Cooperativa Santa Lucia organizza la “passeggiata del privilegio” per sperimentare le disparità sociali
Il 25 novembre, la Cooperativa sociale Santa Lucia di Asola ha celebrato la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne proponendo una formazione interna dedicata a un tema di grande attualità, il linguaggio paritario nell’ambiente di lavoro. La particolarità, oltre all’argomento specifico, sta però nell’esperienza che le persone hanno vissuto, molto differente da una tradizionale formazione frontale, di quelle che spesso sono chiamate a fare aggiornamento nella sede centrale di Asola, in località Sorbara. Elena Panciera, esperta di linguaggio e formatrice, chiamata dal team comunicazione della cooperativa, ha infatti chiesto loro di ritrovarsi in cortile e di disporsi lungo una linea per partecipare a un esperimento.
“La Passeggiata, come ho chiamato questa attività, è un momento di confronto interattivo, che vuole far riflettere su privilegi e oppressioni, prima ancora di affrontare il tema del linguaggio” ha spiegato la formatrice. Durante l’esercizio, le persone disposte in fila hanno risposto a una serie di domande come: puoi muoverti tranquillamente, anche di notte, senza temere aggressioni sessuali? Ti hanno mai escluso da attività, decisioni o promozioni importanti sul lavoro, anche se avevi tutte le competenze richieste? Ti è mai stato detto che il tuo modo di parlare o comportarti è inadatto al tuo genere? In famiglia, sei la persona che si occupa maggiormente della cura della casa e della prole? A seconda della risposta e quindi della posizione di privilegio o oppressione, alle persone veniva chiesto di restare ferme o di avanzare. Alla fine dell’esercizio la posizione fisica di ciascun individuo, alcuni visibilmente più avanti di altri, ha rappresentato un punto di partenza concreto, per discutere le diverse opportunità o gli ostacoli che ognuno ha incontrato nella società. «Lo scopo era quello di stimolare una consapevolezza personale verso le proprie condizioni. Ma questo gioco ha creato anche un quadro collettivo delle disuguaglianze sociali» ha commentato ancora la formatrice.
Subito dopo, Panciera ha usato l’esperienza della Passeggiata per analizzare e confrontare più apertamente i vissuti e per aprire una discussione incentrata sugli squilibri di genere. Le persone si sono sentite accolte in uno spazio di condivisione sicuro ed empatico in cui è scaturito un confronto spontaneo. “Non pensavo di essere stato così fortunato nella mia vita” ha commentato qualcuno. “Mi sono reso conto pian piano che le altre persone si allontanavano da me nel corso della passeggiata, perché restavano indietro oppure andavano avanti. Questo mi ha fatto sentire profondamente solo” ha raccontato qualcun’altro. “Oggi abbiamo visto una complessità di vita. Non è certo un mondo ideale” ha detto ancora un’altra persona. “Ciò che è apparso evidente, pur in una situazione di non grandi disparità, è che si sia creata una prima linea soprattutto maschile e un’ultima linea soprattutto femminile“, ha fatto notare Panciera.
La formatrice ha poi correlato quella che è emersa come percezione nel gioco in gruppo ai dati sulla disparità di genere forniti da diversi osservatori nel mondo. L’Italia è precipitata ancora nella graduatoria del Global Gender Gap Report (il rapporto sul divario di genere globale) del World Economic Forum, secondo cui si trova all’87° posto (8 posizioni in meno rispetto al 2023, ben 24 rispetto al 2022). Secondo l’Education at Glance, la guida allo stato dell’educazione nel mondo, pubblicata dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), le giovani donne laureate guadagnano, in media, il 58% in meno dei giovani uomini, a parità di titolo. Un dato confermato anche dal Rendiconto sociale 2023 dell’ISTAT, secondo cui la retribuzione salariale settimanale lorda media degli uomini è di 643 euro a fronte dei 501 euro delle donne. A quel punto Panciera ha sottolineato che anche il linguaggio riflette le disuguaglianze della società. L’uso del maschile per indicare tutti i generi rende meno visibile il ruolo delle donne. “Come mai un uomo viene presentato per cognome e secondo il suo ruolo, mentre spesso una donna viene presentata con il suo nome di battesimo e con l’appellativo signora o signorina?” sottolinea la formatrice. Da qui Panciera ha suggerito l’uso di un linguaggio che contempli i femminili professionali (architetta, avvocata, sindaca…) come previsto dalla grammatica tradizionale, o la preferenza verso termini che non facciano riferimento al genere (persona, individuo, collettività), stimolando il dibattito e la ricerca di soluzioni condivise.
“Desideravamo prima di tutto sensibilizzare chi lavora in Santa Lucia verso il fatto che la parità di genere oggi passa anche dalla riflessione sull’uso del linguaggio” ha affermato Arianna Spazzini, Presidente della Cooperativa Santa Lucia. “Cercavamo una strada non convenzionale” hanno aggiunto Mara Corradi e Cristina De Agostini del team comunicazione “perché non si tratta di imporre un modo di esprimersi, ma di farlo nascere spontaneamente, dalla consapevolezza verso le disparità, anche di genere, come problema collettivo, e dal desiderio di cambiare la realtà e la società in prima persona“.
Per Santa Lucia questa è stata anche l’occasione di annunciare la redazione delle Linee guida per il linguaggio paritario, un documento che sarà distribuito a ogni dipendente e conterrà consigli, non imposizioni, per costruire un proprio linguaggio il più possibile libero da stereotipi di genere.