La dittatura delle abitudini: la nostra recensione
Titolo: LA DITTATURA DELLE ABITUDINI
Autore: Charles Duhigg
Editore: Corbaccio
Edizione: 2012
In forma di manuale il giornalista statunitense C. Duhigg affronta il tema delle abitudini secondo tre prospettive indicate nel sottotitolo. Come si formano, quanto condizionano, come cambiarle. L’autore parte dal presupposto che gran parte delle decisioni e delle scelte che effettuiamo quotidianamente non derivano da riflessioni consapevoli, bensì da abitudini. L’abitudine è una scelta compiuta deliberatamente, che poi il cervello segue automaticamente risparmiando energie mentali (basti pensare alla guida dell’automobile).
Superando l’idea che l’abitudine sia solo un vizio (fumo, alcol, gioco), occorre prendere consapevolezza degli influssi che le abitudini esercitano sulla nostra salute, il nostro lavoro, la nostra situazione economica e la nostra felicità. Nasce così questo saggio che si basa su studi accademici, interviste, ricerche presso società e che risulta diviso in tre parti dedicate rispettivamente a:
- neurologia della formazione dell’abitudine, costruzione di nuove abitudini e modifiche di vecchie;
- esame delle abitudini di organizzazioni e aziende di successo: come condizionano il modo di lavorare, di comunicare, di consumare;
- descrizione di come le abitudini creino nella società movimenti politici e di opinione.
La prima tappa di questa ricerca è l’identificazione del circolo dell’abitudine che parte da un bisogno che attiva una routine di comportamento il cui risultato è una gratificazione. Grazie a questo schema possiamo prendere consapevolezza delle nostra abitudini: comprenderne il funzionamento, cercare un modo per sostituire cattive abitudini con nuove routine, sviluppare la nostra forza di volontà come input per iniziare un cambiamento e sperimentare le modificazioni. L’aspetto interessante di questo saggio è il ricorso dettagliato (anche troppo) ad esempi di grandi personaggi e all’applicazione dei criteri di mercato (già ampiamente illustrati da Vance Packard ne “I persuasori occulti” del 1957) ad altri settori e ambienti (aziende di successo, sport, movimenti sociali, fede). Nello stesso tempo questo costituisce un limite perchè applicato quasi esclusivamente alla società americana e perchè dà spazio maggiore alla formazione e al condizionamento delle abitudini e meno al cambiamento.
Come ultima nota ritengo utile leggere o rileggere questo volume in epoca di pandemia perchè l’autore nei diversi esempi dimostra come “una crisi diventa un’opportunità”: frase che in questo periodo sentiamo frequentemente.
(a cura di Giuseppina Calzolari, Redazione CSV Brescia)