L’utopia sostenibile: la nostra recensione
Titolo: L’utopia sostenibile
Autore: Enrico Giovannini
Editore: Laterza
Anno edizione: 2018
L’autore prende atto della consolidata insostenibilità del modello di sviluppo che è stato seguito negli ultimi 200 anni e sottolinea come tale insostenibilità si rappresenti in diversi aspetti: ambientale, economico e sociale. L’instabilità economica può, infatti, trasformarsi in instabilità sociale, politica e istituzionale con un effetto domino inarrestabile.
Non si tratta di una tesi nuova, l’autore fa riferimento al “Rapporto sui limiti dello sviluppo” commissionato al MIT (Massachusetts Institute of Technology) dal Club di Roma (associazione non governativa, non-profit, di scienziati, economisti, uomini d’affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti dei cinque i continenti) e pubblicato nel 1972 dove si ipotizzava una progressiva riduzione delle risorse disponibili (materie prime, acqua e suolo) e si preconizzava un collasso del sistema socio-economico. Il rapporto ebbe grande eco tra gli studiosi e crebbe l’attenzione all’analisi dei legami tra sviluppo economico ed impatto ambientale.
Nonostante gli sforzi di cambiamento dal 1972 ad oggi il “sistema” ha continuato a funzionare nello stesso modo seguendo regole già incorporate nei modelli utilizzati per le simulazioni che il MIT aveva fatto allora. Contemporaneamente “gli esperti” hanno continuato a studiare ed a dibattere sui diversi scenari possibili portando a i centri di decisione, le Nazioni Unite in primis i loro rapporti e i loro allarmi.
Anni di consultazioni e di dibattiti, hanno portato l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ad approvare, nel 2015, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che dice cose grandi ed importanti ma lontane dall’attualità che appaiono come un’utopia.
Dice, ad esempio: “noi immaginiamo un mondo libero dalla fame, dalla povertà e dalla malattia, dalla paura e dalla violenza… riaffermiamo il diritto all’acqua potabile per tutti… In cui ogni bambino può crescere lontano dalla violenza e dallo sfruttamento, ogni donna gode della totale uguaglianza… un mondo giusto, equo, tollerante e socialmente inclusivo…”
L’Agenda è composta da 17 obiettivi e 169 sotto-obiettivi che sono puntualmente declinati nel testo che spiega come siano realizzabili se perseguiamo un nuovo modello di sviluppo che non prende in considerazione solo il piano economico o quello ambientale, ma in modo integrato i diversi capitali a cui dobbiamo fare riferimento: il capitale naturale con obiettivi di riparazione e di conservazione, il capitale umano con obiettivi di educazione e formazione, il capitale sociale cioè le norme e le istituzioni e il capitale economico.
Le politiche per lo sviluppo sostenibile sono quindi anche quelle relative al sistema educativo- formativo e quelle fiscali nella misura in cui perseguono gli obiettivi o i singoli sotto-obiettivi dell’Agenda 2030.
Particolarmente interessante è poi il capitolo che analizza la situazione italiana con esempi e richiami che tutti possono comprendere.
Non è una lettura facile, ma affascinante e certamente consigliabile a chi opera nel sociale; ed in particolar modo a chi lo fa da volontario. Ad un volontario può interessare almeno da due punti di vista. Anzitutto la voglia di porre rimedio, concretamente e subito, a situazioni di esclusione e/o di ingiustizia non deve offuscare la vista dallo scenario più ampio, non deve impedire di cogliere i segnali di incongruenza, le contraddizioni, l’inevitabilità di alcuni destini prodotti dal modello di sviluppo nel quale siamo immersi. Un’altra considerazione riguarda il ruolo che il volontariato, soprattutto alla luce della recente Riforma del Terzo Settore, può avere nel promuovere quei valori che sono necessari alla transizione allo sviluppo sostenibile a partire dal concetto di benessere di una persona e di una comunità che non ha più nulla a che vedere con il PIL.
(Beatrice Valentini, redazione CSV)