Primo Maggio a Varese: manifestazione di Cgil, Cisl e Uil per un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale
Il corteo partirà alle 9 da Piazza Repubblica e arriverà in piazza Monte Grappa.
Interviene Andrea Uccello segretario nazionale della Cisl
In occasione del Primo Maggio, un giorno storico in cui si celebra il lavoro e si riflette sulle condizioni dei lavoratori in tutto il mondo, è cruciale fare una profonda riflessione sulla situazione attuale del lavoro in Italia. Insieme ai sindacati CGIL, CISL e UIL, ACLI ci troviamo a guardare ad un panorama lavorativo che, purtroppo, non offre più sufficienti opportunità né al singolo lavoratore né al Paese nel suo complesso. È tempo di invertire la rotta e riconoscere che un lavoro impoverito conduce ad un Paese impoverito.
Se consideriamo il panorama occupazionale recente, vediamo un aumento netto dei posti di lavoro rispetto al 2019, un segnale positivo. Tuttavia, questo aumento non è all’altezza delle enormi spese pubbliche sostenute per stimolare l’economia e l’occupazione. Nel solo 2023, la spesa pubblica senza interessi ha superato i 157 miliardi di euro rispetto al 2019, una cifra che rappresenta il costo di oltre 4 milioni di stipendi medi a tempo pieno. Nonostante ciò, nel 2024 sono previsti tagli alla spesa pubblica in settori critici come la sanità e il welfare, rischiando di vanificare gli sforzi fatti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), come ad esempio le Case di Comunità fondamentali per innovare i servizi sociosanitari.
Inoltre, assistiamo ad un allontanamento sempre maggiore del sistema fiscale dai principi costituzionali di progressività delle imposte, con frequenti condoni fiscali e privilegi per i grandi patrimoni, a discapito dei lavoratori e delle fasce più deboli della società.
Una visione di Paese manca e i progressi concreti sul PNRR sono poco visibili. Per molte persone, il concetto di “occupazione” si traduce in lavori precari, part-time involontari e condizioni di lavoro irregolari. Questa situazione non solo mina la libertà e la dignità dei lavoratori, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione, ma distribuisce in modo sempre più iniquo la ricchezza prodotta dal lavoro, a vantaggio della speculazione e di pochi privilegiati.
L’incidenza del lavoro povero o a rischio povertà è in aumento, soprattutto tra le donne sotto i 35 anni, e in trent’anni i salari sono diminuiti, unico caso in Europa. Questo, unito all’assenza di un adeguato sistema di welfare sociale e di supporto alle famiglie, ha portato ad una bassa occupazione femminile e ad un declino demografico irreversibile.
Tuttavia, esistono esempi positivi di aziende che hanno investito in una visione diversa, valorizzando la partecipazione dei lavoratori e dimostrando che un lavoro di qualità porta ad un Paese migliore.
Per invertire la rotta, dobbiamo affrontare i problemi di fondo:
– Impoverimento del Lavoro e Disparità: è necessario contrastare l’impoverimento del lavoro e le crescenti disparità, anche attraverso politiche che favoriscano la crescita del lavoro regolare e la formazione professionale per le fasce più deboli della popolazione.
– Formazione e istruzione professionale: investire nella formazione permanente e nella valorizzazione della cultura e del pensiero critico sin dalla scuola primaria è essenziale per preparare i cittadini ad affrontare le sfide del mondo del lavoro in continua evoluzione.
– Inclusione e welfare universale: garantire un reddito minimo per le famiglie in povertà e promuovere politiche attive sul territorio per favorire l’inserimento lavorativo delle persone più vulnerabili sono passi fondamentali per costruire una società più equa e inclusiva.
– Lotta al lavoro nero e sicurezza sul lavoro: è urgente rafforzare i controlli e le normative per contrastare il lavoro nero e garantire la sicurezza sul posto di lavoro, coinvolgendo attivamente comuni, sindacati e organizzazioni del terzo settore.
– Politiche Industriali e Sostenibilità: è indispensabile adottare politiche industriali nazionali ed europee che promuovano uno sviluppo sostenibile e investano nella ricerca e nell’innovazione, senza dimenticare il rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
– Riforma fiscale: è necessario rivedere il sistema fiscale per rendere più equa la distribuzione del carico fiscale, riducendo le tasse sul lavoro e penalizzando la speculazione finanziaria e le rendite improduttive.
Il Primo Maggio non è solo una giornata di festa, ma anche un momento di riflessione e impegno per costruire un futuro migliore per tutti i lavoratori e per il Paese nel suo complesso. È urgente agire con determinazione e coraggio per invertire la rotta e costruire una società più giusta, inclusiva e sostenibile.
Con un conflitto nel cuore del Vecchio Continente e uno in Medio Oriente, costruire un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale per Cgil, Cisl e Uil è un imperativo categorico. «Il titolo che abbiamo dato unitariamente a questa manifestazione chiama in causa l’Europa – sottolinea Stefania Filetti segretario provinciale della Cgil – che ci chiama a partecipare democraticamente sulla scelta del governo e del parlamento europeo. Noi vogliamo un’Europa che oltre al lavoro si occupi di pace e giustizia sociale. Di questi conflitti non vediamo né la fine e neanche una possibile soluzione. All’Europa chiediamo una capacità di mediazione all’interno di un ragionamento che tenga in piedi l’economia, lo sviluppo degli stati e la possibilità per le persone di vivere e avere un futuro. Soluzioni che in questo momento i governi non vogliono trovare per diverse ragioni».