“Venti anni di servizio” al volontariato: in un libro la storia dei Csv
“Venti anni di servizio” è il libro-reportage (532 pagine) che racconta i primi 20 anni di storia dei centri di servizio per il volontariato.
Dopo la loro istituzione prevista dalla legge quadro 266/91 (che li identifica come nuovi soggetti per il sostegno e la qualificazione delle organizzazioni di volontariato, disponendo che siano finanziati dalle fondazioni di origine bancaria), è infatti dell’ottobre 1997 il decreto che ne stabilisce i compiti. Ed è in quell’anno che molti dei centri attuali cominciano a operare, seguiti a breve da tutti gli altri.
Un cammino fatto di scelte pionieristiche, di sperimentazioni ed eccellenze che hanno avuto un impatto decisivo sulla crescita del volontariato e sulla coesione delle comunità. Ma soprattutto un cammino di partecipazione: i centri sono stati gestiti fin dall’inizio dalle stesse associazioni del volontariato e del terzo settore, e hanno allargato nel tempo la loro base sociale fino alle oltre 9 mila sigle che in totale fanno oggi parte della governance.
L’intento del libro non è volgere lo sguardo al passato con puro intento celebrativo: “Dare conto dei primi vent’anni predispone al nuovo scenario che attende i Csv, – scrive il presidente di CSVnet Stefano Tabò, – assicurando memoria e dignità”. Oltre che per un bilancio, CSVnet ha colto infatti l’occasione per un “rilancio” alla luce della legge di riforma (106/2016) e del successivo decreto sul Codice del terzo settore (117/2017): una normativa che richiede ai Csv “di promuovere la presenza e il ruolo dei volontari in tutti gli enti del terzo settore”, mentre la 266 limitava il loro intervento alle sole organizzazioni di volontariato (Odv).
Un cambiamento, sottolinea Tabò, che però non muta l’essenza della finalità istituzionale dei centri: “Sia il legislatore degli anni ’90 sia quello contemporaneo li fanno discendere dal riconoscimento del valore della cittadinanza attiva e dei significati profondi dell’azione gratuita. I centri trovano ragione in questo riconoscimento e divengono strumenti per diffondere la concreta esperienza del volontariato. Un compito capace, ancora oggi, di entusiasmare”.
Ed entusiasmo e passione percorrono tutto questo “mosaico di storie”. Il libro è frutto di un viaggio fatto di incontri in tutta Italia con testimoni privilegiati (volontari, direttori, presidenti dei Csv ecc.), arricchito da documenti e immagini. Una narrazione che l’autore dei testi, il giornalista Giovanni Augello, ha collocato in una griglia che comprende per ogni Csv: la cronologia degli eventi principali di ogni centro, l’analisi del contesto territoriale, la descrizione dei tanti progetti esemplari varati in questi anni, le parole chiave che definiscono i valori e l’operatività quotidiana, le sfide per il futuro.
L’opera scatta una fotografia al 31 dicembre 2017, quando i Csv erano 71 (di cui 69 soci di CSVnet) e si era alla vigilia della riorganizzazione territoriale dettata dalle nuove norme, che ne ridurranno il numero in base a precisi parametri. Una riduzione che però non intaccherà la capillarità della presenza dei Csv, né la quantità delle prestazioni: oggi sono quasi 400 i “punti di servizio” attivi in tutte le province italiane, ed oltre 220 mila all’anno i servizi erogati – dalla formazione alla consulenza, dalla logistica alla comunicazione – soprattutto ad associazioni piccole e poco strutturate che sarebbero altrimenti prive di supporto (qui il link all’ultimo report annuale).
Dalla voce dei protagonisti emergono – con le tante sfumature territoriali – tutte le fasi che hanno caratterizzato l’affermazione di questa “strana” entità, che solo 20 anni fa era del tutto nuova:
- il “miracolo” di mettere insieme decine di associazioni, prima “rivali”, nella gestione comune dei Csv (e poi il vertiginoso aumento delle basi associative);
- le diffidenze iniziali di gran parte del volontariato e del terzo settore locale (che avrebbero preferito l’erogazione diretta di denaro invece che di servizi);
- la mancanza di precedenti da imitare e i primi passi nell’inventare, anche con molta fantasia, risposte ai bisogni delle associazioni;
- l’abitudine, subito acquisita, di indagare con periodicità e metodi scientifici le caratteristiche del non profit da “servire”;
- la rapida crescita delle competenze del personale (oggi circa 850 persone) e dei servizi prestati;
- la riconoscibilità e la legittimazione del proprio ruolo nei confronti delle varie espressioni del territorio, dalle istituzioni, all’economia, al non profit.
Ogni centro ha interpretato la propria presenza sul territorio in modi diversi, dagli sportelli, ai “camper” itineranti, dalle feste ai convegni, dalle visite mirate ai bandi per raccogliere idee… Ma tutti condividono alcuni imperativi di fondo: come quello di garantire la massima vicinanza alle associazioni, senza mai discriminare territori e tipologie; o quello di coltivare nelle associazioni la consapevolezza del ruolo sociale del volontariato e la necessità di formarsi per non improvvisare; o infine quello di essere attenti alle forme sempre più emergenti di volontariato individuale, non organizzato in una sigla ma sempre da promuovere e sostenere.