In Lombardia investito il 37,2% del 5 per mille nazionale
Nella nostra regione si concentra il numero maggiore di realtà alle quali sono destinati questi contributi: sono 10.396 su 53.125.
Cinque per mille, una risorsa fondamentale per numerosi enti e istituti di ricerca. Quelli lombardi, soprattutto. Sì, perché è proprio nella nostra regione che si concentra il numero maggiore di realtà alle quali sono destinati questi contributi: sono 10.396 su 53.125, una fetta pari al 19,6 per cento. Per farsi un’idea, la seconda in classifica è l’Emilia Romagna con 4.551 destinatari e una quota dunque inferiore alla metà del dato lombardo, l’8,6 per cento.
E non basta, perché il valore percentuale riferito alla Lombardia sale addirittura al 37,2 per cento se si considera l’ammontare delle risorse che vengono destinate al nostro territorio rispetto al totale raccolto.
COL CINQUE PER MILLE SI DECIDE A CHI DESTINARE PARTE DELLE IMPOSTE
Il cinque per mille, nato con la Legge Finanziaria del 2006, rappresenta una parte dell’Irpef (l’Imposta sul reddito delle persone fisiche) che ogni contribuente può liberamente decidere di destinare a enti no profit, di ricerca scientifica, universitaria o sanitaria, organizzazioni di volontariato o di utilità sociale, attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici oppure attività sociali svolte dal comune di residenza e associazioni sportive dilettantistiche.
Non si tratta di un costo aggiuntivo per il contribuente, ma soltanto di una parte minima dell’imposta comunque dovuta (il cinque per mille appunto) che può essere dirottata, al momento della compilazione del modello 730 o dell’Unico, tra il consistente numero di realtà che hanno fatto richiesta e sono state autorizzate. Un’opportunità fondamentale che consente di puntellare la rete di attività socialmente utili operative su uno specifico territorio.
IN LOMBARDIA INVESTITO IL 37,2 PER CENTO DEL CINQUE PER MILLE NAZIONALE
Éupolis Lombardia, elaborando i dati presenti sul sito dell’Agenzia delle Entrate, ha scattato un’istantanea della situazione utilizzando gli ultimi dati disponibili, quelli relativi all’anno 2014.
Emerge così, come segnalato in precedenza, che la Lombardia ha accolto la percentuale maggiore di risorse a disposizione, il 37,2 per cento del totale. Un dato particolarmente significativo in quanto non diretta conseguenza del fatto che si tratti di una delle regioni più popolate d’Italia: la quota del reddito complessivo delle persone fisiche in Lombardia, rispetto al totale nazionale, nel 2014 era infatti pari al 20,5 per cento. Ciò significa che un numero molto elevato di persone residenti in altre regioni ha deciso di “investire” parte delle sue imposte su realtà presenti in Lombardia.
LA SECONDA IN CLASSIFICA “VALE” LA METÀ DELLA LOMBARDIA
Al secondo posto in classifica, con una percentuale pari alla metà di quella lombarda, si piazza il Lazio (19,7 per cento). Terza, l’Emilia Romagna (6,4 per cento). Seguono, nei primi dieci posti, seppure con quote in alcuni casi minime: il Piemonte (6,1 per cento), il Veneto (5,4 per cento), la Toscana (4,2 per cento), la Liguria (4 per cento), la Campania (2,7 per cento), la Sicilia e la Puglia (2,5 per cento). Dalla decima posizione in poi, a parte il Friuli Venezia Giulia con l’1,8 per cento, le regioni non raggiungono la cifra intera.
LE ADESIONI MAGGIORI VANNO ALLE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO
Interessante notare che tra le varie opzioni a disposizione dei contribuenti italiani, quella che raccoglie maggiori adesioni è il volontariato, con il 65,5 per cento.
Come per l’otto per mille, l’altro contributo previsto per legge e destinato a scopi caritativi e religiosi, se il contribuente in sede di dichiarazione dei redditi non attua alcuna scelta, le risorse vanno allo Stato e viene esclusa la possibilità di individuarne la destinazione precisa. Si tratta dunque di un’opportunità, più unica che rara nel contesto fiscale italiano, di decidere come utilizzare una quota, per quanto limitata, del nostro reddito che si trasforma in imposte.