Gli effetti del Coronavirus sulla povertà: pubblicato il report realizzato dalle Caritas lombarde
Lo abbiamo sentito dire spesso nell’ultimo anno: la crisi pandemica non ha generato solo un’emergenza sanitaria, ma un’emergenza umanitaria. Un esempio su tutti è l’aumento delle povertà sui territori: a raccontarlo con precisione è la delegazione Caritas della Regione Lombardia (organismo di coordinamento delle Caritas lombarde), che nel mese di luglio 2021, in occasione del 50° anniversario di Caritas Italiana, ha pubblicato il rapporto il rapporto “Gli effetti del coronavirus sulla povertà: il punto di vista delle Caritas Lombarde”.
Il report offre una lettura aggiornata di quanto le Caritas lombarde hanno vissuto in questo periodo, partendo da dati e numeri ma anche dalle storie che i volontari e gli operatori delle Caritas lombarde quotidianamente incontrano. Nell’introduzione alla pubblicazione il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti spiega che «Anche in un anno molto sofferto come quello caratterizzato dal Covid-19 non abbiamo rinunciato a raccogliere il frutto di un monitoraggio che, promosso da Caritas Italiana, è riuscito a mantenere lo sguardo non solo sulle emergenze e sulla crescente domanda sociale conseguente alla pandemia, ma anche sul sen- so e sulle modalità inedite che hanno costretto tutti i soggetti privati e pubblici a reinventarsi per non lasciare indietro nessuno». Questo strumento «può aiutare a tenere viva l’attenzione sulla necessità di non cadere nella trappola dell’emergenza e ci può aiutare a capire dall’esperienza maturata cosa conservare di questi tempi e cosa, invece, abbandonare, affinché si possa pensare di realizzare dei cambiamenti nel lungo periodo; ancora, il report ci aiuta a riconoscere le cause strutturali delle povertà e a capire cosa fare per rimuoverle; ci aiuta anche a non dare per carità quello che è previsto per giustizia e a lavorare in modo tale che chi si rivolge a noi sia messo in condizione di fare a meno del nostro aiuto».
Il primo capitolo del report è dedicato al periodo marzo-maggio 2020, quello del lockdown più duro: in questa fase le Caritas Lombarde hanno aiutato 77.000 persone, portavoci spesso delle istanze di un intero nucleo familiare. Di questi il 36% (27.901 persone) sono “nuovi poveri”, ovvero cittadini che non si erano mai rivolti prima ai servizi Caritas e che le restrizioni hanno catapultato in una situazione di precarietà. Il secondo capitolo del report tratta, invece il periodo giugno-agosto 2020 quando l’estate aveva consentito una ripresa e ridotto notevolmente il numero delle persone assistite dalle Caritas, portandolo a 22.000 di cui il 26,6% sono nuovi accessi. Un periodo caratterizzato anche dalla riapertura in presenza dei Centri di Ascolto. Numeri che tornano a crescere nel periodo settembre 2020-marzo 2021, raccontato nel terzo capitolo del report, quando le persone aiutate sono state 78.882; il dato che diverge dal trend è che la maggior parte di esse si erano già rivolte in precedenza a Caritas, infatti solo il 13% di questi è un nuovo accesso. L’impatto del secondo lockdown sembra quindi essere stato minore rispetto a quello del primo lockdown, ma i dati dicono anche che una buona parte delle persone che con l’arrivo della crisi pandemica si sono trovate in situazioni di fragilità non sono ancora uscite da questa condizione, nonostante l’apparente ripresa dell’estate 2020. Il report analizza anche le categorie di lavoratori maggiormente colpite dalla pandemia, che ha messo in particolare difficoltà lavoratori irregolari e i dipendenti in attesa di ricevere la Cassa Integrazione ma anche i lavoratori del settore della ristorazione.
Il lavoro dei 672 Centri di Ascolto ha permesso, inoltre, di individuare quali sono i problemi emergenti nel vasto sistema della povertà: le difficoltà abitative, l’occupazione giovanile, la povertà educativa, il gender gap e l’aumento del disagio psico-sociale soprattutto nelle nuove generazioni. Grazie ai loro 14.163 volontari, le Caritas lombarde non hanno mai fermato i loro servizi (anche se in alcuni periodi sono stati svolti a distanza) e questo ha permesso di non perdere di vista i bisogni dei cittadini e di attivare nuovi servizi.