Il mondo che avrete: la nostra recensione
Titolo: IL MONDO CHE AVRETE. Virus, antropocene, rivoluzione
Autore: M. Aime, A. Favole, F. Remotti
Editore: UTET Mi
Edizione: 2020
Il saggio è un’ interessante riflessione sulle conseguenze dell’impatto del Covid a livello globale applicando all’analisi della pandemia le tecniche usate dagli antropologi.
I tre autori, docenti universitari, in tre diversi capitoli, prevedono che la crisi avrà effetti di lungo periodo perché rimette in discussione alcuni cardini del pensiero occidentale.
L’era presente è stata definita “antropocene” perchè basata sulla presuntuosa e e pericolosa convinzione che l’uomo sia al centro della natura, dominatore della Terra. Purtroppo un organismo di minima dimensione ha sconvolto i nostri comportamenti e modificato molti punti di riferimento della nostra vita (lavoro, relazioni) e ci ha obbligato a riflettere sulla sostenibilità dello sviluppo, sugli sconvolgimenti ambientali provocati dal nostro progresso, a pensare al futuro, cioè alla vita delle nuove generazioni.
Francesco Remotti in “Sospensione, accecamento, antropocene” prende spunto dal lockdown, inteso come sospensione traumatica che, al contrario delle sospensioni programmate e abitudinarie, si scontra con la cultura contemporanea dominata dal mito del “progresso infinito” e accelerato senza tener conto che le risorse sono di numero finito. Tutto ciò ha imposto una riflessione critica sulla cultura in cui siamo immersi come indica, ad esempio, Greta Thunberg che accusa la nostra società di rubare il futuro ai giovani.
Adriano Favole in “Confini, socialità, riti” sviluppa un’osservazione della società del coronavirus comparandola con società e culture che hanno vissuto periodi di confinamento e sottolineandone le caratteristiche e le novità, tra cui la velocità del contagio nei paesi ricchi. L’umanità, dopo aver teorizzato le meraviglie di un mondo aperto e globalizzato, per la paura del contagio ha riattivato i confini e le politiche sovraniste, ha imposto una nuova prossemica, ha ristretto l’orizzonte sociale alla famiglia convivente che, da un lato, ha evitato la solitudine ma dall’altro ha mostrato i suoi rischi (es. femminicidi). La pandemia ha anche influito sul linguaggio (es. introduzione di anglicismi), sulla perdita e invenzione di nuovi riti (es. quelli funebri), sull’accesso di massa al mondo digitale. L’autore in queste considerazioni fa riferimento a comportamenti, immagini, situazioni in cui anche il lettore si ritroverà.
Marco Aime in “Che fare?” sottolinea la necessità di una vera rivoluzione culturale dopo lo stallo imposto dalla pandemia. Tra le varie possibilità, di cui espone difficoltà e costi, l’autore propone la riscoperta e l’importanza della solidarietà e della convivenza contrapposte alla competitività, un’etica della responsabilità che valuta le azioni sulla base delle conseguenze, cioè che considera le ricadute anche nel futuro. Oggi infatti la politica, rinunciando alle ideologie, vive in un eterno presente in cui il passato è sempre più inutile e il futuro è vago se non inquietante. Tutto si riduce all’immediato, affrontato con modalità emergenziali. I due precedenti autori avevano già evidenziato il “furto di futuro”, cioè lo scaricare sulle nuove generazioni il debito economico ed ecologico per l’abuso che abbiamo fatto delle risorse del pianeta. Ora Aime assegna ai giovani il progetto di una rivoluzione ideando una nuova convivenza tra noi e gli abitanti della Terra, tra noi e la natura così come stanno facendo i giovani in un movimento trasversale che si mobilita per l’emancipazione di tutti, per l’ambiente, per il futuro.
Il libro si conclude con una ragionata guida bibliografica che consentirà al lettore di consultare le fonti saggistiche e narrative cui gli autori si sono riferiti e, di conseguenza, di approfondire gli argomenti, generali e di attualità, che più lo interessano.
a cura di Giuseppina Calzolari (Redazione CSV Brescia)