Progetto “Lavoro di squadra”
“Lavoro di squadra” è un percorso che vede la collaborazione di diversi enti per costruire percorsi personalizzati di inclusione socio lavorativa delle persone ristrette presso la Casa Circondariale di Como o a fine pena.
Si opera per rafforzare le capacità e le competenze delle persone e della comunità in termini di coesione sociale.
Si stanno realizzando 7 iniziative formative interne alla casa circondariale di Como destinate alla popolazione detenuta: tre edizioni di un corso propedeutico alla ricerca attiva del lavoro, un corso di Termo idraulica, un corso di Aiuto cuoco, un corso di Cameriera ai piani e un corso di Logistica – gestione magazzino.
Per 20 persone che verranno dimesse dalla detenzione in corso di progetto verranno attivati percorsi di accompagnamento all’inserimento lavorativo sul territorio e dove necessario attivate borse lavoro. La comunità territoriale verrà coinvolta per il potenziamento delle reti di prossimità dell’utenza dimessa, conparticolare attenzione alle associazioni della terza età per favorire lo scambio e la solidarietà intergenerazionale.
Il progetto è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso l’Iniziativa Formula in collaborazione con Fondazione Cesvi.
Tra gli operatori impegnati nel progetto c’è Eric Giordano, educatore della Cooperativa Lotta contro l’emarginazione. Qui una sua esperienza che sintetizza lo spirito del progetto.
«Ho incontrato un ragazzo straniero in carico al SerTe abbiamo iniziato un percorso di accompagnamento individuale con il supporto di una psicologa per capire quali erano le sue competenze e valutare se ci fossero le condizioni per un sostegno anche abitativo. Scontata la pena al Bassone, è stato scarcerato ed è riuscito a sostenere alcuni colloqui lavorativi. Aspettiamo speranzosi gli esiti.»
Il progetto “Lavoro di squadra” è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso l’Iniziativa Formula in collaborazione con Fondazione Cesvi.
——– Dati relativi alla Casa circondariale di Como Il Bassone ———
La Casa Circondariale di Como ospita al momento 359 detenuti, di cui 318 uomini, 36 donne e 5
transessuali. I condannati in via definitiva sono 242 e tra i definitivi 83 hanno un fine pena entro i 14
mesi. Il 60% circa della popolazione detenuta è di nazionalità non italiana.
L’emergenza sanitaria ha incrementato il ricorso a misure esterne al carcere. Sono rimaste all’interno soprattutto le persone più fragili e in situazione di marginalità sociale: privi di relazioni significative esterne, senza fissa dimora e stranieri senza famiglia sul territorio italiano.
Le persone beneficiarie del progetto sono disoccupate o in cerca di occupazione e hanno per il 61% la licenza di scuola secondaria di primo grado. Il 94% di loro ha esperienze lavorative precedenti, ma nella maggior parte dei casi di bassa qualità, frammentate e precarie. Bassa scolarizzazione, esperienze poco qualificanti, discriminazione
e dipendenze sono elementi che rendono difficile l’inserimento lavorativo, pietra angolare – insieme
al volontariato – su cui costruire una possibile inclusione sociale.