Bergamo Capitale Italiana del Volontariato 2022: Università di Bergamo, CSV Bergamo e Provincia di Bergamo presentano i primi risultati della ricerca sul volontariato bergamasco
La prof.ssa Sicilia sulle prime evidenze: “Poca partecipazione dei giovani e limitata capacità di intercettare risorse. Sfida importante rappresentata dalla capacità di trasformare le collaborazioni in opportunità”.
L’iniziativa BERGAMO CAPITALE ITALIANA DEL VOLONTARIATO 2022 ha configurato un’importante occasione per avviare attività di ricerca e laboratoriali, come l’indagine rivolta al mondo dell’associazionismo e del volontariato condotta dall’Università degli Studi di Bergamo in collaborazione con CSV Bergamo e Provincia di Bergamo, al fine di mappare la dimensione del fenomeno e alcuni tratti importanti relativi a: governance delle associazioni, volontari, rapporti con il territorio, condizioni organizzative e innovazione. Questo lavoro si è sviluppato nell’alveo di una specifica convenzione tra Università e Provincia di Bergamo, sottoscritta nella convinzione condivisa che questo progetto sia un tassello importante nel percorso di accompagnamento al Registro Unico del Terzo Settore. “Nell’anno di Bergamo Capitale Italiana del Volontariato abbiamo ritenuto che fosse importante ricostruire la dimensione del volontariato nella nostra provincia – spiega il Presidente di CSV Bergamo, Oscar Bianchi –. L’obiettivo non è stato solo quello di offrire un quadro più preciso di quello che è il volontariato bergamasco, delle realtà che lo compongono e dei volontari che vi operano, ma abbiamo voluto mettere a fuoco quelle che sono le questioni più critiche per le associazioni oggi. Questo ci permetterà da un lato di gestire servizi più adeguati e dall’altro di definire un’agenda di priorità da condividere con tutti gli attori che dialogano con il mondo del volontariato, perché questo sia sempre più protagonista delle politiche del territorio”
L’Università ha sviluppato, attraverso un processo fortemente collaborativo con i partner del progetto, un questionario di agile compilazione da parte dei potenziali rispondenti, in modo da orientare la mappatura in una direzione che potesse generare conoscenze utili a guidare l’azione futura del CSV e della Provincia. “Il cambio epocale di paradigma al quale ci sta obbligando la pandemia tocca il volontariato nelle sue dinamiche più profonde. Abbiamo il dovere di dotarci di ogni strumento di comprensione utile a definire strategie, ed al tempo stesso stimolare le associazioni a maturare una maggiore consapevolezza di sé – ha sottolineato il consigliere delegato al volontariato della Provincia di Bergamo, Damiano Amaglio -. Questa ricerca, che è solo agli inizi ma ha già fornito i primi preziosi risultati, ha il pregio di soddisfare entrambe le istanze. Aggiungo che per Provincia di Bergamo diventa preziosissimo strumento per gestire l’introduzione del nuovo Registro Unico, processo in cui è immersa da tempo facendo scuola in Regione Lombardia. Questo lavoro d’indagine in sinergia con università e CSV continuerà, nella convinzione che la Cultura del volontariato sia uno degli aspetti più autentici e distintivi da valorizzare in Bergamo-Brescia 2023”.
Il questionario è stato indirizzato a tutte le associazioni trasmigrate e che avevano fatto richiesta di iscrizione al RUNTS a inizio agosto 2022. Pertanto, l’indagine ha coinvolto circa 1.100 enti, i quali hanno avuto un mese e mezzo per partecipare alla ricerca tramite la compilazione del questionario. Hanno compilato il questionario 450 enti, con un tasso di risposta poco superiore al 40%. Lo racconta la prof.ssa Mariafrancesca Sicilia, Prorettrice alla Programmazione e al Bilancio e coordinatrice scientifica della ricerca: “Il lavoro messo in campo per sviluppare e somministrare il questionario è stato notevole, a partire dalla ricerca degli indirizzi email per l’invio elettronico del questionario. Il progetto è stato anche incardinato nell’ambito dei tirocini continuativi del Dipartimento di Scienze Aziendali, configurandosi così anche come una opportunità formativa per 7 studenti del percorso di Laurea Triennale in Economia Aziendale. A loro va il nostro ringraziamento per la diligenza e la propositività con cui hanno affrontato le varie attività su cui sono stati coinvolti. Le elaborazioni che presentiamo oggi sono il frutto di un primo lavoro analisi delle risposte al questionario. Nei prossimi mesi andremo ancora più a fondo in modo da restituire una fotografia più raffinata dei vari aspetti investigati. Comunque, già queste prime analisi mostrano delle evidenze interessanti: ad esempio si conferma la poca partecipazione dei giovani e la limitata capacità di intercettare risorse attraverso la partecipazione a bandi competitivi. Al riguardo agire sulle competenze e sulla capacità di trasformare le collaborazioni in proposte progettuali di ampio respiro rappresenta una sfida importante”.
