Parte a Milano la sperimentazione per la gestione condivisa dei beni comuni
Anche Milano segue il solco tracciato da una serie di comuni italiani sulla gestione condivisa dei beni comuni promossa da Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà – presieduto da Gregorio Arena. «Dopo un periodo di discussione Milano sperimenterà uno strumento che consentirà ai cittadini di collaborare con il Comune nella realizzazione di progetti di gestione, manutenzione, miglioramento e attivazione dei beni comuni urbani». Lorenzo Lipparini, assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data del Comune di Milano, durante l’incontro “Fare luoghi, fare città” che si è tenuto martedì 27 marzo a Base, ha spiegato le linee guida del “Patto di collaborazione” approvate dalla Giunta comunale.
La sperimentazione durerà dodici mesi e vedrà la collaborazione tra Comune e cittadini attivi, volontari, gruppi informali (comitati e social street e altre forme di aggregazione spontanea di cittadini), associazioni legalmente riconosciute, istituzioni scolastiche, comitati di genitori, fondazioni e imprese promotrici del cosiddetto “volontariato aziendale” per la cura condivisa di alcuni immobili, spazi aperti e aree comuni.
Sono otto gli spazi cittadini individuati per questo primo percorso. Cinque saranno utilizzati per iniziative temporanee: l’area di Piazza Tirana, l’area di largo A. Balestra, le aree verdi di via del Cardellino e di via Cesariano, l’Anfiteatro Martesana in largo Parco Martiri della Libertà Iracheni per iniziative di animazione a titolo gratuito e le aree pedonali di via Micene e via Abbiati, nel quartiere San Siro.
Tre invece saranno destinati a progetti continuativi: l’immobile confiscato alla mafia in via Espinasse 106, che dovrà essere destinato a finalità che siano coerenti con la legislazione in materia di utilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata; il campo bocce del parco Franca Rame nel quartiere Adriano e i locali a uso commerciale posti al piano terra dell’edificio Erp di via Giovanola 13/27 sfitti da lungo tempo.
In queste aree – sulla base delle proposte avanzate da parte di cittadini, associazioni e gruppi informali – si attiveranno collaborazioni di diverso tipo, dalla cura occasionale a quella costante e continuativa, dalla gestione condivisa sino ad arrivare, in un crescendo del rapporto di collaborazione, alla rigenerazione dell’area.
L’elenco potrà essere esteso ad altre aree verdi (aiuole, orti urbani, giardini condivisi), aree ludiche e sportive e immobili che necessitano di cura e manutenzione all’interno dei quali promuovere attività di formazione e di coesione sociale per la promozione dell’integrazione e azioni di valorizzazione culturale. Potranno essere selezionate anche aree individuate dai cittadini, purché rientrino fra le tipologie indicate.
L’esperienza della sperimentazione del “Patto di collaborazione” permetterà poi la stesura di una bozza di “Regolamento dei Beni comuni” da presentare al Consiglio Comunale per la discussione e la successiva l’approvazione.
Sono infatti già 104 i Comuni che hanno adottato un regolamento in materia. Pioniere nel 2014 è stato il Comune di Bologna, seguito poi da altri capoluoghi come Alessandria, Bari, Bergamo, Brescia, Brindisi, Caserta, Firenze, Genova, Grosseto, L’Aquila, Livorno, Parma, Pavia, Pescara, Pistoia, Pordenone, Ravenna, Reggio Calabria, Siena, Sondrio, Terni, Torino e Trento.
Per sapere di più è possibile scaricale il Rapporto 2017 sull’amministrazione condivisa dei beni comuni a cura di Labsus.
(Fonte: Comune di Milano)