Terzo Settore in crescita: nel 2019 aumenteranno entrate e investimenti
Il Terzo Settore si conferma un settore di crescita: è quello che emerge dall’ottava edizione dell’Osservatorio su “Finanza e Terzo settore” realizzato da UBI Banca e AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit). L’indagine ha l’obiettivo di analizzare i fabbisogni finanziari e le prospettive evolutive dell’imprenditorialità sociale italiana. Il rapporto, rinnovato sotto alcuni aspetti, ha voluto monitorare in maniera continuativa lo stato e l’evoluzione dell’offerta e della domanda di finanza per il Terzo settore con una focalizzazione sull’imprenditoria sociale italiana (cooperative sociali, consorzi di cooperative sociali e imprese sociali con forma societaria S.r.l., ex D.Lgs 117/17) volta a cogliere i primi cambiamenti promossi dalla Riforma del Terzo Settore, indagando una ricca pluralità di aspetti: il sentiment generale che come già detto si conferma positivo, il tema della finanza a impatto sociale, i fabbisogni finanziari relativi all’ultimo triennio, il rapporto con le banche e le prospettive future.
Il 2019 si prospetta come un anno di grande vitalità per le imprese sociali, che prevedono un aumento delle entrate (almeno nel 70% dei casi) e una forte propensione agli investimenti. Il 69,2% dei soggetti a cui è stata sottoposta l’indagine prevede entrate in crescita, provenienti da contributi, Enti Pubblici o da attività di mercato. Il rapporto mette in evidenza il dato sulle S.r.l. con qualifica di impresa sociale: in questo caso il 79,3% prevede una situazione stabile o in crescita circa le entrate derivanti dalla vendita di beni e servizi sul mercato, e il 34,5% di questo tipo di soggetti si dichiara sicuro di un miglioramento.
E sono proprio le S.r.l. con qualifica di impresa sociale e i consorzi a mostrare una maggiore consapevolezza in materia di strumenti di finanza a impatto sociale, con percentuali che si attestano rispettivamente intorno al 45% e al 43% (anche in questo caso valori più alti se paragonati al 36% del campione totale). Il 33,8% di chi conosce il tema è interessato all’utilizzo (16,9%) o sta già utilizzando (16,9%) strumenti di questo tipo. Le S.r.l imprese sociali (30,8%) e le cooperative di tipo B (29,2%) mostrano livelli più elevati di utilizzo della finanza a impatto sociale. Le prime perché sono capaci di includere nella governance soggetti investitori, le seconde perché sono i soggetti della cooperazione sociale con più forte orientamento al mercato. Lo strumento più conosciuto e utilizzato risulta essere quello della finanza agevolata (es. Fondo Rotativo per le imprese del MISE, fondi agevolati BEI, ecc.)
Il rapporto conferma, inoltre, che la prima fonte di copertura degli investimenti effettuati negli ultimi 3 anni è costituita dagli istituti bancari (43,3%) che superano, seppur di poco, l’autofinanziamento (40,7%). In evidenza l’indicazione di soggetti privati tra le modalità utilizzate per coprire gli investimenti effettuati, dichiarata dall’8,2% dei soggetti intervistati.
“L’Osservatorio conferma come qualità, personalizzazione e diversificazione specialistica dell’offerta bancaria siano indispensabili per costruire un rapporto duraturo con il mondo dell’impresa sociale e del non profit in generale”, afferma Riccardo Tramezzani, Responsabile della divisione UBI Comunità. “Il ruolo dell’istituto bancario non è tanto quello di mero erogatore di servizi, ma di co-attore di un sistema più ampio che costruisce reti, supporta scelte e progetti d’investimento, condivide competenze e intermedia relazioni territoriali fra soggetti economici e comunità. UBI Comunità si propone come partner di tutto l’universo dell’imprenditorialità sociale con l’obiettivo di abilitare lo sviluppo dell’intero ecosistema dell’economia sociale e promuovere sinergie e forme di convergenza tra il pubblico, il privato ed il privato sociale attraverso una pluralità di funzioni e un’offerta di strumenti finanziari integrata ed eterogenea erogata in una logica di forte personalizzazione.”
