Seminare fiori per avere farfalle: intervista a Carla Facchini sui volontari Auser
In questa intervista, la docente dell’Università Milano-Bicocca offre un quadro chiaro e affascinante del ruolo del volontariato degli anziani, un fenomeno che arricchisce non solo chi lo pratica, ma anche le comunità che ne beneficiano. L’importanza di promuovere e supportare questo tipo di attività diventerà sempre più cruciale nel futuro della società italiana.
di Elisabetta Bianchetti
Carla Facchini, sociologa e docente presso l’Università di Milano-Bicocca, ha condotto una ricerca sui volontari Auser in Lombardia, esplorando il ruolo fondamentale che l’attività di volontariato gioca negli anziani. In questa intervista, la professoressa ci parla degli obiettivi della sua indagine, delle scoperte più significative e delle implicazioni per il futuro del volontariato in Italia.
Quali erano gli obiettivi specifici della ricerca e come si collega al progetto “Tapas in Aging”?
“Tapas in Aging” (Time and Places and Spaces in Aging), è il nome del progetto biennale (2019-2021) coordinato dall’UOC Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, in collaborazione con Auser Regionale Lombardia e finanziato da Fondazione Cariplo. L’obiettivo iniziale era comprendere meglio le condizioni di vita degli anziani attraverso un campione di 500 senior in Lombardia. Il questionario non era specificamente incentrato sul volontariato, ma successivamente, insieme ad Auser, abbiamo deciso di approfondire questo tema attraverso interviste e focus group rivolti ai loro volontari. In questo modo, siamo riusciti a ottenere un quadro dettagliato delle motivazioni e delle esperienze dei volontari senior, confrontando i dati con le rilevazioni Istat sulla condizione generale degli anziani in Italia.
Dalla sua ricerca emerge che il volontariato offre ai senior un’opportunità per mantenere un ruolo attivo nella società. Quali sono i principali benefici che traggono da questa forma di partecipazione?
Sì, il volontariato si è dimostrato essere un’opportunità per gli anziani per rimanere attivi e sentirsi parte di qualcosa di più grande. Molti dei nostri partecipanti hanno espresso quanto il volontariato contribuisca a mantenere viva la loro identità sociale e culturale. È interessante notare che chi partecipa a queste attività ha spesso una scolarizzazione medio-alta e una storia di impegno lavorativo che si protrae nel volontariato. Non si tratta solo di avere tempo a disposizione, ma di avere il desiderio di utilizzarlo per rimanere connessi alla società.
In che modo il volontariato contribuisce a contrastare l’isolamento sociale e a mantenere le reti relazionali degli anziani?
Il volontariato offre agli anziani un’importante via per mantenere attive le proprie reti sociali. Le persone entrano nelle associazioni grazie a legami esistenti: sono spesso amici o conoscenti a coinvolgerli. Una volta dentro, il loro capitale sociale si rafforza, aumentando la qualità e la quantità delle loro relazioni. In un’epoca in cui le relazioni sociali tendono a frammentarsi, il volontariato crea spazi fisici e relazioni reali, consentendo di costruire ponti tra le persone.
Salute, qualità della vita e benessere bio-psico-sociale, dopo una certa età, dipendono strettamente dalla presenza di una solida rete di contatti. Dalla ricerca “TAPAS in Aging” emerge che chi appartiene a reti come quelle di Auser ha una percezione migliore della propria salute e benessere psicofisico. Qual è il legame tra volontariato e salute?
Assolutamente, la ricerca Tapas conferma che le reti sociali sono fondamentali per il benessere, specialmente in età avanzata. Chi partecipa ad attività associative come il volontariato non solo percepisce una migliore qualità della vita, ma mostra anche un miglior stato di salute rispetto a chi è più isolato. Il volontariato rafforza queste reti sociali, creando un circolo virtuoso: chi è attivo tende a sentirsi meno solo, più supportato e in grado di affrontare meglio le sfide della vita quotidiana. È interessante notare che, dai nostri dati, chi ha una rete sociale più forte è meno esposto a condizioni di disabilità e vive con un senso di maggiore benessere, non solo psichico ma anche fisico, indipendentemente dalla propria situazione economica.
Molti volontari iniziano il loro impegno dopo il pensionamento. Quali sono le principali motivazioni che spingono queste persone a dedicarsi al volontariato?
Abbiamo rilevato che, per molti anziani, il volontariato rappresenta una continuità rispetto al loro passato lavorativo o sociale. Le motivazioni sono varie: c’è chi vuole mettere a frutto le competenze acquisite durante la carriera, e chi invece cerca un nuovo senso di appartenenza alla comunità. Il volontariato è spesso una risposta al bisogno di rimanere attivi e utili. Alcuni si impegnano per sentirsi parte di un progetto condiviso, mentre altri cercano semplicemente relazioni significative.
Il volontariato in età avanzata è visto come una continuità del contributo che i senior hanno dato durante la loro vita lavorativa e familiare. Come la loro esperienza passata influenza il modo in cui si impegnano?
