La libertà di fare il bene
C’è un diritto inviolabile, che supera il dover fare: è quello di volere il bene e di agire per perseguirlo, il proprio e altrui. Quando e come la norma può limitarlo e in quali confini di legittimità si pone è una delle domande, tra le tante, che ha sollevato il fatto di cronaca, o il malinteso a seconda delle interpretazioni, accaduto presso la chiesa di San Francesco.
“Domenica 17 dicembre – La polizia locale ha vietato al gruppo informale di volontari di distribuire, come accade da sette anni, latte e pane ai senza dimora che vivono sotto i portici dell’ex chiesa di San Francesco, secondo le indicazioni dell’ordinanza per la “tutela della vivibilità e del decoro del centro urbano” emanata dall’amministrazione comunale di Como il 15 dicembre. (…) Il sindaco Mario Landriscina ha dichiarato che si è trattato di un fraintendimento e ha promesso che incontrerà i volontari”. Fonte “Redattore sociale”
Accanto all’indignazione, allo sconforto c’è una riflessione che ci può accumunare. La persona che volontariamente dà qualcosa a un’altra perché stia meglio compie una scelta autonoma e sovrana. Si tratta di una sua libertà ad agire che va rispettata e tutelata perché interpreta nell’unico modo possibile, il più radicale, un diritto-dovere che è contenuto nell’art. 2 della Costituzione.
La domanda da porsi è: che cittadini/e decidiamo di essere? Prima dello status sociale che abbiamo, del ruolo assegnato dall’istituzione, dall’organizzazione per cui lavoriamo o agiamo c’è uno spazio personale, mentale, di significati dati alle parole e alle azioni? é la domanda da porre ai rappresentanti del governo cittadino, ai volontari, a ognuno di noi.
E ancora: per quale vivere bene insieme è diretto il nostro agire, per quale vivere civile?
Una traccia per un confronto che auspichiamo sia ampio, disteso, costruttivo.
Per AVC – Associazione del volontariato comasco, Francesco Beretta, il presidente
Per CSV – Centro di servizi per il volontariato, Martino Villani, il direttore