Europa: le pagelle del Volontariato
Promossa o bocciata? Il volontariato dà i voti all’ottava legislatura del Parlamento europeo che, con le elezioni del 23-26 maggio 2019, terminerà il suo mandato.
LAVORO
Acli: mancano regole comuni
Rischio tagli per stipendi e diritti
Questi ultimi anni hanno visto progressivamente crescere in Italia e in tutta Europa un malcontento diffuso di buona parte della popolazione, dovuto generalmente a un peggioramento percepito delle condizioni economiche e spesso, all’incapacità della classe dirigente di fornire risposte adeguate.
L’Unione europea ha garantito indubbiamente ai cittadini europei in particolare, maggiori possibilità di lavoro ed anche un mercato più ampio e protetto in grado di sostenere (in alcuni settori in maniera decisiva, come ad esempio in agricoltura) le produzioni locali. L’Unione europea, definendo standard comuni quali le regole sulla qualità, sulla privacy, sulla concorrenza, ha contribuito sicuramente al miglioramento della qualità del lavoro in molti settori e ha reso possibile un confronto più corretto all’interno dei Paesi membri. Allo stesso tempo però, in assenza di norme comuni in tema di regolazione del mercato lavoro, di salario minimo, di diritti sociali e previdenziali, così come di tassazione sul costo del lavoro in primo luogo, la facilità di scambio di beni e servizi all’interno dell’Unione, se è certamente favorevole per il consumatore, rischia di trasformarsi per i lavoratori in un boomerang.
Senza regole comuni a tutta Europa in tema di protezione del lavoro, senza un sistema di tassazione progressiva per tutti i Paesi membri, senza un comune sistema di protezione sociale e previdenza, pro- grammi di formazione continua, il rischio concreto è che i prossimi anni e decenni vedano il consumarsi di lotte intestine al continente a colpi di riduzioni di salari e diritti da una parte e di tassazioni iper favorevoli al capitale dall’altra, per garantirsi produzioni e investimenti a scapito del proprio vicino. Produzioni ed investimenti però, sempre con la valigia in mano. Sempre pronti a correre dietro a scenari ancor più favorevoli, lasciando sul campo la devastazione economica, sociale e spesso ambientale.
Gli Stati membri e l’Unione dovranno investire molto di più nella creazione di lavoro in settori legati alla sostenibilità ambientale e sociale, quali la ristrutturazione degli edifici dal punto di vista dell’efficienza energetica o dei servizi di cura.
Paolo Petracca, presidente Acli Milano
AMBIENTE
È necessario un “green new deal”
per salvare clima ed economia
Diamo un voto sotto la sufficienza per l’inadeguatezza della risposta politica alla triplice sfida ambientale, economica e sociale che dob biamo vincere per arrestare la marea crescente dell’euroscetticismo. Il Parlamento europeo in questi anni – grazie ad una maggioranza europeista, progressista e ambientalista – ha svolto un ruolo di leadership nella definizione della politica ambientale e climatica europea, senza la quale la nostra qualità della vita sarebbe stata senza dubbio peggiore. In contrasto sempre più spesso con le posizioni di retroguardia dei governi nazionali nel Consiglio. Ma ancora molto rimane da fare. Gli attuali target ambientali e climatici europei devono essere molto più ambiziosi, per arrestare il preoccupante trend di consumo delle risorse naturali e affrontare seriamente i mutamenti climatici in corso, respingendo la pressante richiesta – della parte più miope della lobby industriale – di deregulation ambientale come via di uscita dalla crisi che stiamo vivendo. La legislazione ambientale, se ben disegnata, è uno degli strumenti indispensabili per proteggere interessi pubblici vitali – il nostro ambiente, la nostra salute, le nostre risorse – e sostenere l’innovazione e la competitività delle imprese europee.
Serve invece un green new deal europeo che possa ridare fiducia e speranza ai cittadini. È la sola via di uscita dalla crisi in grado di costruire una casa comune europea solidale, inclusiva, sostenibile e competitiva allo stesso tempo. Solo in questo modo sarà possibile cre- are nuovi posti di lavoro, accrescere la competitività della nostra eco- nomia, affrontare seriamente la crisi climatica e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Sfide che i singoli governi nazionali, anche i più forti, non sono in grado di vincere da soli.
