Diogene: ogni martedì con La Provincia di Como le notizie del terzo settore
La cronaca del bene esce dalle riserve indiane del buonismo. In edicola tutti i martedì con il quotidiano La Provincia di Como, l’inserto Diogene, gratuito e realizzato in collaborazione con il CSV Insubria.
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Per segnalazioni, notizie, temi, storie e per comunicazioni, email: diogene@laprovincia.it
n.b. per gli eventi è necessario inviare comunicazione con un anticipo di due settimane.
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Disse il saggio Lao Tsu «fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce». Di notizie di alberi che cadono sono pieni giornali, web, tv e bar sport, pure i social fanno baccano. Ora proviamo a dare parola alla foresta che silenziosa cresce. Alle buone notizie che si insinuano a fondo pagina, perenni cenerentola, si dà titolo e spazio e la prima scoperta è che nel mondo del fare per il bene c’è una varietà umana da giungla tropicale. C’è chi supplisce il welfare, accorre alle emergenze, colma bisogni, e meno male, ma intanto rivendica i diritti perché l’emergenza sia superata, il welfare garantito, i bisogni abbiano risposta. C’è passione, rabbia, attivazione, senso di cittadinanza.
Spesso chi opera per il bene ha un’altissima consapevolezza politica e sociale. Sta svanendo quel volontariato che dona soldi o tempo per sentirsi meglio e poi tutti a casa, se mai c’è stato. Come in crisi sono le organizzazioni rigide, incapaci di evolvere. Aumentano i ragazzi e le ragazze che si attivano al di fuori delle strutture associative, in modo libero, sono gruppi informali che sfuggono alle statistiche ma agiscono come lievito nella società. C’è il fenomeno dei volontari per un giorno, mordi e fuggi, fino a ieri un’eresia e oggi così di moda da seminare la passione per il dono in contesti che sembravano impermeabili al non profit. Come le aziende dove, fenomeno del tutto nuovo e legato alla responsabilità sociale di impresa, si incentivano attività di volontariato per i propri dipendenti, scoprendo che una giornata donata è un formidabile strumento – anche – di affiatamento per il gruppo di lavoro, di costruzione di relazioni. Perché fare per il bene genera un plus valore: oltre al risultato c’è un’eccedenza di cui beneficia chi fa, chi riceve, chi sta accanto, chi guarda e basta.
Un fenomeno sotterraneo e misconosciuto indagato, settimana dopo settimana.
Storie di persone che operano per e con le situazioni di grave disagio, dati e numeri per fotografare la realtà, immagini di quello che nessuno vede, reportage di progetti attivi, capaci di generare reale e comprovato cambiamento sociale, cronaca perché le buone notizie sussurrano, avvisi di bandi, scadenze, normative e i passi della riforma del terzo settore, interviste a chi può aiutare a comprendere: politici, medici, economisti, sacerdoti, insegnanti e infine feste ed eventi perché il volontariato è relazione. Tutto questo è Diogene e si rivolge al mondo del non profit, ma soprattutto a chi del non profit nulla conosce. Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, salutando l’avvio del nuovo progetto editoriale ha scritto: “Sono ancora troppi coloro che non hanno forse ancora ben compreso l’importanza del Terzo Settore, senza il quale la situazione oggi del nostro Paese – e anche del territorio lariano – sarebbe certamente ben peggiore, di fronte alla dimissione di servizi e ai tagli della spesa pubblica”.
Diogene, chi era costui e cosa c’entra con noi?
Cittadino del mondo, irriverente con il potere, antipatico, viveva in una botte, “scostati un po’ dal sole” disse a un costernato (e ammirato) Alessandro Magno, neanche la ciotola gli serviva per bere, bastava la coppa delle mani. È Diogene con la sua lanterna che guida i passi del settimanale che, come lui, “cerca l’uomo”, persone autentiche nella varietà di una società egoista e asservita. Le cerchiamo nel sottobosco eterogeneo del volontariato, il regno delle relazioni, della gratuità, del dono, dove si prova a generare un’economia solidale, sostenibile. Un universo dell’umano che appartiene a tutti, in modi e forme diverse, nessuno può chiamarsi fuori. Tanto è difficile dargli un nome che lo chiamiamo non profit, con una definizione in negativo che (forse) a Diogene non sarebbe dispiaciuta perché certo non il profitto guidò la sua vita lunga e nomade, ma la ricerca di ciò che è autentico.
Se fare sintesi del non profit è impossibile, ci sono elementi che ricorrono nella figura del filosofo Diogene di Sinope del IV secolo a.C. nei quali si riconoscono i tratti dei volontari del XXI secolo: l’amore per la semplicità, la passione per l’essenziale, l’interesse per l’umano, uno spirito cosmopolita, la mancanza di deferenza per il potere, il fastidio per l’esteriorità superficiale, lo spirito libero, un certo tagliar corto su smancerie e salamelecchi, il piglio burbero e buono, il non voler perdere tempo, la tentazione della rivoluzione ma con i piedi per terra, il saper dire “così non va”, senza incertezze, una visione della vita con pochi compromessi, in bianco e nero, che se una cosa è sbagliata, ingiusta, la si cambia e basta.
Una determinazione irriducibile per la verità che sulle sponde di Corinto si era ridotta a cinismo, ma trasportata sulle rive del Lario diventa capacità di fare e fare per il bene.