Le città invisibili: la nostra recensione
Titolo: Le città invisibili
Autore: Italo Calvino
Editore: Oscar Mondadori
Non è un romanzo, forse più un insieme di racconti, di suggestioni, di appunti raccolti in un arco di tempo lungo “il libro è nato un pezzetto per volta” come lo stesso autore racconta nella presentazione del libro.
Si tratta di un insieme di brevi resoconti che Marco Polo fornisce all’imperatore dei tartari Kublai Kan che gli ha affidato il compito di perlustrare il suo impero e riportargli notizie riguardanti le condizioni in cui versa. Marco Polo descrive le città che vengono toccate dai suoi viaggi all’interno dello sterminato Impero, fornendone un ritratto minuzioso e dettagliato.
Le cinquantacinque città descritte hanno un nome di donna e non sono reali, ma frutto di invenzione; esse esistono solo nella mente del viaggiatore veneziano: Marco Polo infatti le descrive guardando dove tutti gli altri non guardano, verso dettagli che ad altri paiono invisibili. In realtà è Marco Polo stesso che le “crea” mentre le racconta, così come per Calvino lo scrittore “crea” i mondi di cui tratta.
Il libro è diviso in nove sezioni ogni sezione è introdotta e chiuso da un dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan, che ne forma la cornice.
La struttura dell’opera è tale da permettere al lettore di scegliere come fruirne, dall’inizio alla fine o saltando da una parte all’altra Calvino stesso ha affermato, in una conferenza del 1983 alla Columbia University a New York, che non c’è una sola fine delle Città invisibili perché “questo libro è fatto a poliedro, e di conclusioni ne ha un po’ dappertutto, scritte lungo tutti i suoi spigoli“.
Le città descritte da Marco Polo diventano simbolo della complessità e del disordine della realtà e le parole dell’esploratore appaiono, quindi, come il tentativo di dare un ordine a questo caos del reale. La realtà perde la sua concretezza e diventa fluida e puramente mentale, si realizza nella fantasia. I temi affrontati sono diversi e vari: dal tema del ricordo e della memoria a quello del tempo, da quello del desiderio a quello della morte.
Il titolo del libro di Calvino è stato scelto come slogan del Festival italiano del volontariato 2016 “Abitare le città invisibili” in cui si è affermato che ci sono città invisibili, silenziose, discrete, ma piene di vita. Città che, senza clamore, praticano i valori di civiltà e coesione, di solidarietà e apertura al mondo, valori fondanti del volontariato e della cittadinanza attiva.
Anna Iannelli (redazione CSV)