Certamente. Molti anziani vedono il volontariato come un’estensione della loro vita precedente. Hanno già vissuto un forte senso di appartenenza collettiva, che sia stato attraverso il sindacato, i partiti politici o i movimenti sociali. Il volontariato rappresenta una sorta di nuova identità collettiva, che riempie il vuoto lasciato dalla perdita di altre forme di partecipazione. Le competenze acquisite in passato sono trasferite in un contesto nuovo, dando ulteriore valore al loro impegno. Il volontariato si caratterizza per essere parte di un progetto collettivo condiviso. Non c’è nessun ambito che sia di per sé migliore per creare relazioni, dare senso di appartenenza e creare senso di comunità. Una nostra intervistata, Adele, ha detto: «Seminare i fiori per avere farfalle. Si parte con l’obiettivo di avere i fiori e poi, però, nascono le farfalle». Questo aspetto sintetizza perfettamente la natura del volontariato: si inizia per un obiettivo specifico, ma si scoprono relazioni e benefici inaspettati che arricchiscono ulteriormente l’esperienza.
Ha riscontrato differenze significative tra uomini e donne nel modo in cui vivono e praticano il volontariato?
Sì, ci sono alcune differenze interessanti. Le donne, per esempio, tendono a dedicarsi maggiormente ad attività legate alla cura e al supporto diretto, mentre gli uomini preferiscono spesso attività che riflettono competenze più tecniche o organizzative. Tuttavia, ciò che è emerso chiaramente è che le persone che hanno un’esperienza lavorativa e una rete sociale più ampia sono quelle che trovano più facilmente il loro posto nel volontariato, indipendentemente dal genere.
In che modo il contributo degli anziani come volontari rafforza il cosiddetto “welfare di prossimità” nelle comunità locali?
Il concetto di “welfare di prossimità” si fonda sull’idea che le persone possano aiutarsi a vicenda all’interno delle loro comunità, e il volontariato degli anziani ne è un pilastro. I senior hanno competenze e una disponibilità di tempo che possono mettere a disposizione della collettività. Il loro coinvolgimento nelle attività locali non solo arricchisce la vita della comunità, ma rafforza anche il senso di solidarietà e di coesione sociale, rendendo il welfare più flessibile e vicino alle esigenze reali.
Crede che, con l’invecchiamento della popolazione italiana, il ruolo dei senior nel volontariato diventerà sempre più cruciale per la coesione sociale?
Assolutamente sì. Con l’aumento dell’aspettativa di vita e la maggiore attenzione verso una longevità attiva, il contributo degli anziani al volontariato diventerà sempre più importante. È fondamentale promuovere questa immagine dell’anziano come risorsa, piuttosto che come destinatario di assistenza. Le nuove generazioni di anziani potrebbero praticare un volontariato meno continuativo e più flessibile, ma credo che continueranno a dare un contributo significativo alla società.
La ricerca menziona la necessità di una formazione continua per i volontari, soprattutto in relazione all’uso di nuove tecnologie. Quanto è importante l’innovazione tecnologica per migliorare i servizi offerti dalle associazioni di volontariato come Auser?
L’innovazione tecnologica è ormai cruciale per migliorare l’efficienza e la portata dei servizi offerti dalle associazioni. Tuttavia, richiede una formazione costante, soprattutto per i volontari senior che potrebbero non avere familiarità con le nuove tecnologie. Auser sta lavorando in questa direzione, cercando di integrare strumenti tecnologici per semplificare la gestione delle attività e migliorare la qualità dei servizi offerti.
Quali sono stati per lei gli aspetti più sorprendenti o inaspettati emersi durante la ricerca?
Ciò che mi ha sorpreso di più è stata la forza delle relazioni che si costruiscono all’interno delle associazioni di volontariato. Molti volontari hanno una “pluriappartenenza”, partecipano a più organizzazioni, e questo arricchisce non solo la loro esperienza personale, ma anche il tessuto sociale delle associazioni stesse. Questo aspetto di condivisione e interscambio tra diverse realtà associative è un esempio potente di come il volontariato non solo rafforzi le persone, ma anche le comunità di cui fanno parte.
Per saperne di più sulla ricerca: “Impegnarsi per gli altri. Valori e vissuto dei volontari Auser in Lombardia” di Carla Facchini, Franco Angeli editore, Milano 2024
Carla Facchini, professoressa senior del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ha al proprio attivo numerose ricerche e pubblicazioni, in particolare sulla condizione anziana e sulle politiche sociali. È presidente dell’Associazione Nestore, che promuove percorsi di riflessione, ricerca e formazione sulle diverse transizioni verso l’età anziana.
Auser con i suoi oltre 300mila soci, di cui 64mila in Lombardia, è la realtà associativa più rilevante per la popolazione anziana italiana. In particolare Auser Lombardia si presenta come uno dei contesti di volontariato più interessanti per la pluralità della attività svolte che comprendono sia attività di aiuto alla persona, volontariato civico, socializzazione e promozione sociale, sia alcune università popolari.