Legambiente
SPESA&DINTORNI
Consumatori class action europea
Serve per casi come il Dieselgate
Il legislatore europeo è da sempre attento alle politiche per i consumatori: tra gli anni ’80 e ’90 venivano alla luce le prime direttive come quella sui contratti negoziati fuori dai locali commerciali, quella sui prodotti, il turismo e i contratti a distanza. È chiaro che oggi non tutte sono attuali e anzi sono state oggetto di alcune proposte di modifica da parte del mondo confindustriale che le riteneva esageratamente garantiste: per questo negli ultimi due decenni, come organizzazione dei consumatori, stiamo sollecitando una revisione che tenga contro del progresso tecnologico e del mutare dei tempi mettendo il consumatore al centro. Purtroppo, in una prima fase, mi è sembrato di intravedere una volontà politica volta a ridimensionare le tutele, facendo gioco, in concomitanza con la crisi economica, sull’errata convinzione che più tutela vuole dire più difficoltà per le imprese. Proprio qualche mese fa è stata annunciata una “new deal” che ci auguriamo porti se non un innalzamento di tutela, quantomeno un ammodernamento degli strumenti di protezione a cominciare dal grande assente di questi anni di riforme: una class action europea utile, sulla base dell’esperienza di casi come Dieselgate, a tutelare enormi quantità di persone che potrebbero essere danneggiate dallo stesso fatto lesivo. Questa è la sfida che mi sento di affidare ai Parlamentari che verranno, ricordando che l’azione di classe è uno strumento di civiltà utile a riequilibrare i rapporti di forza tra l’industria e i consumatori.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori
IMMIGRAZIONE
Accoglienza e sistemi d’asilo
Procedure, ognuno fa per sé
Diamo questo voto all’Europa perché si sta rivelando completamente sorda alla richiesta di aiuto di chi fugge da guerre e miseria per cercare una speranza di sopravvivenza nei nostri Paesi.
Al contrario, la paura dell’invasione sta facendo alzare ai suoi confini barriere sempre più alte, mentre al suo interno crescono spaventosamente e si rafforzano nazionalismi e xenofobia. Le barriere che l’Europa ha creato sono diventate ormai infrangibili, al punto da far parlare di “fortezza Europa”, mentre i morti nel Mediterraneo aumentano inesorabilmente. Secondo alcune stime, si calcola siano stati 2.180 soltanto nell’ultimo anno. Nel frattempo, anche i singoli governi attuano misure pericolose e discutibili sul piano del diritto internazio- nale come i respingimenti in mare, la “chiusura” dei porti e accordi bilaterali con Paesi non sicuri come la Libia, oppure campagne di discredito dirette alle ONG che effettuano operazioni di ricerca e soccorso in mare.
FOCUS – Casa dei Diritti Sociali, da oltre trent’anni impegnata per la tutela dei diritti e la promozione dell’inclusione sociale dei migranti, e in particolare i richiedenti asilo, ritiene inammissibile che l’Europa perda il conto di queste vite e che riservi, a chi riesce ad arrivare, un trattamento discriminatorio rispetto al resto dei cittadini europei.
Da tempo si parla di rivedere il Regolamento Dublino, così come di dotarsi di un sistema comune d’asilo, ma ancora nulla è stato fatto. Al contrario, esistono ancora procedure e tempistiche disomogenee, così come pratiche d’accoglienza non uniformi. Chiediamo per questo che l’Europa cambi rotta e che, applicando ai diritti lo stesso rigore che pretende in campo economico-finanziario, si impegni ad adeguare i sistemi d’asilo dei vari Paesi e a garantire il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità delle persone.
Focus-Casa Dei Diritti Sociali
INNOVAZIONE SOCIALE
Territori e comunità, il futuro
nelle mani di chi li abita
Basta pensare all’importanza che le città stanno assumendo nei processi di sviluppo economico e sociale per capire quanto l’attenzione ai territori e alle loro dinamiche sia fondamentale. Si tratta anche di un tema storico per il nostro paese, ma che ormai caratterizza tutta l’Europa. L’innovazione sociale, che si sviluppa nell’interazione tra soggetti e saperi diversi sullo stesso contesto, è la chiave per lo sviluppo di territori sostenibili.
Con questo obiettivo Fondazione Triulza, che è rimasta nell’area ex Expo e sta partecipando al progetto di futuro sviluppo del sito, ha inaugurato a fine 2018 la Social Innovation Academy di MIND Milano Innovation District. Si tratta di uno spazio di co-progettazione e di collaborazione con un approccio multisettoriale aperto a tutte le realtà profit, non profit e istituzionali interessate a dare un contributo concreto, in termini di sostenibilità e impatto sociale, alle città del futuro.
Le politiche e i programmi europei hanno fatto bene e si meritano un otto laddove hanno incentivato network di città su temi trasversali quali la sostenibilità ambientali, le politiche sociali e culturali o progetti per aree interstato con caratteristiche comuni come con gli Interreg.
Non raggiungono tuttavia la sufficienza le azioni volte alla valorizzazione delle comunità locali che sono la base della convivenza democratica e della partecipazione attiva. Servono programmi volti a riconoscere come valore le differenze culturali e il dialogo interculturale per arrivare a territori caratterizzati da identità e coesione sociale. Partendo da un processo culturale e sociale devono essere preservate le specificità dei territori e delle loro comunità quale ricchezza e identità della cittadinanza europea basata su libertà, solidarietà e partecipazione democratica.
Ricordiamo che il Trattato recita: «L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto, e del rispetto dei diritti umani».
Chiara Pennasi, direttore Fondazione Triulza Milano