Disinformazione: il ruolo chiave della società civile
di Elisabetta Bianchetti
Le organizzazioni non profit e la società civile possono svolgere un ruolo centrale nell’arginare fake news e discorsi d’odio. «La partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile è fondamentale per offrire una risposta globale alla disinformazione» afferma il Comitato economico e sociale europeo (CESE) nel suo parere sul Piano d’azione contro la disinformazione adottato dall’Unione Europea nel 2018.
Una mappatura delle azioni
Ma come affrontare le sfide continue in questo campo complesso e in rapida evoluzione? Dalla mappatura svolta dalla ricerca The Road Ahead: Mapping Civil Society Responses to Disinformation (promossa dal Forum internazionale per gli studi democratici del National Endowment for Democracy) pubblicata a gennaio, emerge che sono molte le organizzazioni in Italia che rivolgono la loro attenzione al problema della disinformazione digitale. Alcune si concentrano sull’alfabetizzazione e sull’educazione ai media digitali; altre si impegnano in attività di difesa e politica, mentre un piccolo segmento ha sviluppato competenze nel controllo e nella verifica dei fatti. Dai risultati emerge però che nell’Europa meridionale e orientale, molte associazioni non sono riuscite a interagire in modo significativo. La difformità rispetto a Nord America ed Europa nord occidentale, dipendono da bassi livelli di tecnologia e di competenze delle risorse umane. Una disparità che andrebbe colmata fornendo l’accesso ai dati, ai finanziamenti e alle competenze necessarie per poter agire poiché la forza di queste risposte sarà fondamentale per sostenere la democrazia globale in un momento in cui la società sta diventando sempre più digitale.
Alfabetizzazione mediatica
Nella battaglia per combattere la disinformazione in rete esistono molti siti web che danno consigli su come riconoscerla, mentre ci sono poche indicazioni su come le organizzazioni non profit e la società civile potrebbero contrastarla. Superare la cacofonia delle fake news e dei discorsi d’odio può essere complicato. Lo ha fatto Auser nel 2018 con il progetto “Chi dà retta alle sirene? Informazione e disinformazione nell’era del web e dei social”, con lo scopo di promuovere una campagna di alfabetizzazione mediatica tra soci e cittadini, soprattutto più anziani, sul tema dell’informazione e della disinformazione in rete. Fornire gli strumenti per capire in che modo si crea e si diffondano le false notizie e per imparare ad approfondire criticamente i messaggi con una nuova consapevolezza rispetto alle tecniche di manipolazione che possono circolare sui social.
Contrasto ai discorsi d’odio
L’associazione culturale Eutopia ha tra le sue attività il contrasto ai discorsi d’odio attraverso progetti europei, come Violence – an important problem sull’educazione per gli adulti e Search for a home che prevede la realizzazione di un documentario per sensibilizzare il pubblico, affrontare il razzismo, la xenofobia e promuovere la cittadinanza e i valori europei e la democrazia. “Contro l’odio” , invece, è un progetto dell’associazione Acmos, che ha tre obiettivi: trovare i discorsi di incitamento all’odio attraverso la creazione di strumenti informatici per il rilevamento automatico; sensibilizzare la cittadinanza attraverso laboratori in diversi territori; mappare le iniziative che in Italia promuovono la cultura della tolleranza.
