Il cuore fa la differenza
La rete delle associazioni e degli oratori di Bariano, Morengo e Pagazzano, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo, organizza per giovedì 28 febbraio 2019 alle 20.45 all’Oratorio di Pagazzano un incontro con Diego Manzoni, operatore umanitario di Medici Senza Frontiere, che racconterà la propria esperienza di medico in territori di guerra.
“Dopo un po’ di anni in cui svolgevo regolarmente il mio lavoro di medico in Italia, sentivo che era giunto il momento di svolgere il mio lavoro in un contesto più difficile e bisognoso, mettendo a disposizione le mie competenze per aiutare altre persone”, inizia così la storia di Diego Manzoni, anestesista-rianimatore del Papa Giovanni XXIII di Costa Mezzate, come operatore umanitario di Medici Senza Frontiere. Nel 2011, a 34 anni, Diego ha inviato la sua candidatura a MSF e dopo essere stato reclutato ha scelto la sua prima missione: destinazione Afghanistan. “Sono stato nell’ospedale di Kunduz, che è poi stato bombardato nel 2015. Lì ho potuto trascorrere una bella esperienza, importante e gratificante per merito delle persone con cui l’ho vissuta: i colleghi occidentali, ma soprattutto il personale locale. Lavorare con loro è entusiasmante e stimolante, sono contenti di imparare, disponibili a raccontare le loro storie e nasce così uno scambio di visioni sulla vita e sul lavoro che arricchisce entrambe le parti”. Resta però il dover fare i conti ogni giorno con la difficoltà del contesto in cui si opera, fatto di bombardamenti e scarsità di risorse. Difficoltà che si superano volentieri perché “la soddisfazione che ci dà il nostro lavoro è di gran lunga maggiore. Si accetta il rischio a beneficio del risultato, che per un medico significa talvolta la soddisfazione di salvare una vita”. Dopo sei settimane Diego è rientrato a casa, ma almeno una volta all’anno continua a partire con MSF per posti sempre diversi (Afghanistan, Yemen, Iraq), perché la voglia e la passione di tornare a dare il proprio contributo non cessano. “Non si tratta solo di svolgere attività medica, ma di insegnarlo anche ad altri che poi potranno continuare a farlo anche quando noi torneremo a casa. La nostra sfida più grande è trasmettere una conoscenza che possa diventare patrimonio per quel territorio”. Quando torna in Italia Diego continua a lavorare in ospedale e in attesa di un’altra missione continua ad operare raccontando la propria esperienza e quello che ha incontrato. “Testimoniare quello che ho visto è un dovere, è compito mio raccontare cosa c’è dall’altra parte del mondo perché altrimenti non ha senso continuare a fare quello che facciamo. È parte del nostro compito dare voce a quello che abbiamo toccato con mano, a chi altrimenti voce non l’avrebbe”.