Istruzioni per diventare fascisti: la nostra recensione
Titolo: Istruzioni per diventare fascisti
Autore: Michela Murgia
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2018
Michela Murgia scrittrice, nata a Cabras, in Sardegna nel 1972. Di formazione cattolica, è stata educatrice e animatrice nell’Azione Cattolica nel ruolo di referente regionale del settore giovani. Fra le varie esperienze lavorative precedenti all’attività di scrittrice, quella di insegnante di religione nelle scuole, venditrice di multiproprietà, operatrice fiscale, dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica e quella di portiera di notte. I suoi romanzi hanno ispirato opere teatrali e cinematografiche e sono stati tradotti in molte lingue.
Questo breve saggio è un “libricino da trattare con precauzione, non lasciare in mano a minori o a persone con scarsa ironia“. Usando il paradosso, infatti, Michela Murgia ci invita ad alzare la guardia nei confronti delle molte forme di fascismo e ci chiede se ci interessa ancora, davvero, essere democratici. La scrittrice ci propone quindi, provocatoriamente, alcune strategie per lasciare la democrazia per un sistema alternativo, peraltro già collaudato, il fascismo.
In questo testo Michela Murgia non solo ci ricorda quanto sia difficile applicare l’arte della democrazia, ci mostra quanto ce ne siamo già allontanati e, soprattutto, ci costringe a guardare quanto di poco democratico ci sia in ognuno di noi.
L’autrice propone innanzitutto di cambiare alcune parole, cominciando da “leader”. La figura del leader presuppone l’esistenza di un gruppo di pari che, da esso ben condotti, discutono e mediano per produrre decisioni. Se la parola e l’idea di “leader” fosse sostituita da “capo” tutto diventa meno dispendioso di tempo e di energie. Il “capo” non negozia ma ordina la direzione e trascina con sé i suoi.
E ancora l’“avversario” diventa “nemico”, così non nascono equivoci, il nemico è altro da noi, non fa parte del sistema, non ha diritto ad esprimersi.
Insomma, in ogni pagina questo libro ci provoca, ci costringe a verificare le nostre idee, non quelle che riteniamo inossidabili e che ripetiamo nelle grandi occasioni, ma le nostre affermazioni quotidiane.
Perché è nella vita di tutti i giorni che la democrazia ci costa troppo, ascoltare l’opinione di tutti ci fa perdere tempo, siamo infastiditi da culture diverse da quella a cui siamo abituati, cerchiamo un “capo” che vada nella direzione “giusta”, almeno secondo noi.
E così scopriamo che la democrazia è fragile quando la società si complica, quando siamo meno sicuri del nostro futuro personale e famigliare, ed è una costante fatica mantenere dritta la barra.
Io credo che questo testo possa interessare i volontari perché è nella democrazia che il volontariato vive e si esprime al meglio e diventa partecipazione attiva ad un benessere comune. Solo la democrazia, infatti, consente di tenere conto delle differenze e dei bisogni di pochi, garantisce spazi di partecipazione a chiunque voglia servirsene per migliorare lo stare insieme.
(a cura di Beatrice Valentini, Redazione CSV Brescia)