Tremila percorsi di pubblica utilità in sette anni
Tremila percorsi di lavori di pubblica utilità in sette anni: è stato restituito un bilancio e sono state tracciate alcune prospettive venerdì pomeriggio nella biblioteca del Tribunale di Como dal gruppo di magistrati e professionisti che sul nostro territorio lavora insieme per dare attuazione concreta alle indicazioni sulle pene alternative.
Presente, tra gli altri, la presidente del Tribunale Anna Introini, è stata Maria Luisa Lo Gatto, magistrato, a ricostruire il lavoro fatto «Abbiamo avviato l’applicazione delle misure riparative con un primo protocollo sui lavori di pubblica utilità nel 2011 attraverso una piccola rete, ampliata con un secondo protocollo siglato nel 2016 sull’istituto della messa alla prova. Ha fatto da volano la riforma del Codice della strada intervenuta nel 2009, che prevedeva l’istituto per i casi di guida in stato di ebrezza. Si presentava così la possibilità di implementare il ricorso alle misure alternative, ma non avremmo potuto lavorare in modo coerente senza una visione attenta delle dinamiche sociali che ci circondavano. Il locale Centro Servizi per il Volontariato, con Martino Villani, con Alessandra Bellandi e Claudia Lombi, è stato il nostro trait d’union con il contesto e ci ha consentito di dare massima applicazione all’istituto in virtù della conoscenza profonda delle realtà associative che avrebbero potuto essere disponibili ad accogliere». La quantità delle persone accompagnate in percorsi di lavori di pubblica utilità nel tempo rimane stabile, la media annuale è attorno ai 420 percorsi, ma si sta riducendo la quota in carico alle associazioni per due ragioni. Perché gli enti locali si sono attivati e aumentano le persone che svolgono le ore stabilite dal giudice presso i comuni e perché arretrano le realtà del volontariato per l’interpretazione Inail sull’assicurazione che richiede adempimenti complessi. «Le organizzazioni hanno sempre un alto spirito ideale – spiega Alessandra Bellandi del CSV – credono nel ruolo di accoglienza nelle nostre comunità, ma sono realtà medio piccole che si fondano sull’impegno dei volontari e faticano ad assolvere questi adempimenti». Esiste la possibilità di iscriversi all’Albo del Tribunale senza costi per le associazioni, ma non sono molte le realtà che hanno potuto scegliere questo ulteriore onere. Una perdita in termini di significato e di integrazione sociale perché, tra le persone che hanno svolto lavori di pubblica utilità nelle associazioni, il 10% ha scelto di proseguire oltre l’obbligo come volontario.
Nel corso dell’incontro sono stati presentati i nuovi referenti che integrano il gruppo di magistrati impegnati nel progetto, sono il dott. Lietti e la dott.ssa Caruso per il Tribunale e la dott.ssa Mondovì per la Procura.