputo che tre persone stavano aspettando: nella tempesta non avevo realizzato. La notizia che i trapianti erano andati a buon fine è stata un sollievo, serenità pura. Nel dolore sono contento che la volontà della mamma sia stata rispettata. A chi riceve un organo direi di non sentirsi in colpa: l’organo che hanno ricevuto arriva da una scelta, quella di persone coraggiose che tengono alla vita».
L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI E DEI SANITARI
Al dibattito prenderanno parte Enrico Storti (Direttore Dipartimento emergenza urgenza), Alberto Bonvecchio ed Elisa Pizzera (rispettivamente Responsabile e infermiera del Coordinamento donazione e prelievo organi e tessuti), Giuseppe Piccolo (Coordinatore Regionale Trapianti), Elena Maria Rossi (Promozione della Salute e Prevenzione Fattori di Rischio Comportamentali, Ats Val Padana). Le considerazioni finali saranno affidate a Gianluca Galimberti (Sindaco di Cremona), Rosario Canino (Direttore sanitario ASST Cremona), Salvatore Mannino (Direttore Generale Ats Val Padana). Infine, Sergio Vesconi (Coordinatore Scientifico Fondazione Trapianti Onlus) e Marina Morgutti (Presidente Fondazione Trapianti Onlus) consegneranno il premio “Stella Fondazione Trapianti onlus” all’Asst di Cremona.
COME DICHIARARE LA PROPRIA VOLONTÀ
In questo momento, in Italia, le persone in attesa di ricevere un organo sono circa 8.500.
Il consenso alla donazione di organi può essere espresso al rinnovo della carta d’identità nel comune di residenza, oppure sul sito dell’Associazione Italiana Donatori di Organi (AIDO), con procedura online tramite Spid.
Per informazioni www.sceglididonare.it.