L’OCSE: occorre intensificare gli sforzi di integrazione per migranti e rifugiati
Il numero di rifugiati che arrivano nei Paesi OCSE ha raggiunto il picco nel 2016. Mentre i Governi continuano ad affrontare una crisi umanitaria, sono troppo pochi gli sforzi per aiutarli a stabilirsi e integrarsi nel mercato del lavoro e nella società. Questo richiede un ripensamento delle politiche nazionali e della cooperazione internazionale.
Quest’analisi è contenuta nell’ultima relazione OCSE, International Migration Outlook 2017, giunta alla 41a edizione, sui recenti sviluppi dei movimenti e delle politiche migratorie nelle diverse nazioni.
La prospettiva internazionale mostra che i flussi migratori verso i Paesi OCSE sono in aumento, con circa 5 milioni di persone in fuga nel 2016, contro i 4,7 milioni del 2015. L’anno appena passato conferma il trend in aumento dal 2015, la cui motivazione principale è stata la fuga umanitaria da nazioni in guerra o in carestia. I Paesi OCSE infatti hanno registrato più di 1,5 milioni di nuove richieste di asilo nel 2016, le stesse del 2015, con almeno due terzi nelle nazioni europee. La Turchia da sola fornisce una protezione temporanea a 3 milioni di siriani. Tuttavia, nei primi sei mesi del 2017, il numero totale di sbarchi sulle coste europee ha raggiunto gli 85.000, circa dieci volte meno rispetto al picco della seconda metà del 2015.
L’analisi mostra che sono pochi i Paesi che hanno intensificato gli sforzi di integrazione, tra questi i buoni esempi del programma in Svezia e l’adozione della prima legge in materia di integrazione in Germania. Ma le politiche pubbliche di altre nazioni sono in ritardo. In particolare per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari: sono più di 1,6 milioni coloro che hanno usufruito di un permesso di soggiorno per questi motivi in tutta l’area OCSE nel 2015, rappresentando quasi il 40% del totale degli afflussi migratori totali. Il diritto alla vita familiare deve essere equilibrato con la necessità di garantire che tali i legami siano legittimi e che abbiano i mezzi per stabilirsi nel nuovo Paese.
In aumento anche la migrazione temporanea: sono 1,5 milioni, nel 2015, i lavoratori inviati dai loro datori di lavoro in altri Paesi dell’UE con contratti locali e le assunzioni internazionali di lavoratori stagionali, in particolare in Polonia. Crescono inoltre gli studenti internazionali che hanno superato quota 1,5 milioni per la prima volta nel 2015.