Essere animatore volontario ai Grest: un’esperienza di cura
L’intervista di Filippo Ceriani a Claudia Lombi di CSV Insubria. Sull’ultimo speciale “Diogene” de La Provincia di Como l’attività con i ragazzi pronti a stare accanto ai più piccoli: una serie di laboratori sul ruolo educativo e sul senso del servire
Essere al servizio degli altri. È il tema di fondo del Grest 2023 “TuxTutti”, ma è anche lo stile che da sempre contraddistingue il lavoro degli animatori. Sono centinaia e centinaia in provincia di Como i ragazzi che, anche quest’estate, hanno scelto liberamente di mettere a disposizione parte delle loro vacanze per stare in oratorio con i più piccoli.
Alla faccia della retorica – verrebbe da dire – secondo cui i giovani sono in larga parte degli scansafatiche. «Tutto il contrario. Negli oratori ci sono tantissimi giovani che si danno da fare come volontari e sperimentano in prima persona l’esperienza della cura. Proprio su questo, approfittando del tema del Grest, abbiamo riflettuto con alcuni di loro».
Claudia Lombi, psicologa e psicoterapeuta, da anni collabora con il Centro servizi per il volontariato (Csv) Insubria di Como per progetti di sviluppo di comunità e di promozione della cittadinanza attiva. Quest’anno, insieme alla Pastorale giovanile diocesana, ha promosso una serie di laboratori in due oratori – Montano Lucino e Sant’Agata – per lavorare con i giovani animatori «sulla cura educativa e, più in generale, sul servire. E poi abbiamo avuto l’occasione di ragionare sul tema, di grande attualità, che riguarda la gestione dei conflitti». Le riflessioni hanno tratto sempre origine «dal vissuto dei ragazzi. Abbiamo riflettuto insieme, nelle settimane di preparazione al Grest, sul significato della relazione, in modo particolare all’interno dell’oratorio». Già, «perché proprio qui risiede la grande differenza rispetto a qualsiasi altro centro estivo: chi fa l’animatore in parrocchia vive una grande esperienza di cura e di comunità».Questo stile si riflette, naturalmente, su tutte le attività. «Il Grest è un’attività non del singolo, ma del gruppo. Ecco perché è stato importante ragionare insieme sul senso della relazione con i bambini e tra gli animatori». Senza escludere nemmeno «gli altri attori dell’oratorio estivo, ossia il don, i volontari, i genitori: in quanto esperienza di comunità, si tratta di un lavoro che raggiunge tutti». Prendersi cura degli altri, secondo Lombi, significa pure «spendersi nella gestione delle conflittualità che, inevitabilmente, sorgono all’interno del gruppo.
Partendo da qui, abbiamo provato con gli animatori a tracciare il quadro di ciò che succede col tempo». Si parte da uno screzio o una lite e si arriva poi «all’esclusione: ecco perché bisogna riscoprirsi come una vera comunità accogliente, che adotta un’ottica riparativa nelle relazioni». Il lavoro condotto dal Csv a Montano e a Sant’Agata ha coinvolto circa settanta animatori. «È un numero importante, se consideriamo che siamo stati soltanto in due oratori. Davvero, i ragazzi ci sono e hanno voglia di spendersi per gli altri, di mettersi in gioco con i bambini, ricambiando – di fatto – quelle attenzioni che hanno ricevuto quando erano loro più piccoli».
La formazione continuerà anche in autunno. «Altre parrocchie del territorio – conclude la psicologa – ci hanno contattato per fare un percorso simile e per lavorare sull’ingaggio dei ragazzi. Volentieri continueremo a lavorare insieme per far emergere, sempre più, tutto il potenziale degli oratori: sono veramente tante le competenze che acquisiscono gli animatori stando con i più piccoli». (diritti riservati)