Giornata Mondiale del Rifugiato: Persone non pedine
Attualmente più di 70 milioni di persone nel mondo sono costrette a fuggire dai loro paesi, il numero più alto mai registrato nella storia moderna. Sono persone che scappano da enormi pericoli: bombardamenti, invasioni militari, violenze, gruppi armati, o altre circostanze rischiose per la loro vita.
Medici Senza Frontiere (MSF) fornisce cure mediche gratuite ai rifugiati e agli sfollati in tutte le regioni del mondo. Nel 2019 medici, infermieri e psicologi hanno visto con i loro occhi come sempre di più queste persone in fuga debbano fare i conti non soltanto con le enormi sfide poste dalla migrazione in sé, ma anche con le nocive politiche di deterrenza messe in atto dai governi. Politiche di contenimento che hanno fallito nel creare percorsi alternativi e sicuri per chi è costretto a fuggire. Per questo MSF continua a richiamare gli stati ad adottare politiche migratorie e d’asilo che abbiano come priorità la salute e la dignità delle persone e che non producano ulteriori sofferenze per chi è costretto a fuggire.
“Gli Stati hanno il diritto di gestire la migrazione attraverso i loro confini, ma hanno anche la responsabilità di ridurre al minimo la sofferenza umana. Non possiamo più tollerare politiche che causano consapevolmente sofferenze e non dobbiamo credere a chi sostiene che cercare protezione sia un atto criminale o che aiutare chi ha bisogno sia sbagliato. È il tempo di fornire una risposta più umana per le persone in movimento in cerca solo di una vita migliore e più sicura, proprio come ciascuno di noi” dichiara la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF.
Negli ultimi mesi, a MSF è stato impedito di fornire assistenza umanitaria sull’isola di Nauru e nel Mar Mediterraneo, e questo come conseguenza diretta delle politiche di deterrenza dei governi. Governi che sempre di più criminalizzano chi cerca di mettersi in salvo, così come gli individui e le organizzazioni impegnate a assisterli.
Negli Stati Uniti come in Australia, in Europa e nel resto del mondo, i rifugiati sono sempre meno accolti. Alcuni dei paesi più ricchi al mondo stanno trascurando i loro obblighi legali internazionali volti alla protezione dei rifugiati e richiedenti asilo, preferendo fornire un sostegno finanziario e altre forme di incentivi ai paesi disponibili ad accogliere. Tutto ciò sta trasformando il sistema degli aiuti da un supporto fornito sulla base dei bisogni a uno strumento di controllo delle migrazioni.
“Una delle prime cose che mi ha impressionato del campo di Moria a Lesbo sono i numeri con cui vengono registrate le persone. Iniziano tutti con il prefisso 05, da quel momento smetti di avere un nome, un’identità, una storia. E poi sono rimasto colpito dalle file lunghissime, file per il cibo, file per accedere ai pochi servizi igienici presenti, file per accedere alla procedura di richiesta di asilo politico. Mesi, anni, passati così, a stare in fila” dichiara Fabrizio Carucci, psicologo di MSF appena rientrato da una missione di 8 mesi in Grecia.
Nessun muro, nessun oceano o mare potrà mai fermare chi cerca protezione. Per le persone in fuga MSF continuerà a fornire l’assistenza umanitaria e le cure mediche di cui hanno disperatamente bisogno.
“Storie di sopravvivenza”, testimonianze di chi ha rischiato tutto per mettersi in salvo
Dal Venezuela alla Colombia
Marilyn Diaz e la sua famiglia sono arrivati a Tibù (in Colombia) un anno e mezzo fa, dopo aver lasciato il Venezuela a causa di difficoltà economiche. MSF ha assistito Marilyn durante la gravidanza e il suo primo figlio quando ha smesso di mangiare.
“Mi sono rivolta a MSF perché ero incinta, avevo problemi fisici e mio figlio aveva praticamente smesso di mangiare. Hanno visitato entrambi. Mio figlio era sottopeso, gli hanno dato del cibo terapeutico e ora sta molto meglio. A me hanno dato medicine e vitamine. Ho partorito 3 giorni fa, qui in ospedale. È andato tutto bene. Qui sopravviviamo, ma non vediamo l’ora di tornare a casa”.
In Colombia, MSF lavora con i migranti e richiedenti asilo venezuelani in Norte de Santander, Arauca e La Guajira.
Dalla Nigeria all’Ex-MOI di Torino
M., originario della Guinea, ha 21 anni ed è arrivato in Italia qualche anno fa. Oggi vive all’Ex MOI di Torino, dove MSF porta avanti dal 2016 un progetto di orientamento ai servizi sanitari pubblici territoriali rivolto ai residenti delle palazzine, in collaborazione della ASL “Città di Torino” e del Comune di Torino.
“Dovevamo montare una giostra per bambini: sono caduto da un camion e mi sono rotto un braccio. Sono rimasto in ospedale per due giorni, poi sono ritornato all’Ex-MOI. Le persone di MSF mi hanno aiutato ad avere la tessera sanitaria e un medico. Poi mi hanno accompagnato in ospedale per l’operazione e per la fisioterapia. Mi hanno aiutato anche quando ho deciso di denunciare il mio titolare che al pronto soccorso non aveva dichiarato che ero stato vittima di un incidente sul lavoro. Non parlando l’italiano, è come se non riuscissi a fare niente da solo”.
MSF lavora sia in zone di conflitto dove milioni di persone sono costrette alla fuga, inclusi paesi come la Siria, Iraq, Afghanistan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo, sia in Europa e nelle Americhe dove garantisce cure lungo alcune delle tratte migratorie più pericolose e fatali del mondo. MSF assiste, inoltre, tantissimi sfollati nei paesi con il più alto numero di rifugiati, come il Pakistan, il Bangladesh, il Libano, l’Uganda e l’Etiopia.
In Italia MSF porta avanti diversi progetti di assistenza medica e psicologica a migranti, rifugiati e richiedenti asilo. A Roma MSF gestisce un centro di riabilitazione per i sopravvissuti alla tortura e per le vittime di trattamenti crudeli e degradanti. A seguito dell’attività di monitoraggio condotta da MSF negli ultimi quattro anni sugli insediamenti informali, a Torino, nelle palazzine dell’Ex-MOI, a Palermo, nel quartiere Ballarò, e a Roma negli insediamenti informali dell’area orientale della città, MSF promuove l’accesso di rifugiati e migranti al servizio sanitario nazionale, superando le barriere linguistiche e amministrative.