Sociologia delle migrazioni femminili: la nostra recensione
Titolo:SOCIOLOGIA DELLE MIGRAZIONI FEMMINILI
Autore: Cvajner Martina
Editore: Il Mulino BO
Edizione: 2018
La sociologa croata Martina Cvajner è ricercatrice all’Università di Trento. Giunta in Italia nei primi anni ’90 come rifugiata, inizialmente fece la badante quando le lavoratrici domestiche venivano dai Balcani, dalle Filippine, dall’Eritrea ed erano giovani, di poche pretese. Poi erano diventate donne di mezza età, istruite, divorziate e il loro numero continuava ad aumentare così come aumentava il numero delle donne provenienti dagli ex stati dell’Unione Sovietica, in particolare Ucraina, Moldavia.
Nel 1993 usciva un testo basilare sulle migrazioni internazionali “The Age of Migration” di Castles e Miller che sottolineava il fenomeno della femminilizzazione dei flussi migratori e smentiva la centralità del modello del pioniere maschio. Questo testo ha avviato una serie di indagini che tendevano a dimostrare come la femminilizzazione non fosse un fenomeno recente, ma piuttosto dipendesse dalla modificata sensibilità di chi analizza e interpreta le dinamiche migratorie, dalle esigenze economiche dei paesi di destinazione e anche dai cambiamenti nei paesi di origine per la prima volta coinvolti nel fenomeno.
Partendo da queste premesse il presente volume intende analizzare la nascita e l’evoluzione dei flussi migratori nel corso di un ventennio dalla fine degli anni ’90 tra i paesi dell’ex Unione Sovietica e l’Italia che hanno visto una crescita veloce e poi continua di popolazione post-sovietica (anche negli anni più bui della crisi economica), il carattere fortemente femminile della presenza straniera e l’elevata concentrazione di queste donne nel lavoro domestico e in quello di cura.
Con il crollo dell’URSS nel 1991 si verifica una prima ondata di “pioniere” che devono costruire da sole un processo di adattamento nel settore lavorativo meno appetibile e retribuito: lavoro di cura co-residente. Con la crisi del rublo nel 1998 aumenta il potenziale migratorio: le prime “adottanti”, grazie a barriere di ingresso relativamente basse, seguono l’esempio delle pioniere. Con la sanatoria del 2002 e poi con i decreti flussi entrano le “seguaci” che emigrano potendo contare su una rete di legami (es. parentela) e di servizi (es. ambienti religiosi e/o associativi marcati in termini nazionali). Attraverso esperienze, interviste, dati ufficiali, indagini sociali dell’Istituto Nazionale di Statistica, ricerche universitarie, informazioni tratte da precedenti indagini, confronti con altri accademici la Cvajner vuole dimostrare come le donne siano riuscite a creare un sistema migratorio femminile, cioè un insieme strutturato di relazioni e meccanismi capace di mantenere nel tempo il carattere femminile del flusso.
Questa ricostruzione dell’esperienza migratoria, sia individuale che collettiva, cerca di indicare le forti peculiarità mantenute e i significativi cambiamenti intervenuti in seguito alla diversa organizzazione economica e sociale delle loro vite. Di conseguenza risulta decisamente interessante l’analisi delle conseguenze che l’emigrazione ha prodotto nelle donne (es. cura di sé, relazioni sentimentali), nelle loro famiglie (divorzio, rapporti con i figli), nei contesti di origine (rimesse monetarie e sociali, relazioni fiduciarie) e di quelli di insediamento (pregiudizi).
Il pregio sostanziale di questo volume consiste nel fatto che l’autrice fornisce un quadro ampio, dettagliato e sistematico di un fenomeno in cui spesso il lettore è stato personalmente coinvolto quando ha avuto bisogno di una badante.
a cura di Giuseppina Calzolari (Redazione CSV Brescia)