Minori non accompagnati: c’è bisogno di volontari
Nell’ultimo numero, lo speciale “Diogene” del quotidiano La Provincia di Como si è occupato di un tema molto attuale e delicato, quello dei minori stranieri non accompagnati che vengono presi in carico dal territorio e che hanno bisogno di tutori volontari. A Como servono tutori per questi ragazzi, ed è aperto il bando regionale per candidarsi. Qui si possono traviare tutte le informazioni: http://www.garanteinfanzia.regione.lombardia.it/
Il minore straniero non accompagnato è il minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Ue che si trova per qualsiasi ragione nel territorio dello Stato o che è sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano. La legge 47 del 7 aprile 2017 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” – cosiddetta “legge Zampa” – ha istituito la figura di Tutore Volontario per i Minori Stranieri non Accompagnati i cui elenchi sono tenuti dai Tribunali per i minorenni. Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ai sensi dell’articolo 11 della citata legge, seleziona e forma gli aspiranti tutori volontari e trasmette i nominativi ai Tribunali per i minorenni della Lombardia per l’inserimento nell’apposito elenco.
Alessia Roversi ha intervistato Cecilia Volonté, tutrice di due ragazzi, che ha raccontato la sua esperienza:
«Il bisogno di tutori e tutrici per minori stranieri non accompagnati è oggi, più che
mai, forte ed urgente, perché le richieste sono tantissime e le disponibilità non sono sufficienti a coprirle».
A fare proprio il messaggio (e il bando) lanciato dal Garante regionale per l’Infanzia e
l’Adolescenza è Cecilia Volonté, attualmente tutrice di due ragazzi, che ha deciso di fare la
sua parte davanti alle quasi quotidiane tragedie consumate nel Mediterraneo. «Mi sono
sentita in parte responsabile di quello che stava accadendo, specialmente nei confronti dei
più piccoli, che sono il futuro dell’umanità. Quindi, appena mi si è presentata la possibilità,
ho deciso di investire del tempo in questo tipo di esperienza.
Ho seguito un corso e, nel 2020, è partita la mia prima tutela su un ragazzo afghano, che seguo
tuttora. Da poco, poi, ne è partita un’altra che coinvolge un 15enne di origini egiziane.
Essere tutrice o tutore di un minore significa progettare, insieme, il suo futuro, dall’ottenere il permesso di soggiorno o lo status di rifugiato politico ai documenti e certificati necessari, dalla scelta del percorso di studi all’inserimento in attività artistiche, ludiche o sportive.
Tutto, però, è subordinato alla conoscenza reciproca e alla costruzione di un rapporto di fiducia: non è facile, per chi ha lasciato la famiglia, ha viaggiato a lungo, è arrivato in una terra straniera e ha a che fare con lingua, modi di pensare e abitudini diverse, affidarsi all’ennesimo adulto sconosciuto, oltretutto in un’età già di per sé complicata e ricca di cambiamenti.
Tutto passa dall’empatia, dalla capacità di comunicare oltre il linguaggio verbale, senza forzare i tempi di ciascuno. Quello che bisogna considerare è che arrivano da una cultura diversa, e ciò che per noi è semplice, banale e assodato, per loro non lo è affatto. Spesso, poi, si deve fare i conti con i traumi pregressi: ad esempio, in chi proviene da zone di guerra o situazioni di violenza, basta un tono di voce più alto per creare uno stato di disagio e sofferenza».
«È un’esperienza che arricchisce di umanità, che insegna a mettersi in ascolto, che allena la capacità di attesa e la pazienza. Per intraprenderla, non è necessario avere particolari
competenze, è sufficiente avere sensibilità, tempo da dedicare e desiderio di farlo. Quella
che si riesce a creare, nel tempo, è una relazione intensa, piena di confronto e scambio, profondamente onesta e sincera, che è la cosa di cui loro hanno più bisogno. Si diventa qualcuno su cui loro sanno di poter contare davvero».