Uno psicologo nei lager: la nostra recensione
Titolo: Uno psicologo nei lager
Autore: Viktor E.Frankl
Editore: Edizione Ares
Anno edizione: 2012
Quando non siamo in grado di cambiare una situazione, ci troviamo di fronte alla sfida di cambiare noi stessi. In questa frase possiamo cogliere l’attualità e la profondità del libro “Uno psicologo nei lager”.
Durante l’olocausto Viktor Frankl, già psichiatra affermato, passò tre anni come prigioniero nei campi di concentramento di Auschwitz e Dachau. Una volta liberato scopri che la sua stessa moglie, padre, madre e fratello morirono in questi campi. Dovette affrontare la fame, malattie debilitanti e condizioni di vita estreme. Tuttavia a differenza della maggior parte degli altri prigionieri, in qualche modo, riuscì a trovare speranza e significato in uno degli eventi più terribili nella storia dell’umanità.
L’autore infatti utilizza le sue osservazioni e le sue esperienze all’interno del lager per tradurle in insegnamenti di largo respiro capace di toccare temi quali l’amore, il dolore, la colpa, la vita e la morte. Ciò che colpisce infatti è la capacità dello psicologo di legare eventi propri del Lager ad esperienze quotidiane che noi tutti in quanto umani proviamo nella nostra vita; fra queste l’esperienza del tempo e l’importanza di una visione del futuro.
Frankl osserva da un punto di vista psicologico e esistenziale la perdita per molti deportati della nozione del futuro, del domani e di un sogno da perseguire; questa crisi porta principalmente a un dilaniarsi nel presente (il giorno nel Lager sembrava infinito, dirà a proposito) è un’esperienza che possiamo chiamare morte dell’anima (uno stesso deportato amico di Frankl gli dirà un giorno di provare a vivere tirandosi dietro il proprio cadavere). È interessate il collegamento che l’autore fa con le esperienze e la cura clinica di molti suoi pazienti in stato di disoccupazione e il loro stato d’animo. Il pensiero di Frankl parte dal campo della psicologia per avvicinarsi alla poesia, alla letteratura e filosofia; «noi siamo fatti della stessa stoffa di cui sono fatti i sogni» suggerì al riguardo il drammaturgo William Shakespeare.
Siamo liberi davanti alle circostanze della vita? E sempre possibile scegliere di essere moralmente buoni? Come rimanere umani davanti al dolore altrui e quali azioni possiamo fare, ciascuno di noi nel nostro piccolo?
Sono domande, che oggi più che mai, si rivolgono a noi. Leggere questo libro ci aiuta a formulare delle risposte.
(a cura di Michela Mivida Di Meo Redazione CSV Brescia)