“Dobbiamo ridare vita”, Manlio Milani e la giustizia riparativa
«La vittima è sola, disarmata, impotente, perde fiducia negli altri».
All’indomani della strage di piazza della Loggia, nella quale ha perso la moglie Livia e gli amici, Manlio Milani si è chiesto «”Perché sono sopravvissuto?”. Io non volevo soffrire volevo essere là, insieme a loro, morire quel giorno insieme a loro». Dopo aver saputo, in ospedale, che sua moglie Livia era morta, Manlio Milani è tornato in piazza e, nel ricevere l’abbraccio dei presenti, è stato colpito da queste parole: “Ricordati che quella bomba ha colpito tutti”. “Io non sono solo vittima”, si è detto poi, ma anche testimone.
Sono alcuni dei toccanti passaggi che Manlio Milani ha condiviso nell’incontro di martedì 22 novembre nell’aula magna del Chiostro dell’Università dell’Insubria di Como. Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria di Brescia, ha dialogato con la professoressa di diritto penale e giustizia riparativa Grazia Mannozzi e con Martino Villani vicedirettore di Csv Insubria.
Manlio Milani ha raccontato a una platea commossa e partecipe una delle pagine più tristi della storia italiana: la strage di piazza della Loggia a Brescia, il 28 maggio 1974. Una strage per cui sono stati condannati in via definitiva due esponenti dell’eversione nera. Manlio Milani si è speso in prima persona, lungo gli anni, perché fosse fatta giustizia, seguendo di persona tutte le fasi di tutti gli innumerevoli processi e contribuendo alla fondazione della Casa della Memoria di Brescia. «Non volevo restare nella dimensione della vittima e della rancorosità e non ho mai voluto sentirmi compatito» ha detto.
Narrare il ricordo è importante per capire la violenza e la testimonianza è il nocciolo più importante, ma poi Manlio Milani ha fatto un passo ulteriore nella direzione della giustizia riparativa incontrando chi aveva compiuto atti di terrorismo nell’ambito del progetto de “Il libro dell’incontro” che ha visto dialogare familiari delle vittime del terrorismo ed ex esponenti della lotta armata.
«Per me ha significato comprendere quali fossero le ragioni per uccidere – ha detto Milani – Chi uccide e perché? Il pensiero che avevo prima di incontrarli era “sarò in grado di stringere loro la mano?” Significava avere davanti a me una persona. Ho capito, attraverso il percorso riparativo, quanto fosse forte il senso di appartenenza nella lotta per quella che ritenevano una verità assoluta. Lì entravano in gioco emozioni e sentimenti. Ma è anche emersa la forza del dialogo: ascoltarci, tenere conto del punto di vista dell’altro non giudicandolo, avere cura e attenzione per il linguaggio, rendersi conto che la mia sofferenza è uguale alla tua sofferenza. Agnese Moro quando le chiesero perché accettasse di incontrare chi aveva contribuito alla morte di suo padre rispose: dobbiamo ridare vita. Ecco, io credo che questa risposta sia l’essenza della giustizia riparativa. Ridare vita per riscoprire la propria umanità».
Gli eventi della settimana
L’incontro con Manlio Milani è stato organizzato nell’ambito della Settimana della giustizia riparativa. Ogni anno a fine novembre, università, enti pubblici, associazioni sono chiamate a celebrarla con dibattiti e momenti conviviali in cui vi sia uno spazio di discussione e di incontro sui temi della soluzione compositiva dei conflitti, della mediazione, della riparazione alle vittime di reato. Questi gli eventi in calendario:
- Venerdì 25 novembre, alle ore 14, presso la sede di Varese dell’Università degli Studi dell’Insubria si terrà il Circolo di lettura sul testo “Più alto del mare” di Francesca Melandri (Bompiani, 2022) per approfondire il tema delle vittime secondarie con riguardo ai familiari del responsabile del fatto di reato. Partecipano gli studenti del Corso di Giustizia riparativa e mediazione penale dell’Università degli Studi dell’Insubria e coordinano i Professori Chiara Perini e Giovanni A. Lodigiani.
