La provocazione: come sarebbe il mondo senza volontari? L’inchiesta di Diogene
Tredici ragazzini stranieri, fuori dalla questura di Como, aspettano di sapere se qualcuno si occuperà di loro. Le risposte non arrivano e, scendendo la sera, i ragazzini non hanno un posto dove passare la notte. Il passaggio fortuito di un cittadino permette di mettere in moto una catena di aiuto che si fa carico della situazione e, superando i limiti, trova la soluzione per la cena e per la notte. Il problema è risolto da cittadini, donne e uomini responsabili che, sentendosi parte attiva di una comunità, scelgono di farsi carico di necessità che non riescono ad essere coperte dalle Istituzioni.
Da sempre una delle caratteristiche del volontariato è proprio quella di riuscire a dare risposte, prima o in vece delle istituzioni che non riescono ad essere flessibili e tempestive come le fragilità richiedono.
In questi anni registriamo un aumento dell’individualismo, un aumento di atteggiamenti egoistici per cui, di fronte alle difficoltà, si sceglie di pensare solo a sé stessi o si identifica in qualcun altro la fonte delle proprie fatiche, nonostante le diverse crisi che si sono succedute dal 2008 ad oggi abbiano dimostrato come è il sentirsi in comune, come sono le relazioni funzionali e i legami sociali ad essere essenziali per far fronte alla complessità dei problemi.
L’azione dei volontari, dei cittadini attivi che si occupano di servizi e che si inventano risposte ai più disparati problemi è determinante per non abbandonare al proprio destino chi vive situazioni di debolezza, in tutti i campi: dalla disabilità alla povertà educativa, dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e delle fragilità economiche, ai diritti e all’accoglienza, alla vecchiaia, che riguarda necessariamente tutti.
Dopo l’esperienza della pandemia, tutti abbiamo potuto toccare con mano, nella nostra esperienza o di chi ci è vicino, come sia necessario, per poter dar vita ad una vera e propria resistenza umana, il poter contare su di una rete di amicizie, di conoscenze, di disponibilità inaspettate che ci sostengono contro il rischio di rimanere soli con i propri bisogni e necessità.
La riforma del terzo settore, che si è occupata di riordinare le svariate leggi che normavano le diverse forme di volontariato, sancisce in modo inequivocabile come questo mondo sia unico ed indispensabile e deve poter affiancare le istituzioni nella costruzione di risposte ai bisogni delle nostre comunità. La conoscenza dei problemi, la competenza, la capacità di innovazione e di attivazione, l’esperienza nel costruire relazioni, nel dare significato alla prossimità e all’ascolto, sono elementi utili e necessari nella programmazione e nella progettazione dei servizi, per poter affrontare con maggior consapevolezza ed efficacia le necessità di cui le Amministrazioni si devono far carico.
Ecco che diventa quindi cruciale e lungimirante il saper prendersi cura e dare sostegno alle esperienze di attivazione volontaria, organizzata e non, perché non è tanto auspicabile un mondo in cui non ci sia più bisogno del volontariato quanto un mondo in cui il volontariato, nonostante alcune sue fatiche e fragilità, sia realmente al fianco delle istituzioni, perché può rendere migliore la qualità della vita di tutti i cittadini.
Martino Villani, vicepresidente CSV Insubria
(Articolo uscito su La Provincia di Como di martedì 7 novembre)