Odiare Ti Costa è un’iniziativa dell’associazione Pensare Sociale di sostegno, supporto e aiuto alle vittime di odio sul web. Ma anche per promuove una cultura delle parole e del linguaggio senza pregiudizi e stereotipi e un utilizzo più consapevole dei social e del web. Amnesty International Italia ha appena pubblicato la nuova edizione del manuale “Hate speech, conoscerlo e contrastarlo – Guida breve per combattere i discorsi d’odio online”, uno strumento rivolto a chi, in prima persona, vuole contribuire alla battaglia contro l’intolleranza in rete. Ma l’impegno dell’associazione non finisce qui. Un’altra importante azione su questi temi è la Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio: un sito web di notizie e approfondimenti, ma anche e soprattutto dati, ricerche, linee guida, campagne e altri strumenti utili per chi vuole contrastare questo fenomeno. Un vero e proprio raccoglitore di materiali realizzati da organizzazioni, osservatori e ricercatori con una lunga esperienza sul tema, con l’obiettivo di riunire questo prezioso e utile patrimonio in un unico spazio virtuale per agevolare coloro che desiderano approfondire l’argomento e offrire loro spunti. Uno spazio informale in cui promuovere il confronto costante e l’individuazione di sinergie tra diverse realtà che in Italia si occupano in modo costante di contrasto all’intolleranza online. Ne fanno parte organizzazioni non governative e associazioni, osservatori, ricercatori. La Rete, oltre a esse luogo di dialogo e scambio, organizza webinar e altre occasioni pubbliche di dibattito, produce strumenti utili come la recente guida per porre un freno allo zoombombing (l’irruzione da parte di persone, spesso appartenenti a gruppi estremisti, in ogni tipo incontro on line per insultare, disturbare e diffondere messaggi di odio e discriminazione) e si pone, nell’ambito dell’attività di advocacy, come interlocutore corale con istituzioni e altri stakeholder di rilievo.
Una task force contro l’odio online
Infine per chi non vuole stare con le mani in mano Amnesty International Italia ha dato vita ad alcuni progetti per sperimentare nuove forme di attivismo, in grado di far fronte e di rispondere alle sfide e ai cambiamenti attuali. Questi progetti si sono concretizzati nei gruppi di lavoro Task Force, formati da attiviste ed attivisti che seguono una precisa modalità d’azione, specializzata e reattiva, in grado di garantire una risposta rapida ed efficace in determinate situazioni d’intervento in Italia. Le Task Force attualmente attive sono tre ed operano ogni giorno per contrastare e monitorare le forme di odio, discriminazione ed ingiustizia, in un’ottica di difesa dei diritti umani.
Contenuti a servizio dei cittadini
Straordinaria la storia di Valigia Blu partita 10 anni fa sui social come gruppo di pressione per la rettifica al TG1 di una notizia falsa. Dopo la raccolta di 200milafirme consegnate alla Rai in una valigia casualmente blu nasce l’idea di proseguire come osservatorio sulla disinformazione. «Da gruppo su Facebook – spiega in un articolo una delle fondatrici, Arianna Ciccone – Valigia Blu si è trasformata in blog collettivo che ha il sito come contenitore e principalmente la pagina Facebook come “homepage”, come casa comune, dove gli autori e i “lettori” si incontrano, confrontano, discutono. Una trasformazione avvenuta in maniera molto naturale e spontanea, seguendo la spinta di quello che succedeva nelle discussioni sui social».
Formare consumatori responsabili e critici delle notizie
Numerosi studi dimostrano che la disinformazione è efficace solo se il pubblico di destinazione è ricettivo. L’influenza non è il controllo della mente: è una spinta nella direzione in cui qualcuno è già predisposto ad avviarsi. Può ispirare all’azione, ma può anche indurre all’inattività. In una democrazia, entrambi i risultati sono altamente problematici.
In definitiva, la migliore difesa contro la disinformazione digitale è affrontare i problemi del mondo reale che la disinformazione cerca di sfruttare. Quello che il non profit può dunque fare è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla minaccia delle campagne di disinformazione e promuovere programmi in grado di educare i cittadini in modo che abbiano gli strumenti per proteggersi. Ciò vale soprattutto per le generazioni più anziane, che possono avere le necessarie capacità di pensiero critico, ma mancano di familiarità con concetti digitali filter bubbles (l’ambiente virtuale che ciascun utente costruisce in Internet tramite le sue selezioni preferenziali), falsi profili online o attacchi automatici. Ma essere consumatori responsabili e critici delle notizie deve essere associato alla promozione della partecipazione civica. Il fondamento della maggior parte delle teorie del complotto è una sfiducia nel governo e un senso di allontanamento dal processo politico. Gli sforzi per spiegare come funzionano i governi democratici e come i cittadini possono essere maggiormente coinvolti nel processo democratico manderanno in frantumi molte narrazioni di disinformazione.