Come cambia il Corpo europeo di solidarietà
Il Corpo europeo di solidarietà (Ces) cambia nome ancora prima di entrare in vigore e subisce importanti modifiche. È quanto ha stabilito il Parlamento Europeo nella seduta plenaria svoltasi la settimana scorsa a Strasburgo, con un voto che si aggiunge a una numerosa serie di passaggi iniziata oltre un anno e mezzo fa. Ad aggiornare sulle novità che coinvolgono il Ces è un articolo pubblicato sul sito di CSVnet.
Il Ces era stato nominato per la prima volta nell’autunno del 2016 dal presidente della Commissione Junker, che durante il discorso dell’Unione lo aveva presentato come lo strumento per promuovere e supportare la solidarietà in Europa e come risposta alla crisi. Coinvolgere 100 mila giovani in progetti di solidarietà entro il 2020 era l’obiettivo ambizioso che veniva posto. Allora l’annuncio sorprese tutti e diede avvio a un complesso processo di progettazione e consultazione per permettere al Corpo Europeo di entrare in funzione il prima possibile.
Ecco dunque le principali novità:
Cambio del nome – Non si chiamerà più Corpo europeo di solidarietà, nome che secondo alcuni rimanda a una campo semantico militare, ma Servizio europeo di solidarietà e volontariato (Sesv). L’introduzione del termine volontariato denota la precisa intenzione del Parlamento di promuovere questa componente piuttosto che gli aspetti occupazionali.
Occupazione ridotta – L’asse occupazione sarà limitato al solo 5% del budget. Si passa così da un programma a due assi, volontariato e occupazione, a un programma sul volontariato internazionale con delle azioni sull’occupazione.
Competenze riconosciute – L’importanza dei risvolti occupazionali viene ribadita però anche nell’asse del volontariato con il forte accento posto sul riconoscimento delle competenze sviluppate all’interno delle attività di volontariato attraverso lo strumento europeo Europass.
Associazioni di nuovo centrali – Il ruolo chiave delle organizzazioni di invio è riabilitato e affiancato al portale di reclutamento, al fine di incrementare le potenzialità di coinvolgimento e di inclusione del programma rispetto ai target più deboli e difficilmente raggiungibili.
Niente doppioni – La dimensione di servizio alla cittadinanza europea è rafforzata: viene infatti data precedenza alle attività transnazionali con l’accortezza di non sovrapporsi ai programmi nazionali di Servizio civile presenti in molti stati europei.
Ruolo del profit – La partecipazione sarà limitata a enti pubblici o del terzo settore mentre le organizzazioni profit potranno essere coinvolte attraverso programmi di responsabilità sociale per i propri dipendenti o sponsorizzando progetti e iniziative.
Un Servizio civile europeo – In questa ultima versione il programma si avvicina sempre di più a un Servizio civile europeo con una propria carta dei valori e degli obiettivi chiari in termini di solidarietà e cittadinanza condivisa europea.
Questa evoluzione ha generato un ulteriore ritardo per un’iniziativa che doveva attuarsi entro pochi mesi dell’annuncio: alcuni passaggi istituzionali sono ancora da compiere e ormai i tempi stringono. Ma nonostante ciò la proposta sembra arricchirsi e completarsi a ogni passaggio, colmando sempre più l’iniziale distanza tra la versione della Commissione e il mondo dell’associazionismo giovanile.
In attesa della prossima fase che prevede il cosiddetto “trigono” ovvero la contrattazione congiunta tra Parlamento, Consiglio e Commissione, il prossimo 22 marzo nella sede dell’agenzia Dire a Roma, a partire dalle ore 11 l’europarlamentare Silvia Costa presenterà alla stampa il lavoro svolto e le opportunità incluse nel Sesv.