- Infine, mercoledì 30 novembre, alle 11, in web conference e presso l’aula S. 2.7. del Chiostro di S. Abbondio, il Professor Ian Marder (Maynooth University, Irlanda) terrà una lezione su “Restorative Justice and sexual violence: an international perspective” nell’ambito del Progetto “Prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne tra diritto e cultura”, cofinanziato da Regione Lombardia.
- Nell’ambito del progetto “LINK-ed-IN – Tessere legami per favorire inclusione”, si terrà l’incontro online “Riforma Cartabia e Giustizia riparativa” rivolto agli operatori e a chi è interessato ad approfondire gli strumenti a disposizione per l’applicazione della legge. L’incontro si terrà il 2 dicembre, dalle 9.30 alle 12.30, sulla piattaforma Zoom. Qui il link alla locandina con il numero di telefono e il qr code per iscriversi locandina-formazione-Cartabia.pdf (394 download )
L’Albero di Gae
A Como le celebrazioni della Settimana mondiale della giustizia riparativa hanno preso il via sabato 19 novembre con l’inaugurazione dell’Albero di Gae negli spazi esterni della Coop Como-Rebbio. Una panchina circolare e un ulivo che rappresentano simbolicamente l’incontro e il dialogo, imprescindibili in un cammino di giustizia riparativa. È stata posata una targa in ricordo di Gaetano Banfi a cui questo angolo riparativo è intitolato. Gaetano ha perso tragicamente la vita a 22 anni, investito da un’auto, e sua mamma Stefania, presente alla cerimonia, è stata fin da subito un esempio di forza e volontà nel non cercare vendetta. Il suo messaggio è stato di pace e accoglienza, per chi sta vivendo un momento di sofferenza e per chi ha sbagliato. Sulla targa posata accanto all’Albero di Gae sono incise le parole del poeta Mevlana Rumi: “Di là dalle idee, di là da ciò che è giusto e ingiusto, c’è un luogo. Incontriamoci là”.
Alla cerimonia hanno partecipato la vicesindaco Nicoletta Roberto, i rappresentanti dei corpi intermedi di Rebbio e di Ascomlar, l’Azienda sociale comasca e lariana (capofila del progetto che ha portato alla realizzazione dell’Abero di Gae) e Alfredo De Bellis vicepresidente di Coop Lombardia. Fondamentale è stata l’iniziativa del Comitato soci Coop Como-Albate che, grazie al supporto di Coop Lombardia, ha contribuito a finanziare la realizzazione dello spazio.
Giovedì 24 novembre, nell’Aula Magna del Chiostro di S. Abbondio (evento in presenza e anche on line), si è tenuta la settima Lettura Annuale promossa dal Centro Studi sulla Giustizia Riparativa e la Mediazione (CeSGReM) dell’Università dell’Insubria. Affidata per quest’anno al Professor Joao Salm (Governors State University, Chicago, USA), la Lettura Annuale è su “Restorative Justice: A Multidimensional Perspective of Justice” (introduce Grazia Mannozzi).
A Turate, nella sala consiliare del Comune, è stato ospite Daniel Zaccaro la cui storia è stata raccontata da Andrea Franzoso nel libro “Ero un bullo”. Cresciuto nelle case popolari di Quarto Oggiaro e finito nel carcere minorile Beccaria, Daniel trova il riscatto in una comunità che accoglie i “ragazzi difficili”, e lentamente impara a guardare la vita da una nuova prospettiva. Questo incontro è promosso dal Tavolo della giustizia riparativa di Como e dal Centro studi giustizia riparativa e mediazione dell’Università dell’Insubria di Como, in collaborazione con Azienda sociale comasca e lariana, Csv Insubria e comunità Il Gabbiano. L’iniziativa si svolge nell’ambito del progetto regionale “Un futuro in comune” finanziato dalla Cassa delle ammende.