Latouche incontra il terzo settore e “smonta” lo sviluppo sostenibile
Più di 100 rappresentanti del terzo settore provenienti da tutta Italia, insieme a un filosofo di fama internazionale per parlare di benessere e sviluppo sociale. È quello che è avvenuto 23 febbraio scorso a Salerno con il teorico ed economista Serge Latouche, protagonista dell’incontro organizzato nell’ambito di Fqts, il percorso di formazione per i dirigenti del terzo settore, promosso dal Forum nazionale del Terzo settore e da CSVnet e giunto ormai alla sua decima edizione.
Latouche, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi, ha affrontato un tema molto attuale che coinvolge anche il mondo del non profit: lo sviluppo sostenibile, argomento a cui è dedicata una delle tre linee formative del percorso di Fqts.
L’economista francese spiazza la platea e non usa giri di parole per definire questa teoria “un’operazione di marketing, uno slogan coniato dalla politica internazionale per legittimare un’idea di società basata solo sulla crescita economica e sullo sviluppo a tutti i costi”.
Per Latouche sviluppo e sostenibilità “sono un ossimoro, cioè opposti, perché la sostenibilità attribuisce un valore qualitativo allo sviluppo che invece è legato ad un concetto di economia quantitativa e si basa sul consumo a senso unico di risorse che invece stanno per esaurirsi, come quelle naturali”.
Di fronte a questo scenario Latouche propone l’urgenza di “decolonizzare l’immaginario dall’economia neo-liberale per rendere possibile un cambiamento improntato alla convivialità, basato su pratiche sociali alternative al consumo compulsivo di massa”.
E’ da qui che nasce la sua nota teoria della “decrescita” ovvero cambiare l’orizzonte di senso, “superare la competizione e ritrovare l’altruismo, la solidarietà, il senso della natura; affermare il concetto del riuso al posto dell’usa e getta, convertire la società ad energie rinnovabili. Cambiare la società vuol dire anche ridurre il tempo che si dedica al lavoro – lavorare meno per lavorare tutti – per ritrovare il senso della vita”.
“Oggi”, spiega Latouche, “assistiamo anche a un altro fenomeno, quello dell’omologazione. Ma fortunatamente essa, come la colonizzazione culturale imposta dall’attuale modello di sviluppo capitalistico, non è mai totale. Occorre un cambio di mentalità che renda le persone più consapevoli“. È qui che entra in gioco il terzo settore, vera e propria “scuola dove si possono sperimentare quei piccoli cambiamenti che modificano l’orizzonte di senso ritrovando l’altruismo e la solidarietà”.
Sono quindi i volontari e gli operatori del non profit i pionieri di questo nuovo modello di sviluppo e interpretano ogni giorno il concetto di decrescita impegnandosi gratuitamente per gli altri e spendendo risorse – tempo, ma anche fondi – per rispondere ai bisogni della società e produrre benessere.
Articolo di Clara Capponi
Fonte www.csvnet.it