Validazione e Certificazione delle Competenze: i progetti realizzati da CSV
Dal 2002 l’Unione Europea sostiene percorsi e progetti di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze utili a fini occupazionali. Ha proposto Europass, ha promosso raccomandazioni per l’istituzione di sistemi di convalida dell’apprendimento non formale e informale. Negli ultimi anni anche l’Italia ha recepito queste raccomandazioni e le ha tradotte in indicazioni ufficiali, inserendole nel quadro normativo.
CSV Milano da anni si occupa del tema della validazione e certificazione delle competenze con attività, iniziative e progetti.
Quadro normativo
Dal 2002 l’Unione Europea sostiene percorsi e progetti di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze utili a fini occupazionali. Ha proposto Europass, ha promosso raccomandazioni per l’istituzione di sistemi di convalida dell’apprendimento non formale e informale. Negli ultimi anni anche l’Italia ha recepito queste raccomandazioni e le ha tradotte in indicazioni ufficiali, inserendole nel quadro normativo.
Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato nel 2006 la Raccomandazione sulle Competenze Chiave per l’apprendimento permanente, Recommendation on Key Competences for Lifelong Learning
La Commissione ha aggiornato nel 2016 questa Raccomandazione, che si é sostanziata nel documento di revisione Review of the 2006 Recommendation on Key Competences for Lifelong Learning che ha l’obiettivo di offrire un ulteriore supporto allo sviluppo delle competenze chiave in tutta Europa.
A seguito di questo processo di aggiornamento, il 17 gennaio 2018 la Commissione ha adottato la proposta di una nuova Raccomandazione sulle Competenze Chiave per l’apprendimento permanente:
All’art. 4 – Ulteriori disposizioni in materia di mercato del lavoro, (comma 51-68) lo Stato Italiano, recependo le direttive dell’Unione europea sull’apprendimento permanente di capacità e competenze perseguito da ogni persona in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, ha evidenziato come per apprendimento non formale si intende quello caratterizzato da una scelta intenzionale della persona in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese.
Con una successiva intesa è prevista la definizione degli indirizzi per l’individuazione di criteri generali e priorità per la promozione e il sostegno alla realizzazione di reti territoriali che comprendono l’insieme dei servizi di istruzione, formazione e lavoro collegati organicamente alle strategie per la crescita economica, l’accesso al lavoro dei giovani, la riforma del welfare, l’invecchiamento attivo, l’esercizio della cittadinanza attiva, anche da parte degli immigrati.
In tali contesti, sono considerate prioritarie le azioni riguardanti il sostegno alla costruzione dei percorsi di apprendimento formale, non formale e informale, il riconoscimento di crediti formativi e la certificazione degli apprendimenti comunque acquisiti, la fruizione di servizi di orientamento lungo tutto il corso della vita.
A seguito di alcuni stringenti criteri, si demanda quindi l’applicazione ad un successivo decreto legislativo attuativo.
Definisce le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni per l’individuazione e validazione degli apprendimenti non formali ed informali e gli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze.
Mentre rimane a carico del Ministero dell’Istruzione la validazione e certificazione di competenze da sistema scolastico e universitario e a carico delle Regioni lo stesso processo per qualifiche relative alla formazione professionale si apre il capitolo validazione e certificazione competenze non formali ed informali.
Il Decreto parla di enti titolati come soggetti pubblici o privati autorizzati o accreditati dall’ente pubblico a erogare servizi d’individuazione, validazione, e certificazione.
In questa traccia rientra l’esempio di Regione Lombardia che ha indicato negli enti accreditati al lavoro i gestori della certificazione delle competenze non formali ed informali.
Sotto la spinta del Decreto sopra descritto e l’avvio della Programmazione del Fondo Sociale Europeo 2014-2020 che sollecita fortemente la definizione di Sistemi nazionali di certificazione delle competenze in grado poi di dialogare tra loro e di facilitare la mobilità e occupabilità delle persone anche l’Italia ha dato una stretta alle tempistiche per realizzare un quadro nazionale dalle qualifiche regionali.
Tolti tutti i temi non direttamente collegati allo specifico interesse sulle competenze informali traiamo dal documento che sigla l’intesa alcuni punti essenziali:
- Criteri per la correlazione tra qualificazioni regionali e sistema nazionale
- Riferimenti di standard minimi di processo
- Prime indicazioni di documenti e procedure per attestazione e certificazione delle competenze.
Queste prime indicazioni nominano strumenti di rielaborazione e identificazione delle esperienze.
Si nominano ancora in accordo con decreto del gennaio 2013 gli enti titolati a realizzare processi di:
- Individuazione e validazione
- Certificazione
secondo requisiti di qualificazione del personale deputato, e procedure di trasparenza descritte in modo molto sintetico.