Le associazioni che hanno partecipato al lavoro di ricerca nelle prossime settimane riceveranno un riconoscimento da parte di Coop Lombardia, che consegnerà a tutti i loro volontari delle tessere dedicate con vantaggi mirati e allo stesso tempo sosterrà tre progettualità sociali sul territorio.
I PRIMI RISULTATI DELLA RICERCA
Gli enti operano principalmente in 3 ambiti, rispettivamente l’assistenza sociale, la sanità e la cultura.
Quasi il 90% degli enti registra meno di 50.000 euro di proventi all’anno, tali proventi derivano principalmente da donazioni, contributi da enti pubblici, quote sociali, attività di raccolta fondi e 5 per mille. Solo il 22% degli enti annovera tra le principali fonti di entrata/proventi le risorse provenienti dalla partecipazione a bandi.
La governance è prevalentemente al maschile, infatti solo il 34% degli enti ha una presidente del Consiglio direttivo, seppure la presenza femminile nel consiglio direttivo è mediamente pari al 43%. I/le presidenti sono in carica mediamente da 7 anni, con poco più del 10% degli enti guidati da più di 15 anni dalla stessa persona.
I volontari sono in media 26 per ente, con il 75% delle organizzazioni con meno di 20 volontari. Solo 17 organizzazioni contano più di 100 volontari.
Il 28% degli enti segnalano una prevalenza di volontari di genere femminile, il 33% di genere maschile, mentre nel 39% delle organizzazioni si osserva una equa ripartizione tra donne e uomini. Solo il 6% degli enti dichiara di far leva prevalentemente su volontari con età inferiore ai 35 anni. L’86%, invece, beneficia prevalentemente dell’attività di volontari compresi nella fascia d’età tra 35 e 70 anni. Il 63% degli enti dichiara di rilevare la soddisfazione dei volontari, il 19% non lo fa ma ha intenzione di farlo in futuro, mentre il 9% non lo fa e non intende procedere in questa direzione. Corsi di formazione rivolti ai volontari sono stati organizzati dal 51% delle organizzazioni, mentre il 39% non ha svolto attività formative a favore dei propri volontari. È da segnalare, che la metà degli enti che indicano di non aver investito nella formazione dei propri volontari hanno intenzione di organizzare corsi di formazione per i propri volontari. Oltre il 60% degli enti ha organizzato campagne di reclutamento di volontari. Il 29% degli enti sinora non si è mosso in modo attivo e organizzato al riguardo.
Sostanzialmente tutti gli enti dichiarano di collaborare con altri attori del territorio: i principali interlocutori sono gli enti locali; infatti, il 60% dei rispondenti li annovera tra i soggetti con cui ha avviato collaborazioni. Seguono Scuole, Università e altri Enti di ricerca, altre associazioni, e aziende sanitarie.
Il 54% dei rispondenti ha attivato almeno un canale social, il 32% ne ha due. Il principale canale social è Facebook, indicato da 56% enti, a cui segue Instagram, usato dal 30%.
Il 72% dei rispondenti negli ultimi 5 anni ha introdotto delle innovazioni, in particolare gli enti hanno sviluppato nuovi servizi, adottato nuove modalità di comunicazione della attività e cambiato le modalità di gestire e organizzare il lavoro dei volontari.