E poi basta. Manifesto di una donna nera italiana: la nostra recensione
Titolo: E POI BASTA. Manifesto di una donna nera italiana
Autore: Espérance Hakuzwimana Ripanti
Editore: People
Edizione: 2019
La piccola casa editrice “People”, fondata nel 2018 si propone di indagare i cambiamenti nella società contemporanea e raccontare persone, le loro idee, battaglie, trasformazioni. All’interno di questo progetto si inserisce il seguente volume: Espérance Hakuzwimana Ripanti “E POI BASTA. Manifesto di una donna nera italiana” 2019.
L’autrice è nata in Ruanda nel 1991, cresciuta fino a tre anni nell’orfanotrofio di un’associazione italiana; da questa nazione in guerra civile riesce a fuggire con altri 40 bambini. Portata in un centro di accoglienza in provincia di Brescia e poi adottata, ha vissuto infanzia e adolescenza a Flero, unica nera tra i parenti acquisiti, i compagni di scuola, gli insegnanti.
Questo spiega il nome della scrittrice: Espérance (nome assegnatole quando fugge dalla guerra in Ruanda), Hakuzwimana (nome ruandese che ha voluto mantenere), Ripanti (cognome della famiglia che l’ha adottata).
Espérance racconta di aver capito a 8 anni di essere nera (diversa come la gabbianella di Sepulveda), di come non volesse fare l’attivista e poi lo sia diventata per favorire l’integrazione e abbattere le discriminazioni, di come abbia scoperto che cosa significhi essere una “donna nera italiana”: tre parole che riassumono la sua vita, il suo percorso di crescita e ricerca della propria identità.
Ha resistito grazie a Bubu, un pupazzo di pezza nero come lei, e ad una entità immaginaria da lei chiamata Anna, una voce interiore, una guida per affrontare la timidezza, per non correre rischi. Cresciuta senza mai sentirsi a casa, nel posto giusto, senza mai essere guardata per chi era veramente, nella lettura ha trovato la sua fuga, il suo riparo, la sua libertà, la porta aperta sul mondo, su quello che non sa. E lei, che ha sempre scritto storie, scopre ora la sua storia, il bisogno di raccontare per rivelarsi agli altri, per uscire dalla gabbia dei pregiudizi che vogliono una ragazza nera o povera o prostituta o acculturata ma secondo i gusti altrui. Soprattutto scrive per cercare se stessa e sente la responsabilità di farlo per chi non ha voce o non sa come farlo (gli immigrati, le seconde generazioni, gli adottati). E questo spiega il titolo del volume in questione diventando un monito per gli italiani che spesso si ritengono antirazzisti, ma portano in sé l’eredità di un passato coloniale. Sono frequenti gli esempi di comportamenti, di domande superficiali o frutto delle migliori intenzioni, ma nati da pregiudizi e che provocano la suscettibilità o addirittura la rabbia della scrittrice. Espérance scrive quando “essere nera è diventato un problema. Essere donna si è trasformato in fatica, essere giovane in una lotta continua”.
Ne scaturisce un libro dai molteplici stili narrativi: pensieri, riflessioni, conversazioni, aneddoti, poesie, lettere (che nei saluti finali si concludono “con paura e libertà”), pezzi di diario, consigli bibliografici, elenchi di compagni di viaggio. Attraverso queste testimonianze personali Espérance ci obbliga a molte riflessioni sull’Italia di oggi e anche sulla retorica antirazzista.
(a cura di Giuseppina Calzolari, Redazione CSV Brescia)