Legambiente: pubblicato il rapporto sull’ecomafia 2019
La Lombardia è la settima regione in Italia per numero di reati ambientali, ospita infatti il 5,7% delle infrazioni accertate: è quello che emerge dal Rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente disponibile nelle librerie di tutta Italia. Un rapporto che racconta una realtà ancora oggi troppo spesso nascosta o sconosciuta: «A leggere le cronache politiche dell’ultimo anno sembra che il nostro paese sia finalmente libero dalla piaga virulenta delle mafie, che non è mai stata raccontata né affrontata come una vera priorità per garantire la sicurezza dei cittadini– spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -. Con questa edizione del rapporto Ecomafia e le sue storie di straordinaria illegalità ambientale vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale».
Dal rapporto emerge che nel nostro paese lo scorso anno sono stati trafficate illegalmente 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, anche pericolosi, sono state costruite oltre 17.000 case abusive, spesso veri e propri ecomostri, anche con cemento scadente e in zone a rischio, sono stati depredati il patrimonio artistico, la flora e la fauna protette, con fatturati in crescita e un giro di affari stimato in 16,6 miliardi di euro. «Quelle denunciate anche quest’anno nel rapporto Ecomafia grazie al contributo di molti – dalle forze dell’ordine alle Capitanerie di porto, dalla Corte di Cassazione al Ministero della giustizia, dall’Ispra al Cresme, dalla Commissione Ecomafie all’Agenzia delle Dogane, solo per citarne alcuni – sono le vere minacce per la tutela dell’ambiente, della salute e dell’economia sana che meritano di essere in cima all’agenda politica del nostro paese», denuncia Ciafani.
Ma qual è la situazione della Lombardia? «La Lombardia, prima regione del Nord in questa poco lusinghiera classifica, si conferma territorio cruciale nei circuiti illegali su tutti i fronti ambientali – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia–. In uno dei centri pulsanti dell’economia e della finanza nazionale le famiglie mafiose, dopo essersi infiltrate, hanno proseguito con una vera a propria colonizzazione d’interi settori economici, basti pensare alla movimentazione terra, senza trovare veri ostacoli nella società civile».
Nella nostra regione sono cresciuti, in particolare, i reati relativi al ciclo del cemento, quelli legati alle filiere agroalimentari e quelli commessi nel ciclo dei rifiuti. Dati che però sottolineano anche l’ottimo funzionamento del nuovo modello di tutela penale dell’ambiente ottenuto quattro anni fa grazie alla nuova normativa: la legge n. 68 del 29 maggio 2015 ha introdotto nel nostro Codice penale il Titolo VI-bis dedicato ai delitti ambientali, con i nuovi delitti di inquinamento ambientale, disastro ambientale, impedimento del controllo e ha inasprito le pene per il reato di omessa bonifica, con una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle sull’ecomafia o sui pubblici funzionari corrotti, oltre a misure molto drastiche come la confisca dei beni e sanzioni severe contro la responsabilità giuridica delle imprese. Questo ha permesso una crescita del numero di indagini sui reati ambientali anche in Lombardia.
In particolare quest’anno fa notizia il ciclo illegale del cemento per la crescita del numero di reati contestati: delle 266 infrazioni accertate in Lombardia per quanto riguarda il ciclo del cemento, che hanno portato a 25 sequestri di cantieri e materiali edili e 355 denunce, è Sondrio la provincia in testa alla classifica regionale, con 60 reati contestati, seguita da Brescia con 57 e Bergamo con 44. Resta alto anche il numero di inchieste riguardanti il settore dei rifiuti, che in Lombardia vede un florido mercato dell’illecito, emerso negli ultimi anni anche attraverso i crescenti episodi di incendi di impianti di trattamento e discariche abusive. È Brescia a guidare la classifica, con 94 infrazioni accertate, pari all’1,8% di tutta la nazione, 91 denunce e 45 sequestri. Il bresciano, infatti, è una provincia fortemente caratterizzata dalla presenza di discariche e imprese che operano nel settore dei rifiuti, rendendo il territorio particolarmente interessante per chi fa del malaffare il proprio business. Seguono distanziate Bergamo e Pavia con 62 reati contestati.
Nel campo dei delitti contro gli animali e la fauna selvatica, è ancora una volta Brescia la provincia con il più alto numero di infrazioni accertate in Lombardia, 154 con 100 denunce e 125 sequestri. I reati contestati presi in considerazione dal dossier riguardano il maltrattamento o l’impiego illecito di animali come corse clandestine di cavalli o combattimenti di cani, bracconaggio o pesca di frodo, allevamenti illegali e commercio di specie protette.
Il dossier di Legambiente ha analizzato anche le principali inchieste ecocriminali in cui la corruzione è stato lo strumento fondamentale per fare affari deturpando l’ambiente. In questo ambito la Lombardia si attesta al quarto posto con 73 inchieste giudiziarie, il 10,8% del totale, che hanno comportato 547 arresti e 129 sequestri. «Se da un lato l’aumento delle indagini su reati di tipo ambientale dimostra un’attenzione più marcata a questa tipologia di reati, dall’altro mette in luce una situazione d’emergenza: ecomafia e criminalità ambientale vanno di pari passo con i fenomeni di corruzione– sottolinea Sergio Cannavò, responsabile dell’ufficio legale di Legambiente Lombardia –. Su questo fronte in particolare le Direzioni Distrettuali Antimafia della Lombardia hanno condotto negli ultimi anni inchieste particolarmente incisive e complesse, che hanno permesso di scoprire e fermare vere e proprie organizzazioni criminali dei rifiuti».