Stranieri alle porte: la nostra recensione
Titolo: Stranieri alle porte
Autore: Zygmunt Bauman
Editore: Laterza
Anno edizione: 2016
Bauman, il sociologo polacco scomparso nel 2017, in questo breve saggio condensa l’analisi dei problemi generati dall’attuale “crisi migratoria” rifacendosi al pensiero di filosofi (es. I. Kant), di storici (es. Hobsbawm), a recenti dichiarazioni o scelte operate da molte nazioni ai nostri tempi.
Le migrazioni di massa sono state una costante dell’era moderna per ragioni economiche e politiche, ma ultimamente è aumentato il numero dei profughi e richiedenti asilo alle porte dell’Europa anche per la destabilizzazione della regione mediorientale e i fallimenti di stati teatro di guerre.
Secondo Bauman la crisi migratoria ci rivela l’attuale stato del mondo e sottolinea le contraddizioni della società moderna caratterizzata dal mito della “prestazione” individuale dove le relazioni sono valutate per la capacità di produrre risultati, fenomeno che a sua volta sviluppa una cultura individualistica accompagnata dalla paura di essere inadeguati, dalla perdita di autostima, dal timore dell’emarginazione.
Nelle zone sviluppate, mentre il mondo del business accoglie con favore manodopera a basso costo, i singoli temono la concorrenza sul mercato del lavoro che accentua il senso di insicurezza quotidiana. E così la crisi migratoria ha esasperato il “panico da migrazione” cioè la paura di perdere lo stile di vita che conduciamo. Questo ci porta alla ricerca di un capro espiatorio, a screditare altri esseri umani accusandoli di vizi e intenzioni malevole (es. diffusione di malattie letali, terrorismo) e in tal modo giustificando la nostra indifferenza morale o il nostro rifiuto. Il dibattito sull’immigrazione è scivolato dall’etica al tema della sicurezza, alla ricerca dell’uomo forte: “la società in crisi ripone speranze in un salvatore, che prometta un nazionalismo bellicoso e richiuda le porte ormai inservibili”.
L’autore, ricordandoci che viviamo tutti su un solo pianeta, per altro sferico, e che siamo una sola umanità, vuole riportare l’etica all’interno della politica respingendo la tendenza della società umana a restringere la sfera degli obblighi morali che siamo disposti a riconoscere e ad accettare come nostre responsabilità.
Infine smonta il mito dell’uomo/donna forte, dello straniero come pericolo da allontanare e avanza una soluzione forse utopica: un processo continuo di conoscenza reciproca, di dialogo e confronto per arrivare a una convivenza pacifica e vantaggiosa per tutti. Abbattere muri, non costruirli!
(a cura di Giuseppina Calzolari, Redazione CSV Brescia)