L’Italia sulla via dello sviluppo sostenibile
Dalla crescita economica, al superamento delle disparità, alla tutela dell’ambiente come motore di benessere: ecco alcuni dei traguardi dell’Agenda dell’Onu
«L’Italia è un Paese in via di sviluppo sostenibile». Enrico Giovannini, economista e portavoce dell’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), è arrivato subito al cuore del problema con la forza della semplicità: «Quando si parla di sviluppo sostenibile, le persone pensano subito alle questioni ambientali, senza comprendere che capitale umano, naturale, sociale e crescita economica sono aspetti dello stesso processo. Ecco perché lo sviluppo sostenibile interessa tutti gli abitanti del Pianeta». Un messaggio con il quale l’ex ministro del Lavoro e delle politiche sociali, nonché ex presidente dell’Istat, ha aperto a Napoli il primo Festival itinerante dedicato a questi temi in Italia.
Il Festival dello Sviluppo Sostenibile, giunto nel 2019 alla terza edizione, è la più grande iniziativa italiana per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, diffondere la cultura della sostenibilità e realizzare un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e centrare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Perché le diseguaglianze sono il nemico da sconfiggere e nessuno deve essere lasciato indietro: «Rallentano la crescita – continua Giovannini – e creano squilibri. I quali, se lasciati a loro stessi, aumenteranno sempre di più. E su queste diseguaglianze si inseriranno le variazioni climatiche, aggravandole». Non a caso: «Sappiamo già che in sei anni (dal 2008 al 2014), 157 milioni di migranti hanno dovuto lasciare le proprie case per colpa del surriscaldamento del Pianeta, a sua volta provocato da un dissennato sistema produttivo e di consumi, che oggi mostra tutti i suoi limiti». Eppure al fondo della missione di ASviS c’è la risposta a una domanda: di cosa trattiamo quando parliamo di sviluppo sostenibile e di traguardi condivisi a livello globale?
Alla base dell’accordo firmato nel settembre 2015 dai 193 Paesi Onu, c’è una convinzione: la crescita economica, lo sviluppo umano e sociale, l’innovazione applicata alla tutela dell’ambiente e alla lotta al cambiamento climatico saranno questioni da affrontare in maniera solidale; sia con un approccio trasversale e multidisciplinare entro i confini nazionali; sia con strategie di lungo respiro e ampio raggio, il tutto in vista della scadenza concordata: il 2030.
E un elenco di 17 obiettivi – in inglese Sustainable Development Goals (SDGs), suddivisi in 169 target e 240 indicatori – da raggiungere nei prossimi tredici anni – «per dare un futuro alla vita e valore al futuro», come recita lo slogan di ASviS, superando la netta separazione tra Stati avanzati e quelli in via di sviluppo. Si va dall’acqua pulita per tutti a un lavoro dignitoso, dalla realizzazione di nuovi modelli duraturi di produzione e consumo alla tutela dei mari, dal contrasto al cambiamento climatico alle città con trasporti sostenibili. E ancora: dalla lotta alla povertà a una buona istruzione e sanità, dalla progettazione di comunità alla riduzione delle diseguaglianze, economiche ma anche di genere, fino alla promozione della pace e della giustizia del mondo. Se è vero che «nessuno deve essere lasciato indietro», è altrettanto vero che in Italia, come in altri Paesi, occorre imprimere un’accelerazione affinché questi 17 obiettivi comincino a muovere i primi passi lungo la strada che dalle parole porta ai fatti.
Per questo motivo, Giovannini ha ribadito che nel nostro Paese è quanto mai necessario incorporare il principio di “sviluppo sostenibile” nel testo della Costituzione; trasformare il Cipe da “Comitato interministeriale per la programmazione economica” in “Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile”; assicurare all’Agenda 2030 un’attenzione sistematica da parte del Parlamento.
Con spirito di servizio verso l’intero Paese, ASviS, che riunisce quasi 130 organizzazioni della società civile, offre alla politica italiana attraverso un rapporto annuale e una serie di proposte, il percorso dell’Italia verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030. Se sul fronte del cambiamento climatico ed energetico restano prioritarie la ratifica dell’Accordo di Parigi e la definizione della Strategia Energetica nazionale, ASviS chiede anche un Piano nazionale di lotta alla povertà; un piano di incentivazione fiscale che incoraggi il pieno uso delle materie prime, visto il ritardo esistente in questo campo rispetto ad altri Paesi; l’avvio di un programma di lifelong learning, assente nel nostro Paese; la rapida approvazione della legge sul consumo di suolo; il rispetto degli impegni internazionalmente assunti con riferimento all’aiuto pubblico allo sviluppo. Per monitorare l’andamento, l’Istat – su indicazione della Commissione statistica delle Nazioni Unite – ha pubblicato un set di indicatori per monitorare il cammino e, periodicamente, presenta un aggiornamento e un ampliamento delle disaggregazioni degli indicatori utili alla misurazione dello sviluppo sostenibile e al monitoraggio dei suoi obiettivi. Nel 2019 l’Istat ha prodotto il secondo Rapporto sugli SDGs.