Mappamondo Milano: tutte le culture della metropoli raccontate in un museo
#artedellintegrazione
Il Mudec è un nuovo spazio di dialogo: qui le comunità di immigrati partecipano alla programmazione delle attività. L’integrazione è anche mostre, conferenze e dibattiti
di Elisabetta Bianchetti
Un primato per Milano: è la città italiana che, negli ultimi decenni, registra il più alto tasso di immigrati residenti, ormai il 20 per cento degli abitanti totali. Un fenomeno visibile sotto gli occhi di tutti: dal mercato del lavoro, agli esercizi commerciali, fino al contesto scolastico, dove gli alunni stranieri delle scuole primarie e secondarie sono il 27 per cento (19mila).
Sotto la Madonnina c’è il mondo: le nazionalità più rappresentate sono filippini (16%), egiziani (14%) e cinesi (11%); seguiti da peruviani (7%), cingalesi (6%) e romeni (6%).
Milano, città multiculturale: al di là del fenomeno dell’ondata di arrivi di immigrati e profughi con epicentro la Stazione Centrale, rimane il fatto che la metropoli ha ormai incorporato una dimensione internazionale, un arcipelago che continua ad arricchirsi di lingue, etnie, religioni, tradizioni e storie. Uno specchio del mondo con l’imperativo di promuovere un dialogo culturale fra le tante comunità adottate dalla città ambrosiana. È questo l’obiettivo del Mudec, il Museo delle Culture. Uno spazio dove far incontrare questa pluralità per restituirne la complessità attraverso la ricerca scientifica, le testimonianze storiche e le interpretazioni dell’attualità.
Il progetto nasce nei primi anni Novanta quando il Comune di Milano decide di riqualificare l’ex-acciaieria Ansaldo in un centro per attività culturali in cui ricollocare le raccolte extraeuropee dei musei civici di Milano. Poi, nel 2015, con l’istituzione del Forum della Città Mondo – a cui partecipano centinaia di associazioni delle comunità internazionali della città, costituite nell’Associazione Città Mondo – è sottoscritta una convenzione destinata a dare sostanza alla natura interculturale delle sale tramite la partecipazione attiva dei cittadini stranieri alla programmazione delle attività del Museo.
Sono due i percorsi: lo Spazio Attività Organizzative e lo Spazio delle Culture Khaled al-Asaad. Nel primo c’è la sede organizzativa dell’Associazione Città Mondo e lo spazio per gli incontri dei Tavoli di Lavoro del Forum: Museo delle Culture, Donne e Culture, Alimentazione e Orti urbani, Comunicazione ed Eventi Culturali, Partecipazione e Cittadinanza Attiva. Mentre il secondo è un laboratorio creativo per la realizzazione di attività culturali ed espositive nei diversi linguaggi dell’arte (musica, arte visiva, performance), aperte al pubblico e coerenti con le finalità del Museo, comprese conferenze, corsi, laboratori e incontri interculturali.
Il Tavolo Museo delle Culture ha realizzato fino ad oggi una serie d’iniziative tra cui una proposta di dialogo fra la cultura armena e quella italiana per promuovere la salvaguardia del patrimonio artistico armeno; una conferenza sul tema della rappresentazione grafica araba e indiana e, sempre sul tema della scrittura, una presentazione sulla calligrafia come arte in Cina e Giappone e ancora una presentazione di 35 giochi di strada da tutto il mondo.
Mentre per creare occasioni di conoscenza e per rendere vivo e vicino ai cittadini il patrimonio museologico conservato al Mudec, è stato realizzato il progetto “Mudec P.O.P – popoli, oggetti, partecipazione” con azioni performative sia al museo che nei punti di aggregazione 95 della città (biblioteche rionali e scuole). Da quest’iniziativa è nata la “Biblioteca vivente a Milano”, per scoprire dal vivo storie ed esperienze raccontate dai cittadini del mondo legate ad altrettante opere della collezione del museo.
Un’idea che parte dalla prima Human Library nata a Copenhagen, in Danimarca, da un ristretto gruppo di giovani come risposta all’aggressione a sfondo razzista subita da un loro amico nel 1993. L’iniziativa ha avuto un enorme successo, e dal 2003 è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come buona prassi, e come tale incoraggiata. La cooperativa di Milano ABCittà ha mutuato questa iniziativa facendone soprattutto un processo di cambiamento per i lettori e definendolo come uno strumento interculturale che si sviluppa attraverso strategie di partecipazione.
