Pavia, dove i cittadini “adottano” i parchi. E anche un ex raccordo stradale
La città lombarda è tra le più impegnate in Italia nel recupero di beni comuni. Vari gruppi informali di cittadini, attivi nella cura volontaria di aree verdi, sono stati supportati dal CSV locale e hanno partecipato all’ottavo BambinFestival. Il racconto di 8 esperienze.
Pavia è sicuramente una delle città italiane più impegnate nella cura dei beni comuni. Lo testimonia, dal punto di vista istituzionale, l’adozione oltre un anno fa da parte del comune del Regolamento sull’amministrazione e gestione condivisa dei beni comuni, proposto da Labsus e a cui partecipa il locale Centro di servizio per il volontariato, grazie al quale sono stati avviate diverse sperimentazioni di laboratori e patti civici.
Ma lo testimonia soprattutto la straordinaria diffusione di gruppi informali di cittadini che, in vari quartieri di questa città relativamente piccola (72 mila abitanti), si sono attivati per il recupero di vari spazi pubblici e la loro restituzione alla collettività. Sono almeno sette i gruppi con cui è in contatto il CSV, la maggior parte dei quali coinvolti per la prima volta nel suo “BambinFestival”, la grande manifestazione di 16 giorni (11 mila partecipanti, 180 eventi, quasi 500 volontari) svoltasi nella seconda metà del maggio scorso. Un festival dedicato ai più piccoli e alle famiglie, giunto all’ottava edizione, che quest’anno aveva messo al centro proprio il tema dei beni comuni. E così, accanto alle 143 associazioni partecipanti, protagonisti delle tante iniziative di animazione e feste sono stati alcuni di questi comitati informali, il cui lavoro è tutto da raccontare.
Cominciamo dal quartiere Pavia ovest, altamente popolato soprattutto da famiglie con bambini, dove si sono svolti quattro eventi del festival. Qui operano tre gruppi di cittadini che da alcuni anni si impegnano per migliorare alcune aree. La prima è il Parco di Via Flarer, adiacente ad alcuni condomini, dove un gruppo di famiglie, con l’aiuto Legambiente Circolo Il Barcè, hanno intrapreso tre anni fa un percorso di riqualificazione dapprima fermando la cementificazione e poi adoperandosi, anche attraverso lo strumento del bilancio partecipativo, per realizzare un parco attrezzatocon zone ristoro, zone ombrose e per il gioco. Un parco pensato e co-progettato insieme ai grandi e piccini del quartiere.
La seconda area è il Parco di Via Cagnoni, vicino a un polo scolastico (nido, materna e infanzia), dove un gruppo di mamme ha iniziato due anni fa a prendersi cura di quest’area che quotidianamente frequentano con i figli all’uscita dalle scuole. Hanno fatto una raccolta fondi per comprare un nuovo gioco, e organizzano con frequenza feste e animazioni, con l’obiettivo di migliorare le attrezzature e renderlo luogo di socializzazione, accogliente e sempre più vissuto.
Ma l’esperienza più interessante del quartiere Pavia ovest riguarda una strada, nello specifico un ex raccordo stradale (via Moruzzi) abbandonato al degrado per molti anni e diventato una discarica a cielo aperto. La strada è stata “adottata” dai residenti delle case vicine, ripulita, riqualificata, diventando luogo di feste, pedalate e altre attività. Obiettivo del gruppo ora è connettere l’ex raccordo con il resto della città, realizzando un percorso ciclabile che lo leghi al fiume Ticino. Ciò avverrà grazie al contributo che i cittadini hanno ottenuto dal comune di Pavia nell’ambito del Bilancio partecipativo del 2016.
Se ampliamo lo sguardo sul resto della città troviamo altri quattro gruppi informali. Nel quartiere del Borgo Ticino alcune mamme hanno adottato il Parco Rossignoli, per contrastare il degrado e l’uso talvolta improprio che ne veniva fatto da alcuni gruppi di persone: organizzano feste e animazioni, coinvolgono la scuola di quartiere e co-progettano spesso eventi anche con il Servizio Formativo Autonomia, situato nel quartiere, che accoglie ragazzi disabili in percorsi di autonomia.
In centro storico un gruppo di mamme, supportato dall’associazione Mamme Connesse, sta invece riattivando la cura del Parco della Darsena che per tanti anni aveva avuto un presidio forte di genitori frequentatori che avevano lanciato la prima adozione in città, ma che poi – dopo che i figli sono cresciuti e il nido adiacente è stato trasferito – aveva vissuto un periodo di inattività.
C’è poi un piccolo ma tenace gruppo di mamme del quartiere San Pietro in Verzolo, che sta da tempo portando avanti una campagna per avere un parco fruibile nel proprio quartiere, perché quello presente ha una serie di limiti che non ne permettono una completa fruizione. Bambinfestival 2017 ha permesso al CSV di entrare in contatto per la prima volta con questo gruppo.
Infine nel quartiere Pelizza un gruppo di residenti, sollecitato negli scorsi anni nell’ambito di un progetto coesione sociale di Fondazione Cariplo, presidia e frequenta in modo coordinato due aree adiacenti: il parco giochi Martinetti e il campetto sportivo Tibaldi.
Queste sono alcune delle esperienze che il CSV ha seguito con particolare attenzione nell’ultimo anno e nei confronti delle quali si adopera affinché anche queste forme di volontariato spontaneo, non formalmente costituito, possano fruire dei servizi e dell’accompagnamento del Centro. Ma il terreno è fertile ed altri gruppi stanno probabilmente già sorgendo o stanno per farlo. Anche con modalità “ibride”, come avviene per il parco giochi di via Verdi, zona Ticinello, dove da oltre 5 anni i ragazzi con disabilità mentale ospiti di un centro diurno puliscono gratuitamente il parco pubblico di fronte a una scuola materna, partecipando così a un progetto cittadino di riqualificazione e cura, e creando anche qui legami di reciprocità tra gruppi che apparentemente potrebbero sembrare distanti.
Pubblicato anche sul sito www.csvnet.it