La Riforma del Terzo Settore è legge: disponibili i testi dei decreti approvati
Lo scorso 28 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva i Decreti Legislativi su Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale e 5XMille, che completano la Riforma del Terzo Settore.
I testi sono ora al vaglio del Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri per le verifiche formali, ma sono già disponibili per la consultazione; i decreti andranno poi alla firma del Presidente della Repubblica e quindi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Una riforma importante che riguarda più di 300.000 organizzazioni associative, cooperative e di volontariato e che coinvolge più di 6 milioni di cittadini che dedicano tempo all’impegno volontario.
Qui di seguito le principali novità e i testi completi dei decreti in formato scaricabile.
Codice del Terzo settore
Per la prima volta si definisce per legge cosa è terzo settore, uscendo dalle formula sociologiche e indicando chiaramente nella legge e nei decreti quali enti e soggetti lo compongono. Il nuovo Codice riordina tutta la normativa riguardante gli enti del Terzo settore, che saranno iscritti al “Registro unico nazionale del Terzo settore” un unico punto di riferimento, monitorato e gestito dalle Regioni ma su un’unica piattaforma nazionale che farà capo al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’iscrizione al registro sarà vincolante per accedere ai benefici previsti dalla Legge e il Codice prevede diverse misure di promozione e sostegno per gli enti iscritti, oltre che attività di monitoraggio, di vigilanza e di controllo. La nuova normativa mette a disposizione del Terzo Settore risorse pari a 190 milioni che saranno investite in nuovi incentivi fiscali, nella nascita di un Fondo progetti innovativi, nello sviluppo del Social bonus, nel lancio dei Titoli di solidarietà, oltreché in un incremento della dotazione del Fondo per il Servizio civile in modo da accrescere, anche per il 2018, i posti disponibili per i giovani che lo vogliono fare.
Scarica il testo del decreto sul Codice Unico Terzo Settore
Impresa Sociale
Si definiscono ‘impresa sociale’ “tutti gli enti privati, inclusi quelli costituiti in forma societaria, che esercitano in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti e favorendo il più ampio coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle loro attività”. Il decreto amplia i campi di attività delle imprese sociali, allargandole a settori come il commercio equo, l’alloggio sociale, il microcredito, l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e l’agricoltura sociale. Una novità significativa è la possibilità di partecipare a queste organizzazioni sia per i soggetti del terzo settore che per i soggetti profit, imprese o amministrazioni pubbliche, seppure in forma limitata e senza svolgere funzioni di controllo, nonché la possibilità, seppur parziale, di redistribuzione degli utili. La Legge prevede anche una misura di incentivo agli investimenti simile a quella delle start up innovative: chi investe in queste imprese potrà riavere – tramite deduzione o detrazione – il 30% delle risorse investite.
Scarica il testo del decreto sull’Impresa Sociale
5XMille
Rispetto alla disciplina precedente, le nuove norme allargano la platea dei destinatari del beneficio, estendendola a tutti gli enti del Terzo settore iscritti nel Registro unico nazionale. Rimangono inalterati i restanti settori di destinazione del beneficio: il finanziamento della ricerca scientifica e dell’università; il finanziamento della ricerca sanitaria; il sostegno delle attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente; il sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche, riconosciute ai fini sportivi dal Comitato olimpico nazionale italiano, che svolgono una rilevante attività di interesse sociale; la tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. La Riforma propone un meccanismo di erogazione più veloce e strumenti di trasparenza che rendano conto ai cittadini di come gli enti impiegheranno queste risorse.