Sono diversi i cittadini, indicati dalle associazioni del Forum della Città Mondo, che hanno scelto, dopo un’adeguata formazione, di diventare “libri umani consultabili”. Non si tratta di uno “storytelling”, perché quelli messi a disposizione sono pezzi importanti di vita, ma, come in ogni libro, è l’interazione lettore-autore a creare ogni volta una storia e un’emozione diversa. Inoltre ogni “libro umano” ha scelto un oggetto, tra quelli presenti nella collezione del Museo, in base alle forme, ai colori e ai materiali con cui sono stati realizzati e nei quali ritrovano qualcosa che racconta della loro storia. Per esempio Kazi Tipu, regista cinematografico che arriva dal Bangladesh, racconta come a Bologna ha scoperto la vita dei suoi connazionali, venditori di fiori; Margarita invece segue insieme al suo “lettore” il viaggio dall’Accademia d’arte di Buenos Aires, negli anni bui della dittatura, fino a Montmartre. Mudec Lucy comunica con ironia la catena di situazioni di spaesamento, di scontri culturali, di incomprensioni che ha affrontato nella sua vita; Sofia spiega quanta fatica si fa nel dover sempre rispondere alla domanda “Da dove vieni?” se non ci sono tutti i riferimenti per farlo; Stephane racconta invece il disagio di avere una faccia nera che qui in Italia è troppo scura e nel suo paese d’origine è ormai troppo chiara.
“Milano Città Mondo #02 Cina” è invece la seconda puntata di una serie di focus dedicati alle numerose comunità internazionali presenti a Milano. Mostre, conferenze, visite guidate, laboratori – dalla calligrafia alla ceramica, fino alla cucina – per documentare la storia, la presenza e l’integrazione della comunità cinese nella città, la prima in ordine di tempo tra le tante che via via si sono insediate sul territorio. In collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, con Docucity, e con il sostegno di alcune associazioni cinesi, è stato elaborato un palinsesto di attività tra cui la mostra “Chinamen – un secolo di cinesi a Milano” a cura di Daniele Brigadoi Cologna, sinologo, corredata dalla ricerca iconografica di Matteo Demonte negli archivi pubblici e presso le antiche famiglie italo-cinesi di Milano. La prima edizione del focus invece ha riguardato la comunità di Eritrea ed Etiope. Alan Maglio, che ha collaborato per più di due anni con il Forum della Città Mondo (sul tema dei migranti e sulla rappresentazione della loro realtà attraverso immagini fotografiche), ha svolto, insieme a Medhin Paolos, un lungo lavoro di ricerca sulla comunità eritrea attraverso la raccolta di testimonianze dirette e la ricognizione di materiale fotografico e audiovisivo in archivi sia istituzionali che privati. Tutti i materiali frutto del progetto sono stati raccolti e archiviati, divenendo così patrimonio del Museo.
“Scritti dalla Città Mondo” è un’altra attività correlata, realizzata all’interno della manifestazione Bookcity, ed è dedicata alla riflessione sulle varie sfaccettature della nostra identità e sul dialogo tra culture attraverso letture in lingua, performance, percussioni e musiche. Sono infine state realizzate fino ad oggi: “Femminilità e Decorazione”, mostra etnografica romena, presentata da: Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, Museo “Dimitrie Gusti” di Bucarest, in partenariato con il Centro Culturale Italo – Romeno di Milano e il Consolato Generale di Romania a Milano, in occasione della Festa del Mărțișor. Una selezione dei più rappresentativi oggetti delle collezioni del Museo Nazionale del Villaggio: abiti tradizionali provenienti da varie regioni della Romania. “Il ricamo palestinese – Storia di una vita” invece è un viaggio dal nord al sud della Palestina storica attraverso i ricami delle donne del territorio. La mostra è stata presentata dalla Comunità Palestinese di Lombardia in collaborazione con Assopace Palestina.
(Tratto da numero 2 di Vdossier anno 2017)