Il fondatore di Arte Migrante a Como in occasione dei due anni del gruppo
Il fondatore di Arte Migrante a Como in occasione dei due anni del gruppo
“L’arte può abbattere le barriere, le frontiere tra di noi e renderci uniti al di là delle nostre differenze”. Parole di Tommaso Carturan, studente di antropologia di Latina e fondatore di Arte Migrante, in città in occasione della serata del gruppo di Arte Migrante di Como che lo scorso 15 marzo ha festeggiato i due anni di attività sul territorio.
L’idea che sta dietro le attività del gruppo è che l’arte come espressione di sé sia il mezzo migliore per creare rapporti. “L’arte è la scusa che usiamo per trovarci e per fare gruppo” ha raccontato Tommaso. “Anche per divertirci, certo, ma soprattutto per creare legami veri e integrazione. Le serate sono aperte a chiunque voglia partecipare: è l’occasione in cui studenti, senza dimora, migranti e pensionati possono vivere del tempo insieme fuori dalla logica dell’assistenzialismo”.
Arte Migrante nasce 6 anni fa a Bologna da un piccolo gruppo di amici, tra cui alcuni senza dimora. Il numero di persone coinvolte inizia a crescere e due anni dopo parte a Modena. Poi Reggio Emilia, Torino, Palermo, Padova. Oggi il progetto è presente in 18 città italiane, tra cui Como.
A portarlo in città è stato il clan del gruppo scout Como 3. «L’idea di iniziare a fare le serate in città – racconta Francesco Cavalleri, scout e membro di Arte Migrante – è nata dopo un percorso di riflessione sulla migrazione. Ci siamo informati per alcuni mesi sia sui numeri che sulle problematicità specifiche della nostra città: ci sembrava che quello che mancava fossero occasioni di incontro tra i cittadini di Como e quei gruppi che rimangono emarginati, tra cui i migranti ma non solo. Siamo venuti a conoscenza del progetto e ci è subito sembrato perfetto. Cerchiamo di creare un cerchio dove chiunque possa sentirsi a suo agio, libero di esprimersi e sfogarsi con persone che lo ascoltano». In città le serate si tengono ogni due giovedì in uno dei saloni del Don Guanella, in via Tommaso Grossi. Gli incontri si aprono verso le 20.30 con le presentazioni dei partecipanti, tra i 50 e 60 per serata, a cui seguono una cena veloce e poi canti, balli, riflessioni, letture fino alle 23.00.
A organizzare le serate è un coordinamento aperto a chiunque, che si riunisce negli altri due giovedì del mese. I coordinatori sono una quindicina, tra studenti, senza dimora e migranti.
La Provincia, Tommaso Siviero