Volontariato, Tommasini sui dati Istat: “Serve sostegno per continuare a fare la nostra parte”
Sono stati presentati questa mattina, mercoledì 10 maggio, i primi dati del Censimento Istat sulle istituzioni non profit realizzato dall’Istituto nell’anno 2022 su un campione di 110.000 istituzioni non profit attive in tutta Italia (circa un terzo del totale) e riferito ai dati relativi all’anno 2021. Le istituzioni non profit presenti in Italia sono più di 360.000: più della metà si collocano nelle Regioni del Nord, il 22% opera al Centro, il 18% al Sud e meno del 10% nelle Isole. Le aree di attività in cui si colloca il maggior numero di organizzazioni sono Cultura, Sport, Attività ricreative e di socializzazione, Assistenza Sociale e Protezione Civile. Queste organizzazioni contano più di 870.000 dipendenti (di questi quasi il 60% lavora in Organizzazioni che hanno sede nel Nord Italia), distribuiti prevalentemente in quattro settori (90% del totale dei dipendenti): Assistenza Sociale e Protezione Civile, Istruzione e ricerca, Sanità, Sviluppo economico e coesione sociale. Il dato più significativo riguarda però i volontari, che sono presenti in più del 70% delle realtà: sono 4,6 milioni, circa il 15% in meno rispetto al dato rilevato nel 2015; di questi il 56% opera nel Nord Italia.
“I dati sulla nuova rilevazione del Censimento Istat sulle istituzioni non profit certificano quanto queste siano fondamentali per la tenuta sociale del Paese, ma fotografano anche un settore messo alla prova, che ha bisogno di sostegno da parte delle istituzioni a tutti i livelli per continuare a fare la propria parte“. Così Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale dei 49 Centri di servizio per il Volontariato, commenta i primi risultati del censimento permanente delle istituzioni non profit. “La pandemia e la conseguente crisi sociale ed economica degli ultimi tre anni – commenta Tommasini – hanno picchiato duro, incidendo anche sul numero dei volontari che, all’interno delle organizzazioni non profit, sono in consistente calo, passando dai 5,5 milioni rilevati nel 2015 ai 4,6 del 2021. Quanto i volontari siano fondamentali per il settore, e per tutto il Paese, è dimostrato dalla larghissima quota di realtà che possono contare su di loro, il 72% del totale“. “Per questo – aggiunge la presidente di CSVnet – servono politiche di sostegno e accompagnamento per facilitare il ricambio generazionale e favorire l’ingresso di nuovi volontari anche con campagne di promozione specifiche capaci di raggiungere i giovani già in età scolare. I Centri di servizio per il volontariato stanno intensificando il proprio lavoro per supportare le organizzazioni del terzo settore nella complessa transizione legata alla riforma normativa, per aiutarle nell’affrontare i maggiori adempimenti burocratici e amministrativi, favorendo anche percorsi di digitalizzazione quanto mai utili e necessari, ma che si scontrano, come certifica anche Istat nella sua fotografia, con una carenza di risorse da parte del non profit stesso. Sempre dai dati Istat emerge quanto il terzo settore stia mettendo in campo crescenti reti di relazione con i soggetti locali: c’è bisogno che il suo ruolo di attore partecipante ai tavoli di co-progettazione venga riconosciuto e valorizzato anche e non solo nella prospettiva di attuazione del Pnrr. I fronti su cui lavorare insieme alle istituzioni a tutti i livelli, dal governo alle amministrazioni locali, sono molti e occorre che ognuno faccia la sua parte per poter sostenere un mondo imprescindibile per la coesione sociale dell’Italia“.
Tre I focus presentati da Istat nel corso dell’incontro, elementi di novità introdotti in questa rilevazione campionaria:
- le reti di relazioni attivate delle istituzioni non profit, risulta infatti che il 90% delle realtà ha relazioni significative sul territorio;
- la digitalizzazione, con particolare riferimento agli ostacoli che incontrano (il 29% non ritiene la digitalizzazione rilevante per le proprie attività, il 26% ha scarse risorse, il 15% dichiara una mancanza di cultura sul digitale mentre il 13% dichiara di avere sfide più urgenti da affrontare);
- i destinatari delle attività delle istituzioni non profit, in quanto un’organizzazione su sette è orientata a destinatari con disagio (il 55,8% rivolge le proprie attività a persone con disabilità, il 32,9% a persone in difficoltà economica o lavorativa, il 31,2% a persone con disagio psico-sociale, il 24,4% a minori, il 25,3% a persone vulnerabili e il 12,9% a migranti).
Sono solo i primi dati resi disponibili da Istat. Nei prossimi mesi verrà messa a disposizione l’elaborazione completa e verranno presentati anche i dati a livello regionale e per le Città metropolitane.