All’interno di questo scenario, quindi, le imprese che hanno fatto richiesta di finanziamento alle banche negli ultimi 3 anni si sono viste concedere in media circa il 76% dell’importo atteso. La principale modalità di impiego dei finanziamenti ottenuti è data dagli investimenti a medio-lungo termine (54,7%); dopo tre anni di indagine questa scelta torna ad essere la prima per i soggetti appartenenti al mondo della cooperazione sociale. Elevati i livelli di soddisfazione della relazione con gli istituti di credito – l’86,4% si dichiara soddisfatto – grazie all’offerta adeguata di prodotti e servizi (49%) e al riconoscimento dell’applicazione di metodi di valutazione personalizzati per le organizzazioni non profit (37,4%). Inoltre, viene certificata la funzione della banca quale piattaforma multiservizi per lo sviluppo del mondo della cooperazione e dell’impresa sociale: il 37,4% del campione pensa che il ruolo della banca debba essere quello di soggetto erogatore di un’offerta di servizi di credito dedicata e il 34,3% quello di partner per progettualità complesse.
“Il report pubblicato mostra la volontà e l’intenzione del mondo della cooperazione e dell’impresa sociale di continuare a crescere, puntando su una pianificazione strategica di ampio respiro – supportata per questo da investimenti sul lungo termine – in grado di massimizzare la creazione di valore sociale”, sottolinea Guido Cisternino, responsabile Terzo Settore ed Economia Civile di UBI Banca. “In questo contesto diventano centrali le opportunità offerta dalla finanza a impatto sociale, tema che si sta sempre più diffondendo in termini di conoscenza da parte dei soggetti appartenenti al Terzo settore, ma ancora da sviluppare per ciò che concerne l’utilizzo dei relativi strumenti. Sebbene la strada da percorrere sia ancora lunga, UBI Comunità intende stimolare e promuovere l’utilizzo della finanza a impatto sociale tra i soggetti del Terzo settore, ad esempio introducendo elementi di innovazione negli strumenti finanziari tradizionali – come richiesto dalle cooperative e imprese sociali – e orientando l’erogazione dell’offerta in una logica impact, in modo da sostenere le scelte imprenditoriali e gestionali di un settore centrale tanto per il benessere quanto per lo sviluppo economico.”
Buone notizie arrivano per quanto riguarda le prospettive future: 2 organizzazioni su 3 prevedono, infatti, investimenti per il 2019. Nel 52,2% dei casi i soggetti intervistati pensano di coprire con l’autofinanziamento, seguito dall’affidamento agli istituti bancari (28,8%); anche in questo caso in evidenza l’indicazione di soggetti privati tra le fonti di copertura (9%) preferita soprattutto dalle S.r.l. con qualifica di impresa sociale e in aumento rispetto alle precedenti edizioni per quanto riguarda il mondo della cooperazione sociale.
“L’ottava edizione del rapporto, per la prima volta ricompone il mondo dell’impresa sociale osservando congiuntamente la cooperazione sociale e le ‘S.r.l. imprese sociali’ delineando così un nuovo universo che persegue finalità comuni d’interesse generale, attraverso paradigmi di produzione del valore differenti.” – sostiene Paolo Venturi, direttore AICCON – “I risultati mostrano come le S.r.l. con qualifica di impresa sociale siano naturalmente più aperte all’interlocuzione con gli investitori privati e abbiano un’alta propensione agli investimenti. La cooperazione sociale, in particolare quella d’inserimento lavorativo, si conferma sempre più intraprendente in una fase in cui i benefici legati all’efficientamento sembrano essersi esauriti. Nel suo terzo tempo la cooperazione sociale ha ricominciato a guardare a medio-lungo periodo, chiedendo al mondo della finanza una nuova generazione di servizi ad integrazione delle risorse. Un cambio radicale che richiede alle imprese sociali di investire in nuove funzioni e strategie capaci di gestire la complessità di progetti imprenditoriali ormai divenuti strutturalmente ‘eco-sistemici’”.